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Velo: giovane musulmana sfida la Francia

Normativa emanata da Sarkozy vieta il velo integrale ed una donna musulmana sfida la Francia

E' entrata ieri in vigore in Francia la legge che vieta il velo integrale e subito si è levata una protesta contro questa normativa, considerata da molti una coercizione ai danni della libertà democratica in un paese laico. Una donna di 32 anni ha voluto assumere un atteggiamento simbolico contro questa normativa indossando il niqab e salendo addirittura su un treno. 

Alla stazione di Avignone, nell'attesa di prendere il treno per Parigi, la donna è presa d'assalto dai giornalisti ai quali dichiara: «Sono stata invitata a partecipare a una trasmissione televisiva alla quale sto andando ed è l'11 aprile, giorno in cui entra in vigore la legge contro il velo integrale. E' una legge che offende i miei diritti di europea, non faccio che difenderli: cioè la mia libertà di andare e tornare, la mia libertà religiosa».

Interviene poi il marito Allal Drider che la ha accompagnata alla stazione: «Secondo questa legge, mia moglie dovrebbe restare chiusa a casa, lo trovate normale? Non capisco questa cosa nel paese dei diritti umani».

Commenti all'articolo

  • Di yepbo (---.---.---.168) 13 aprile 2011 00:52

    La giovane musulmana, deve rispettare le leggi dello stato. Stop.

  • Di No censura, cose che molti fanno finta di non sapere (---.---.---.25) 13 aprile 2011 10:49
    Eduardo Parente - No censura, cose che molti fanno finta di non sapere

    @ yepbo


    Questo e’ chiaro. Come e’ chiaro l’atteggiamento del marito che, nella sua dichiarazione, riassume un’intolleranza inaccettabile contro le donne musulmane che decidono di liberarsi di un simbolo. Ma gli estremismi culturali non si combattono con normative coercitive. Un paese laico come la Francia che emana simili leggi e’ in controtendenza alla sua natura culturale.

    Saluti
  • Di (---.---.---.74) 13 aprile 2011 10:52

    Apparentemente sembra una legge illiberale, ma a mio parere è una legge che difende la dignità della donna. Il niquab è solo l’ultima delle umiliazioni a cui la donna è sottoposta in un certo ambito culturale, non è una sua "scelta", è un’imposizione a cui non può sottrarsi per paura, perché la punizione sarebbe ben atroce, come tutti ben sappiamo. Questa legge come il venire a vivere in occidente è un’opportunità che deve essere colta in ogni aspetto, anche nella difesa della dignità delle persone, a maggior ragione della donna così umiliata. Infatti da noi non si può praticare alcuna usanza (pseudo religiosa) come l’infibulazione, sharìa. Questo fa parte del nostro progresso nei diritti civili che dobbiamo difendere anche nei confronti della stessa Chiesa cattolica che ultimamente sta dando evidenti segni di oscurantismo e fondamentalismo. Il rispetto della dignità umana viene prima di ogni usanza religiosa o altro. Lo Stato di questo si deve occupare ed è assolutamente necessario che lo faccia nei confronti di ogni costume contrario ai nostri principi e diritti civili.

  • Di No censura, cose che molti fanno finta di non sapere (---.---.---.25) 13 aprile 2011 11:07
    Eduardo Parente - No censura, cose che molti fanno finta di non sapere

    @anonimo


    Sono d’accordo. 

    Ma la dignita’ delle donne va difesa nel momento in cui anch’esse lo vogliono. L’articolo parla di una donna che ha assunto un atteggiamento simbolo contro questa normativa. Di conseguenza ella stessa, in quanto donna, sente la sua liberta’ minacciata. La difesa dei diritti delle donne o dei diritti umani in genere, deve essere combattuta su di un piano strettamente diplomatico e democratico. 

    Saluti
  • Di Geri Steve (---.---.---.218) 19 aprile 2011 02:07

    Certo che sarebbe importante che anche le donne islamiche volessero che fosse difesa la loro dignita’, ma se questo non accade? Non si puo’ svendere un principio di liberta’ se la liberta’ non viene reclamata!

    E’ illuminante, e va capito, ma non certo accettato, il punto di vista del marito : «Secondo questa legge, mia moglie dovrebbe restare chiusa a casa, lo trovate normale? Non capisco questa cosa nel paese dei diritti umani».

    Il marito considera irrinunciabile l’imposizione del velo e quindi accusa la legge di segregare a casa la donna, non lui e la sua ideologia di possesso della donna.

    La colpa e’ nell’insufficenza della legge: a fronte di una donna velata si dovrebbe procedere contro padri, mariti e fratelli, e anche con durezza: quell’uomo invece si permette di criticare gli effetti repressivi come se dipendessero dalla legge e non da lui, che non permette a sua moglie di uscire da casa se non velata.

    Geri Steve

  • Di (---.---.---.250) 19 aprile 2011 20:12

    @ Geri Steve


    Sono totalmente d’accordo con Lei.

    Da una parte una normativa insufficiente ed incompleta, dall’altra l’atteggiamento simbolo di un totalitarismo culturale-religioso che non ammette costrizioni di alcun genere se non quelle dettate dal proprio credo. Fortunatamente non per tutti e’ cosi.

    L’atteggiamento della moglie, in realta’, non e’ un simbolo per la difesa dei diritti umani, poiche’ se un giorno dovesse stancarsi del velo dovrebbe indossarlo comunque. Non dimentichiamoci che la donna per questa cultura occupa un posto irrilevante nella societa’ musulmana, alla mercè delle decisioni degli uomini.

    Saluti

    Eduardo Parente

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