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Commento di Alfonso C.

su Venti di guerra nel Mediterraneo. L'Italia in prima fila


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Alfonso C. 27 febbraio 2011 02:23

Sabina, fermo restando che condivido al duecento per cento la tua opinione sulla leadership italiana che reputo insipiente, inconcludente, ottusa e collusa, estendendo l’opinione all’opposizione che vale quanto l’ombra di un’ombra e ad almeno un terzo dei nostri connazionali le cui facoltà critiche faticosamente raggiungono la metà di quelle di un tossico da strada, mi trovo costretto a portarti qualche appunto chiarificatore che non vuole essere critico ma apporto costruttivo e collaborativo.
1- L’Italia non ha più peso STRATEGICO da quando esistono i missili balistici a lunga gittata ma ha ancora peso TATTICO come base logistica per operazioni a breve raggio.
2- La Libia è solo al decimo posto come produttore mondiale di petrolio se consideriamo le riserve non utilizzate e scende al 15-16esimo per produzione reale attuale. Più o meno lo stesso per il gas.
3- I clan libici non sono niente di più che una tradizione, possiamo equipararli ai nostri "campanilismi" regionali. Le organizzazioni criminali italiane hanno molto più peso nella nostra nazione di quanto i "clan" hanno in Libia.
4- L’esercito libico è "anomalo" per la sua debolezza nella scacchiera geopolitica (con ragioni autolesionistiche imputabili al regime) ma la formazione "militare" di base del popolo libico (coscrizione obbligatoria per entrambi i sessi, continui periodici richiami, integrazione con il sistema educativo) ha creato una tendenza alla disciplina e all’organizzazione fortemente radicata.
5- Personalmente rendo onore e non considero atto di debolezza, gli atti di insubordinazione di appartenenti alle forze armate libiche nei confronti del regime. Anche alle nostre latitudini ci sarebbe il bisogno di uomini e donne di coraggio in grado di dire -"Adesso basta! Non ci sto più! Disobbedisco!"


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