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 Home page > Attualità > Politica > Venti di guerra nel Mediterraneo. L’Italia in prima fila

Venti di guerra nel Mediterraneo. L’Italia in prima fila

L’Italia rischia, suo malgrado. Richiamata alla guerra contro il vicino Gheddafi

Difficile avere una panoramica totale o prevedere cosa succederà nelle prossime ora ma certo che qualche ipotesi si può fare.
 
Il colonnello Gheddafi, ieri, senza mezzi termini, ha espresso la volontà di schiacciare la rivolta con ogni mezzo. Nulla del suo discorso ha fatto presagire una qualsiasi possibilità di mediazione o di compromesso, ne con i manifestanti, ne con i paesi occidentali. Il governo italiano teme. La vantata “amicizia particolare” con il dittatore non ha funzionato.
 
È il costo da pagare quando si dà credibilità e eccessiva importanza ad un satrapo. Il bradipo continente Europa, ha dimostrato insicurezza e incapacità. Debilitata l'Italia, annaspa e panica incapace di comprendere cose più grandi di lei. La politica estera, è altra cosa; il mondo guarda e ascolta non si può condire con la solita fufa.
 
Le incompetenze del governo Italia emergono grossolane. I silenzi imbarazzano. Quando parlano e anche peggio. L'Europa sotto scacco matto. L'Italia e l'Europa ricattabili. Gas petrolio, e banche, la vulnerabilità. Dopo la riunione del Consiglio di sicurezza dell'ONU è sempre più possibile un piano di intervento in Libia. Se il colonnello libico non rinuncia al massacro e non avviene l'auspicato colpo di Stato, è inevitabile che Stati Uniti e alleati dovranno attivare un azione che in primis porterà mezzi navali poi portaerei nel mediterraneo, e per evitare raid aerei mercenaria, un no-fly in Libia, a tutela dei rivoltosi.
 
Qualcuno sta già fregando le mani. C'è la possibilità di spostare interessi economici da A a B. The president Obama si troverebbe a gestire la sua prima guerra e trascinare con se i soliti noti. Bisogna difendere la “democrazia”.
 
Non si può pensare che il terzo paese al mondo possessore di gas e petrolio sia lasciato in balia di giovani manifestanti inermi con il grande rischio di insediamento di gruppi terroristici al potere, in una nazione che affaccia sul mediterraneo. Impensabile!
 
Un report della Cia compilato da Antony Cordesman chiarisce che “il 95% delle esportazioni del Paese è rappresentato dal barile che costituisce il 25% del prodotto interno lordo e assicura il 60 per cento degli stipendi del settore pubblico. La Libia, grazie al petrolio e a una popolazione contenuta (circa 6 milioni e mezzo di abitanti) è lo Stato del Nord Africa con il più alto reddito pro-capite”. Però, la Libia è sotto dittatura e a governare sono i clan, perciò la ricchezza resta nelle mani di pochi.
 
Gli osservatori internazionali, registrano che l'esercito di Gheddafi, è poco qualificato e attrezzato; non raggiunge gli standard minimi. Le defezioni di questi giorni, i caccia a Malta, lo schianto del caccia-bombardiere Sukhoi-22 e le due navi da guerra al largo di Malta, dimostrano una sfaldatura dell'esercito, cosa che fa presagire un non possibile colpo di Stato che preordina un futuro governo di transizione.
 
Questo è quanto potrebbero maturare. L'occidente, dovrà tener conto e dovrà promuovere una missione militare con bandiera ONU.
 
Obama ha moderatamente chiesto la cessazione del fuoco e condannato le violenze del regime. Così anche l'unione europea... per la seria così lo fan tutti. Mentre la Casa Bianca osserva attentamente e non favella, la fregata Alvand e la nave d'appoggio Kharg, entrambi navi da guerra iraniane, entrano nel mediterraneo attraverso il canale di Suez. Ahmadinejad ora è ben posizionato e può finalmente controllare attraverso le sue navi le coste di Israele.
 
Un evento straordinario che non accadeva dal 1979, e non è una bella cosa. La caduta di Mubarak ha creato una falla. difatti, ogni nave potrà passare nel canale di Suez, ora sprovvisto di controllo, e potrà posizionarsi nel nostro mare.
Non è una buona cosa. L'Italia è una lingua di terra nel Mediterraneo, militarmente strategica e molto ambita dagli Usa, e non solo. Da casa nostra, tutto il Medio Oriente è a portata di mano, e dalle nostre basi Nato, attualmente ben attrezzate, in un attimo si raggiunge ogni luogo. Il passaggio dalle navi iraniane, dà la possibilità al presidente statunitense di poter attuare mosse importanti, però prima, dovrà considerare i due fronti, Afghanistan e Iraq. È indubbio che si sta prendendo tempo. Anche l'Europa temporeggia mentre comincia ad angosciarsi per le potenziali masse di migranti e/o profughi che, con tutta probabilità scapperanno dalle guerre civili in cerca di libertà.
 
Insomma, verosimilmente l'Italia potrebbe essere chiamata ad azioni di guerra contro la Libia, naturalmente con bandiera Onu. Non solo. Dopo le gheddafine, la bellissima vetrina italiana da cui è partita la minaccia, neppure velata, di conversione all'islam dell'UE intera, la beffa. Mentre si raccoglieranno profughi da ogni costa italiana, contemporaneamente partiranno aerei per bombardare e dai porti navi da guerra, e chissà se il colonnello ci farà l'onore di lanciare ancora qualche missile verso Lampedusa. Noi nazione Italy, rischiamo di trovarci nell'occhio del ciclone, senza sapere cosa fare.
 
La cosa sconsolante è che questo paese ha una leadership incapace di gestire strategicamente questioni internazionali delicatissime. Sono questioni che richiedevano enorme abilità diplomatica e strategica; e cosa che non guasta, una buona reputazione internazionale, che permette di poter avere voce in capitolo. A quanto pare, la privilegiatissima amicizia con il caro satrapo vicino di casa, non è servita a nulla. Abbiamo visto un brutto film di tende beduine a Roma e di bacia mano che non ci hanno risparmiato neppure la volgare accusa di aver fornito missili ai ribelli. Offesi su tutta la linea.
Che tristezza.
 
Questa è la politica che ha aiutato dittatori, che non si è semplicemente limitata a stringere affari ma ha incoraggiato la loro stabilità, esaltandoli. In cambio il contenimento migratorio.
 
“Se me li tieni lì, non guardo cosa fai a casa tua”.
 
Così, nel nulla finivano le denunce dei campi profughi in Libia.
I popoli non devono essere trattenuti. Essi non devono mai trovarsi spinti a fuggire dal proprio paese. La logica della botte piena e la moglie ubriaca. Bisognerà farsi carico di governi transitori, che dovranno ristabilire ordine ed evitare l'arrivo dei fratelli musulmani, forti economicamente, e al contempo sostenere i movimenti democratici nelle campagne elettorali, che non hanno denaro e rischiano di non essere visti come forza proponente. Tutto è rimesso in discussione. Ogni accordo precedentemente preso è decaduto. Quanti paesi arabi verranno coinvolti nella ola democratica è un'incognita.
 
Una riflessione - non c'è nulla di meglio della guerra per l'economia. Nell'attesa di sapere quale sarà la prossima mossa, possiamo solo sperare che non sia guerra.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.231) 25 febbraio 2011 19:37

    Credibilità >

    Avere stipulato con Gheddafi un Trattato anti-sbarchi che contravviene al diritto internazionale (Montego Bay) ed alle Convenzioni UE (Cedu, Sar) in materia di respingimenti collettivi.
    Avere magnificato Gheddafi onorandolo perfino del baciamano.
    Avere dato lustro al regime di Gheddafi con l’invio delle nostre “frecce tricolori”.

    Con queste credenziali e prefigurando imminenti “esodi biblici” il governo (Maroni) ha preteso la “condivisione” dell’intera Europa di un fondo speciale di solidarietà e di un sistema di “asilo comune” per i profughi (burden sharing).

    Non meravigli se non riceve applausi un copione tratto dal teatrino di Pantomima e Rimpiattino

  • Di (---.---.---.172) 26 febbraio 2011 02:28

    Scrivo da fuori d´Italia. Dal Brasile (me ne sono andato 28 anni fa, poco dopo l´annuncio delle liste della P2: uno scandalo che mostrava l´inizio di una involuzione radicale).

    Nella storia italiana i gas usati contro le popolazioni inermi sono stati sempre sottovalutati. Pareva unanime una "repubblica nata dalla resistenza". Senza epurazione e senza cambiare sostanzialmente i dirigenti intermedi dello stato.
    Oggi si presenta l´occasione per stendere la mano alle popolazioni in rivolta. Andare a Bengasi, in Cirenaica e dire che la popolazione italiana vuole ricostruire un Mediterraneo diverso, non più effetto delle egemonie (francesi o italiane, o americane, inglesi o sovietiche), a patto di guardare insieme la memoria del passato, constatare lacerazioni e massacri e voltare pagina, quando entrambi gli interlocutori lo vorranno. È
    il momento di raccogliere una bandiera dell´etica. Etica sostanziale, etica della giustizia e della solidarietà. Etica della lettura e dell´ascolto di quanto è avvenuto e quanto sta avvenendo.
    Prima che l´Italia istituzionale sia chiamata ad azioni di guerra, l´italia reale potrebbe creare azioni di pace. Proporsi come un vero ponte. A Bengasi con le popolazioni libiche e di li in Egitto e in Tunisia.
    Andrea Lombardi, Niteroi, Rio de Janeiro [email protected]

  • Di Alfonso C. (---.---.---.18) 27 febbraio 2011 02:23

    Sabina, fermo restando che condivido al duecento per cento la tua opinione sulla leadership italiana che reputo insipiente, inconcludente, ottusa e collusa, estendendo l’opinione all’opposizione che vale quanto l’ombra di un’ombra e ad almeno un terzo dei nostri connazionali le cui facoltà critiche faticosamente raggiungono la metà di quelle di un tossico da strada, mi trovo costretto a portarti qualche appunto chiarificatore che non vuole essere critico ma apporto costruttivo e collaborativo.
    1- L’Italia non ha più peso STRATEGICO da quando esistono i missili balistici a lunga gittata ma ha ancora peso TATTICO come base logistica per operazioni a breve raggio.
    2- La Libia è solo al decimo posto come produttore mondiale di petrolio se consideriamo le riserve non utilizzate e scende al 15-16esimo per produzione reale attuale. Più o meno lo stesso per il gas.
    3- I clan libici non sono niente di più che una tradizione, possiamo equipararli ai nostri "campanilismi" regionali. Le organizzazioni criminali italiane hanno molto più peso nella nostra nazione di quanto i "clan" hanno in Libia.
    4- L’esercito libico è "anomalo" per la sua debolezza nella scacchiera geopolitica (con ragioni autolesionistiche imputabili al regime) ma la formazione "militare" di base del popolo libico (coscrizione obbligatoria per entrambi i sessi, continui periodici richiami, integrazione con il sistema educativo) ha creato una tendenza alla disciplina e all’organizzazione fortemente radicata.
    5- Personalmente rendo onore e non considero atto di debolezza, gli atti di insubordinazione di appartenenti alle forze armate libiche nei confronti del regime. Anche alle nostre latitudini ci sarebbe il bisogno di uomini e donne di coraggio in grado di dire -"Adesso basta! Non ci sto più! Disobbedisco!"

  • Di pv21 (---.---.---.42) 27 febbraio 2011 19:25

    Democrazia nostrana >

    Bossi non trova pace mentre punta al traguardo del suo federalismo padano. A maggio scadrà la delega di “attuazione” (L 42/2009) ed ancora manca la “polpa”: fabbisogni e costi standard.

    E’ partita la volata finale.
    Berlusconi vede scemare il tempo concesso per realizzare i suoi obiettivi “più vitali”.
    E’ l’ultima occasione per tagliare le unghie ai magistrati (riforma CSM e intercettazioni), per garantirsi la prescrizione delle cause pendenti (processo “breve”) e per forgiare la corazza della “immunità parlamentare”.
    Bossi non può ancora staccare la spina. Non può tornare “a mani vuote”.

    Meglio andare avanti con una “maggioranza purchessia”. Sarà una volata tirata a colpi di “fiducia”.
    La storia insegna che la Febbre del Tribuno non conosce limiti o rinunce, fino agli esiti più imprevedibili …

  • Di SABINA BARCA (---.---.---.247) 27 febbraio 2011 20:25
    SABINA BARCA

    Io credo che il cavaliere sarà fatto fuori quando non servirà più agli americani. In questi giorni, abbiamo avuto conferma di come gli usa si siano adoperati per tenerlo in vita. (Wikileaks) (CLIK) A nostre spese. Nel mediterraneo è in atto un nuovo riassetto, l’Italia è parte centrare di questo e non dimentichiamo che l’asse Roma/Mosca non piace.

    Mentre prendevano tempo, in realtà, in Europa e nel resto del mondo, si facevano i pro e contro della dipartita del dittatore. Conviene farlo fuori. È vero non è una grande fetta di mercato ma davvero vogliamo credere che i giovani del nord Africa improvvisamente si sono svegliati grazie a fb in una sorta di grillismo vigoroso? l’effetto domino è partito.

    No io penso che è più facile che qualcuno abbia preventivamente instillato il germe della democrazia, per ribaltare completamente una situazione stagnante nel mediterraneo. c’è una regia importante.

    @alfonso: sono convinta che sia strategico e tattico. Il nostro paese è una grande porta aerei in mezzo al mare. le guerre necessitano di soldi. Non si può fare tutto con i missili. converrai che Noi siamo la porta dell’oriente. Meglio di così.

    24 ore fa Obama ha dichiarato che l’Italia deve assumere un parte ATTIVA nelle prossime mosse. La leggo così: piena disposizione di ogni base nato, Partecipazione alle missioni, e finanziamento delle missioni. E noi paghiamo!

    C’è in atto una speculazione finanziaria mondiale del piglia piglia … infondo è come tra cosche. Si fa guerra per il controllo del territorio la differenza è che quì parliamo del mondo. 

    ci sarebbe da scrivere per mesi per una giusta analisi. Temo che non sarà facile liberarsi di questo governo.


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