Piccoli segnali negativi legati al mondo del lavoro fanno temere per l’economia italiana. Il numero degli occupati stranieri nelle piccole imprese del Veneto registra, nel primo semestre 2011, un calo dello 0,4% rispetto a quello precedente, ma si prevede una ripresa del 3% nell’ultima parte dell’anno.
Un mercato del lavoro, quello straniero, composto principalmente da lavoratori provenienti dall’Est Europa (in testa la Romania), che ricoprono professioni scarsamente qualificate, reclutati dalle imprese per supplire alla mancanza di manodopera locale.
È questa la situazione lavorativa emersa da un’indagine condotta dalla Fondazione Leone Moressa su un panel di 600 imprese venete con meno di 20 addetti, che analizza le caratteristiche.
Il calo è più contenuto rispetto a quello che interessa il totale degli occupati nella piccola impresa (-1,0%).
La riduzione degli occupati stranieri sembra riguardare in particolare i settori dell’edilizia (-1,0%) e della produzione (-0,9%), comparti che fanno maggiore ricorso alla manodopera straniera: su cento imprese edili 26 includono lavoratori stranieri, mentre nella manifattura si tratta di quasi 24 imprese su cento. Rimane invariata l’occupazione nel settore dei servizi alle persone, dove si registra un’alta incidenza di lavoratrici stranieri. Cresce il numero di occupati stranieri nel settore dei servizi alle imprese (+2,3%).
Le previsioni per la seconda parte dell’anno segnalano l’intenzione delle piccole imprese di assumere più lavoratori tra gli stranieri (+3,0%) che tra gli autoctoni (+0,4%), soprattutto nei settori della produzione, dei servizi alle persone e, in misura minore, nell’edilizia.
Le tipologie contrattuali. La gran parte del popolo straniero (85,6%), così come il totale degli occupati (86,9%), è inquadrata con contratti di lavoro a tempo indeterminato. Per le future assunzioni gli imprenditori intervistati dichiarano di voler utilizzare prevalentemente forme contrattuali a termine, non solo per quanto riguarda la manodopera straniera (78,9%), ma anche per quella italiana (71,5%).
I lavoratori stranieri attualmente occupati nelle piccole imprese venete provengono principalmente da paesi europei non comunitari (39,2%), come Albania (18,8%) e Moldavia (6,0%), e da paesi comunitari (24%), specie dalla Romania (22,4%). Un altro 22,4% dei lavoratori stranieri proviene dall’Africa, principalmente da Marocco (14,0%) e Tunisia (4,4%). Seguono asiatici e americani.
Gli stranieri, per la maggior parte, ricoprono mansioni non qualificate (46,7%), il 13,1% posizioni semiqualificate, sebbene il 39,8% risulti essere operaio specializzato. A questi lavoratori d’altronde, non è richiesta un’esperienza lavorativa particolare. Il 46,7% degli imprenditori intervistati ricerca lavoratori stranieri con esperienza lavorativa generica, mentre il 27,9% nessuna esperienza lavorativa particolare. Solo il 25,4% richiede ai lavoratori stranieri esperienza nel settore.
Imprenditori e lavoratori stranieri instaurano un rapporto di lavoro principalmente in seguito ad un contatto diretto (52,4%). La segnalazione di persone terze (27,8%) e l’intermediazione di agenzie per l’impiego e del volontariato (19,8%) sono percorsi meno praticati.
La maggior parte degli imprenditori (60,0%) assume stranieri perché fa difficoltà a trovare manodopera locale da impiegare nella propria impresa; il 13,6% perché considera gli stranieri più seri e affidabili, il 10,9% perché accettano mansioni meno qualificate e più pesanti e il 9,1% perché sono disposti a lavorare fuori dal consueto orario di lavoro.
Per le mansioni che svolgono, oltre la metà degli imprenditori richiede ai lavoratori stranieri una conoscenza approfondita della lingua italiana (52,5%), il 40,9% si accontenta di un livello di conoscenza minimo, mentre appena il 6,6% è indifferente al fatto che i lavoratori la conoscano.
Il 67,2% delle imprese versa gli stipendi dei lavoratori stranieri su conto corrente, il 26,9% salda i crediti tramite assegno e solo il 5,9% dei pagamenti avviene in contanti.