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Usa, studio commissionato da Chiesa: “Pedofilia clericale colpa della rivoluzione sessuale”

Secondo uno studio dei ricercatori del John Jay College of Criminal Justice di New York, la pedofilia diffusa nel clero negli Usa non sarebbe causata dal celibato o dall’omosessualità dei sacerdoti, ma dal clima culturale libertario degli anni Sessanta e Settanta. A sostenerlo, una ricerca intitolata The Causes and Context of Sexual Abuse of Minors by Catholic Priests in the United States, 1950-2010, che segue uno studio su natura e portata della questione, uscito nel 2004.

La ricerca è stata commissionata dalla Confederazione dei vescovi americana, dal National Institute of Justice e dal Dipartimento di Giustizia. Costata in tutto 1,8 milioni di dollari e iniziata nel 2006, si basa su dati forniti dalle diocesi e dagli ordini religiosi. Lo studio, anticipato dal New York Times, ha rilevato che la maggior parte degli abusi scoperti in quel periodo si è verificata tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, con un calo nel periodo successivo. Sarebbe stato quindi “l’effetto Woodstock” a favorire le violenze, considerata anche la lacunosa formazione dei sacerdoti di quegli anni e lo spaesamento del periodo.


La ricerca difende di fatto la Chiesa, sostenendo che non sarebbe stato possibile scoprire in anticipo i preti pedofili, perché non avrebbero particolari “caratteristiche psicologiche”. Solo il 5% dei sacerdoti che hanno commesso violenze dovrebbero essere definiti “pedofili” in senso psichiatrico, gli altri sono piuttosto “efebofili”. Inoltre, viene smentita la correlazione omosessualità-pedofilia, poiché si fa notare che nonostante l’aumento di sacerdoti gay dalla fine degli anni Settanta i casi di abusi sono diminuiti. Le vittime sono soprattutto bambini perché i sacerdoti frequentavano di più i maschi, piuttosto che le femmine, in ambienti come oratori o scuole. Si fa notare inoltre che il problema pedofilia è peggiorato quando la Chiesa, invece di denunciare gli scandali, ha optato per l’insabbiamento.

Lo studio lascia però dubbi su alcuni aspetti della metodologia e sulle definizioni, attirando soprattutto le critiche delle associazioni delle vittime di abusi da parte di preti. Ad esempio, per la scelta di definire nello studio “preadolescenti” i bambini fino ai 10 anni, mentre l’American Psychiatric Association alza la soglia fino ai 13: con questo accorgimento, il numero di vittime effettive cala sensibilmente.

Valentino Salvatore

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.115) 22 maggio 2011 23:57

    Cosa non ci si inventa per mascherare una verità che è sotto gli occhi di tutti !!

    Non tragga in inganno l’altisonanza dell’ente ricercatore , dagli USA arrivano scemenze a gogo’ di ogni genere ,soprattutto quando sono patrocinate da lobby potenti (come la Chiesa cattolica) .
    Basta sponsorizzare adeguatamente e si può arrivare a dimostrare che la luna è cubiforme .
    Penoso .

  • Di (---.---.---.41) 4 giugno 2011 15:25

    MA QUALE RIVOLUZIONE DEL 68. LA PEDOFILIA E’ STORICAMENTE ACCERTATA COME PRATICA PREPONDERANTE NELLA GERARCHIA EKKLESIASTICA SIN DAL SINODO DI ELVIRA DEL 306: Basta sfogliare i libri penitenziali del medioevo[1] per rendersi conto di quanto fosse diffusa la lascivia irrefrenabile tra i preti. Tali scritti affrontano perlopiù argomenti scabrosi e scellerati dei rapporti sessuali criminosi tra appartenenti al clero e bambini, fanciulle e ragazzi. Allora era chiamato in generale peccato di sodomia e comprendeva rapporti fra maschi adulti e contro natura con animali e bestie selvatiche, oltreché con bambini e adolescenti, nel qual caso si impiegava il termine più specifico di pederastia. Già il Sinodo di Elvira del 306 ci fornisce un quadro terrorizzante delle violenze sessuali che potevano avvenire sotto la cupola ekklesiastica ai danni di minorenni indifesi, tanto che si parlò con disprezzo di “catecumeni infanticidi” e di “violentatori di bambini”, stupratori di minori che erano spesso definiti – con un termine più circostanziato – pederasti, ovvero omosessuali con una spiccata predilezione verso i bimbi[2]. Solo con lo psicologo e sessuologo Havelock Ellis, si introdusse il termine pedofilo nel 1906, per caratterizzare chi abusa di un ragazzo in età prepuberale, prima dello sviluppo sessuale insomma. Ellis pubblicò, tra il 1897 e il 1928, la sua opera più importante, Studi sulla psicologia del sesso[3], in sette volumi, che fu posta all’indice in Gran Bretagna. D’altro canto, si preferisce il vocabolo efebolico, quando vi è nel soggetto malato la predisposizione sadica a violentare un adolescente nel fiore dei suoi primi vortici ormonali.

     

    A detta del dottore della chiesa Basilio (IV sec. d. C.), molti cristiani arrivarono a pregare da soli con mogli e figli per paura di divenire oggetto, durante i riti liturgici, della lussuria di vescovi e abati. Nell’888, all’epoca del Sinodo di Magonza, si denunciarono dei sacerdoti che avevano “usato carnalmente con le sorelle, generando dei figli”[4]. Non erano rari neppure gli accoppiamenti dei reverendi con madri e parenti. Analoghe denunce appaiono nel Sinodo di Olmütz del 1591 (c. 13), in cui si dà la colpa – con patologica schizofrenia religiosa – al solito demonio, che fotteva con le sorelline dei vescovi. Ma le punizioni – allora – erano esemplari e dure, stando almeno a ciò che si legge nei libri penitenziali del Medioevo: “Se il vescovo esercita il coito e la sodomia, è punito con 25 anni di penitenza, 5 a pane e acqua, e deposto; un prete deve far penitenza per 12 anni, 3 a pane e acqua; un monaco e un diacono 10 anni, e parimenti 3 a pane e acqua”[5]. Oggi, invece, la gerarchia cattolica adopera il metro all’inverso: le cariche più alte, come vescovi e cardinali, sono coperte con qualsiasi mezzo e salvaguardate con ogni stratagemma politico, giudiziario ed economico e, in caso di processi penali a loro carico, i prelati vengono trasferiti in altre parrocchie vicine o lontane a continuare la loro opera pastorale con le pecorelle smarrite. Mai si arriva ad una deposizione o destituzione. Caro Wojtyla, altro che corruzione della società contemporanea o come dice Ratzinger ateismo, relativismo e laicismo le vere cause della decadenza morale ed etica della società occidentale!

     

    DA: LA RELIGIONE CHE UCCIDE

     

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