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Valigia diplomatica pronta per Assange, mentre la Gran Bretagna dimentica Pinochet

L’asilo politico concesso a Julian Assange dall’Ecuador ha suscitato l’ira della Gran Bretagna che continua a voler estradare il fondatore di Wikileaks in Svezia, dove dovrebbe essere processato per violenza sessuale.

 

Il Ministro degli Esteri Ricardo Patino ci teneva a precisare che la scelta è in linea con "la tradizione dell'Ecuador nella protezione di coloro i quali cercano protezione nel proprio territorio o sedi diplomatiche". Tra le motivazioni della scelta il fatto che "Julian Assange rischia di diventare perseguitato politico se estradato dalla Gran Bretagna" poiché "possono metterne a rischio la sicurezza, l'integrità e persino la vita".

Quito aveva cercato rassicurazioni da Stoccolma affinché Assange non fosse poi a sua volta estradato negli Stati Uniti dove rischia di essere “processato da tribunali speciali, sottoposto a procedimenti crudeli o degradanti e persino alla pena capitale”. Tali garanzie non sono arrivate e l’Ecuador ospita ormai Assange nella propria ambasciata a Londra da 60 giorni. Cosa che sembra essere andata storta al Foreign Office, tanto che lo stesso Patino ha confermato la minaccia ricevuta: “la nostra ambasciata a Londra potrebbe essere presa d’assalto, nel caso in cui Assange non venga consegnato”.

Ma l'ipotesi di un raid è stata categoricamente esclusa, dopo le polemiche suscitate, soprattutto per le innumerevoli violazioni del diritto internazionale che avrebbe comportato. Un’azione violenta avrebbe costituito un precedente pericoloso, mettendo in pericolo la vita dei diplomatici occidentali di tutto mondo. Molti si sono affrettati a ricordare come il governo inglese aveva immediatamente condannato l’aggressione alla propria ambasciata a Teheran. Ma la Gran Bretagna non sembra voler far marcia indietro: “In caso di asilo politico, se riceveremo una richiesta di salvacondotto per Assange, tale richiesta sarà rifiutata in linea con i nostri obblighi legali”.

Ecco allora che sul web, in coda alle notizie sulla situazione di Assange, più di un lettore ha ironicamente commentato: “Se fosse un ladruncolo qualsiasi come Augusto Pinochet, Londra lo avrebbe lasciato andare senza problemi". Il riferimento è alla vicenda dell’ex dittatore cileno risale al 1998, quando Pinochet si recò a Londra per subire un'operazione. Amnesty International chiese il suo fermo per violazione dei diritti umani e pochi giorni dopo, su richiesta del giudice spagnolo Baltasar Garzon (l'attuale difensore di Assange) la polizia dispose l’arresto in clinica.

Dopo la decisione dell’Alta corte di vietare a Pinochet di lasciare il paese pur riconoscendogli l’immunità come capo di Stato, su richiesta dei suoi legali, la sentenza venne annullata e nel 1999 iniziò il processo d'appello. A gennaio del 2000 il ministro degli Esteri Jack Straw fece sapere che il governo aveva deciso di rilasciare il dittatore per motivi di salute.

Il 3 marzo dello stesso anno quando l’aereo atterrò a Santiago, le immagini televisive mostrarono Pinochet alzarsi dalla sedia a rotelle per abbracciare i militari cileni, e Straw divenne lo zimbello dei media internazionali.

Dopo il caso Pinochet, l’accanimento internazionale sull'affare Assange sembra quasi grottesco, al di là dei giudizi di merito sull’operato dell’australiano, insospettisce il terremoto scatenato dalla decisone dell’Ecuador. Una reazione spropositata come l’anomala insistenza della Svezia di interrogare Assange sul proprio territorio; interrogatorio, che poteva avvenire in Gran Bretagna dove è stato agli arresti per più di un anno e mezzo, o magari nella stessa ambasciata dell’Ecuador.

L’unica soluzione che potrebbe permettere ad Assange di lasciare l’Europa sarebbe quella della “valigia diplomatica”, un bagaglio senza limiti di dimensione che gode di immunità diplomatica e quindi non può essere perquisito o sequestrato. Anche se Dominic Casciani, giornalista della Bbc, ricorda il tentativo di far espatriare clandestinamente dal Regno Unito un politico nigeriano all’interno di una gabbia, che fu però intercettata. Assange con i dovuti accorgimenti potrebbe farcela ma in agguato c’è la triade Stati Uniti, Gran Bretagna e Svezia.

Commenti all'articolo

  • Di Sandro kensan (---.---.---.9) 18 agosto 2012 13:14
    Sandro kensan

    Da wikipedia:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Julian...

    Procedimenti giudiziari e persecuzione politica

    Arresto in Gran Bretagna con l’accusa di reati sessuali

    Il 18 novembre 2010 il tribunale di Stoccolma spicca un mandato d’arresto in contumacia nei suoi confronti con l’accusa di stupro, molestie e coercizione illegale[17]. Il reato contestatogli sarebbe quello di aver avuto rapporti sessuali non protetti, seppur consenzienti, con due donne, Anna Ardin (militante femminista, segretaria dell’associazione "Brotherhood Movement" e autrice di una "Guida alla vendetta contro il partner" pubblicata sul web[18]) e Sofia Wilén, e di aver successivamente rifiutato di sottoporsi ad un controllo medico sulle malattie sessualmente trasmissibili, condotta considerata criminosa dalla legge svedese[19][20][21].

    La denuncia era stata fatta dalle sue ex-amanti dopo che esse avevano appreso l’una dall’altra di aver avuto rapporti sessuali con lui[22]; al momento dell’emissione del mandato di arresto contro Assange non esistevano comunque prove a suo carico che non fossero la parola delle due donne[22]. Inoltre, secondo la stampa svedese, la poliziotta che ha raccolto la testimonianza della Ardin, e la Ardin stessa, erano molto amiche (addirittura descritte come lovers, secondo alcuni) e sarebbe stata proprio l’agente a incitare la donna a denunciare l’ex amante dopo averle spiegato che per la giustizia locale rifiutarsi di usare il preservativo durante un rapporto si configura come stupro. «È ora di sgonfiare quel pallone gonfiato ed esageratamente osannato di Julian Assange» aveva dichiarato la poliziotta sulla sua pagina Facebook[23]. Molti hanno infine sollevato dubbi sulla natura del provvedimento[24], mettendo in rilievo la coincidenza temporale con la pubblicazione da parte di Wikileaks dei documenti diplomatici statunitensi.

    Il 20 novembre l’Interpol e il Sistema di Informazione Schengen recepiscono il mandato di arresto[25]. Il 7 dicembre 2010 Assange si presenta spontaneamente negli uffici di Scotland Yard e viene arrestato in seguito al mandato di cattura europeo[26]. Lo stesso giorno, il tribunale respinge la richiesta di libertà provvisoria su cauzione appoggiata da diverse personalità del cinema e del giornalismo[27], e decide di tenerlo in carcere fino al 14 dicembre[28].

    Il rischio di estradizione

    Nel frattempo la Svezia presenta una richiesta di estradizione alle autorità britanniche: secondo alcune fonti, tale richiesta sarebbe finalizzata ad estradarlo in realtà negli Stati Uniti dove lo attende un processo per spionaggio[29]. Il 16 dicembre, dopo nove giorni di carcere, Assange viene rilasciato su cauzione, e la decisione sulla richiesta di estradizione rimandata[30]. L’accusa per spionaggio, negli Stati Uniti, può costare l’ergastolo e anche la pena di morte. In difesa di Assange si schiera anche l’attivista statunitense Robert Meeropol Rosenberg, il figlio dei coniugi Rosenberg, militanti comunisti che furono gli ultimi condannati a morte per questo reato negli USA (1953), lanciando un appello a difendere Assange e a non consegnarlo agli americani.[31]
    Assange con Rickard Falkvinge, il leader del Partito Pirata della Svezia e sostenitore di Wikileaks

    Il 2 novembre 2011 l’Alta corte di Londra dà il via libera all’estradizione richiesta dalla Svezia[32].

    Concessione dello status di rifugiato politico dal governo dell’Ecuador

    Verso metà giugno 2012 la Corte Suprema britannica rigetta il ricorso contro l’estradizione. Assange si rifugia subito dopo presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra, chiedendo asilo politico in quanto perseguitato. Ne dà informazione in una conferenza stampa il 19 giugno 2012 il ministero degli Esteri, Ricardo Patiño, specificando che l’Ecuador sta valutando la richiesta. Già nel 2010 Quito aveva offerto ad Assange residenza in Ecuador "senza precondizioni", per poter "esprimersi liberamente".

    Alla base vi è il fatto che il governo di quel paese era preoccupato per alcune attività illegali degli americani in Ecuador; attività che voleva che venissero trattate da Assange senza restrizioni e che WikiLeaks si era detta pronta a documentare[33]. Secondo la madre dell’attivista, Assange avrebbe problemi di salute dovuti a stress psicofisico estremo, a causa della persecuzione nei suoi confronti.[34]

    Il 16 agosto 2012 il governo del socialista Rafael Correa concede lo status di rifugiato politico ad Assange, mentre questi si trova ancora nell’ambasciata, poiché il Regno Unito non vuole garantirgli un salvacondotto e minaccia di arrestarlo con un blitz, per poterlo consegnare alla Svezia, nonostante la possibile grave violazione del diritto internazionale all’immunità delle sedi diplomatiche.[35]

  • Di (---.---.---.200) 18 agosto 2012 19:45

    Difficile immaginare che lInghilterra arrivi a disconoscere lo status di Ambasciata alla sede Londinese del governo di Quito. Questo solo per fare irruzione e arrestare Assange.
    Visto che non può giovarsi di nessun salvacondotto diplomatico Assange è destinato a restare nell’Ambasciata. Salvo tentativi di fuga rocamboleschi organizzati con la complicità dell’Equador. Ipotesi altrettanto irrealistica.
    Per il momento la situazione è semplicemente "congelata".
    La rappresentazione "mediatica" non disdegna gli ingredienti emotivi quando manca la Legenda di un delitto ... 

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