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Uomo salva te stesso

Stiamo attraversando un periodo di crisi perché si avverte un bisogno, quasi una esigenza di trasformazione che prima non c’era. Ed è in questi casi che si evidenzia tutta l’obsolescenza dei valori di riferimento sociali, psicologici e religiosi che ha generato un vuoto ormai difficile da colmare. I valori di riferimento sociali quali il lavoro, il benessere economico, la famiglia, i consumi sono stati più o meno realizzati (specie per le nuove generazioni), sicché, paradossalmente, manca qualcosa per cui lottare; quando si è giovani questo sentimento è uno degli ideali maggiormente propulsivi verso l’avvenire. Sono crisi tuttavia non nuove nel panorama dell’esistenza umana.

Uomo. Prendiamo il caso del III secolo d.C., un’epoca di transizione nella quale ci fu una crisi spirituale del tutto simile a quella di questo secolo. Agli inizi, lo stato romano era basato sull’economia di guerra: si faceva una guerra per pagare i debiti della precedente e per conquistare nuovi territori, nuovo bottino, nuovi schiavi. Al cittadino romano il servizio militare offriva avventura, viaggi, vantaggi economici, ma anche disciplina, cultura e carriera. Quando il benessere fu alla portata di tutti e la vita divenne un bene superiore agli altri, il sistema andò in crisi ed il cristianesimo, inutile non affermarlo, ebbe un ruolo non indifferente. Un paradosso.
 
Più la vita iniziava ad essere rispettata, più le condizioni di vita iniziavano ad essere complesse e complicate. L’avvento di una religione assolutista, complice il disgregamento degli equilibri politici fece piombare l’Europa in un declino che iniziò a finire con il Rinascimento e l’Illuminismo. Andati in crisi dunque i valori politici e religiosi, quale forza “equilibratrice” è rimasta oggi? Il Capitalismo. Una lettura marxista della crisi attuale potrebbe dare qualche altro spunto illuminante, non tanto socio-economico, quanto sulla modificazione del rapporto di sfruttamento che il capitale esercita sull’uomo, in modo forse meno percepibile, ma molto più pericoloso. Agli inizi delle società industriali, il capitale comperava corpi, pura forza lavoro. Quando le condizioni di lavoro si rivelarono spaventosamente patogene, pericolose ed altamente usuranti, i lavoratori lottarono per conquistare il diritto alla salute. Il capitale aveva creato un bisogno e, se apparentemente fu una conquista, in realtà iniziò ad alimentare l’industria della salute. Poco dopo il capitale cominciò a comperare la bellezza, foraggiando l’industria cinematografica e la pubblicità; basta vedersi attorno: tutti devono essere e sentirsi “più sani e più belli”. Ed ora? Il Capitalismo sta puntando a comperare il cervello delle persone e chi non lo cura, non lo nutre, non lo coltiva secondo i criteri stabiliti dai poteri economici e politici è un escluso. Oggi è nato un nuovo bisogno: essere psychologically correct, essere cognitivamente e mentalmente efficienti, resistenti emotivamente, privi d’emozioni e di paure ma soprattutto essere allineati, omologati. A livello individuale tutto ciò crea il vuoto; ed il vuoto è angoscia, il vuoto è solitudine, la competitività è isolamento.
 
Dietro tutto ciò si trova un programma vitale pauroso, per non dire orrendo, fatto di droghe, di comportamenti patologici, di isterie. Il mondo di oggi sembra impazzito per questo motivo, perché sta perforando il cervello della gente. La crisi è ulteriormente aggravata anche dal fatto che le istituzioni, che dovrebbero soddisfare il bisogno “sociale” dell’uomo, non sono in grado di farlo e l’uomo contemporaneo si trova a dovervi provvedere da solo, con le sue forze. La scuola e la Chiesa sono state scavalcate dal rapidissimo progresso psicologico e tecnologico degli ultimi decenni e continuano a proporre programmi di insegnamento inadeguati e superati, almeno per quanto riguarda la conoscenza di se stessi. I giovani di oggi non si trovano adeguatamente sostenuti ed istruiti sul loro territorio interiore, su ciò che si svolge intorno a loro, su come affrontare i conflitti, le sconfitte inevitabili che la vita riserva. L’insopportabilità di un “no”, di un diniego scatena i lati più bestiali. I fatti di cronaca di questo periodo lo attestano. Lasciato a stesso l’uomo cerca di cercare risposte dove e come può. Ed allora nascono televisioni religiose, predicatori apocalittici, convegni esoterici, sette, movimenti che promettono trasformazioni interiori benefiche o evoluzioni immediate: un nuovo bisogno da capitalizzare, monetizzare e soprattutto rendere mentalmente dipendenti. E’ un’epoca questa per persone coraggiose, per persone che rendono nuovamente attuale il programma filosofico “conosci te stesso” che campeggiava sul frontone del tempio di Delfi perché si tratta di salvare l’ultima cosa che ci resta: il nostro cervello.

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