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 Home page > Tribuna Libera > Uno spettro si aggira per l’Europa: il populismo.

Uno spettro si aggira per l’Europa: il populismo.

La Presidenza Trump, la Brexit, la Russia di Putin, il gruppo dei Paesi di Visegrad, l’Austria e, infine, l’Italia del governo Lega-5Stelle, disegnano il quadro di un’onda inarrestabile che spazza via vecchi equilibri e sotterra convinzioni ritenute incontrariabili.

Che cosa sta succedendo? Perché i poteri tecnocratici con i loro apparati burocratici e finanziari sono messi in discussione? Come mai la potenza di fuoco dei media strettamente osservanti può meno dei tweet del Presidente USA o dei selfies di Salvini? 

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Resoconto di una guerra persa

Il grande Impero è sotto assedio.

A Occidente siede il capo del populismo più kitsch, quello dal ciuffo biondo risvoltato. A Oriente, nella fortezza del Kremlino, più che mai inossidabile, si staglia il potere di Putin, la cui influenza arriva fino in Occidente ramificandosi in rete tramite l’azione imponderabile degli hacker, più infidi e pervasivi delle spie sovietiche ai tempi della cortina di ferro.

Dopo aver messo piede nella stanza dei bottoni dei Palazzi del potere, ora i populisti incalzano con la loro propaganda, con le loro fake news. Le basi finanziarie neocapitaliste, i fortilizi bancari, i mercati globalizzati, in cui fino a ieri si decideva insindacabilmente, sono attaccati. Ponti crollano e dighe culturali danno segni di cedimento. Tutto sembra rimesso in discussione, persino concessioni affidate senza gara e con poca trasparenza coperte dal segreto di Stato.

Il partito che cerca di contrastarli, quello degli epigoni dell’illuminismo, prima ancora che del marxismo e del nichilismo, sembra avere le armi spuntate. Ai vibranti vaffa dei populisti, ai loro proclami incitanti ed emotivanti, possono opporre solo ossequienti professioni di fede nei “mercati”, nei “parametri di Maastricht”, nei sacrifici dovuti alla UE o negli obblighi morali dell’accoglienza. Essi restano più che mai convinti (come scrisse Luca Ricolfi) di “rappresentare la parte migliore”, ritenendosi “titolari di una superiorità etica, culturale e politica”, ma i sondaggi sono impietosi verso di loro. Gli indici di gradimento sprofondano negli abissi dell’inconsistenza elettorale. Giù, sempre più giù, al di sotto della soglia del 20%, poco sopra il 15% o forse meno.

Si trovano a svendere idee e principi, ma i populisti vanno diritto alla pancia degli elettori e promettono lo stop all’immigrazione, l’abbassamento delle tasse, il reddito di cittadinanza, la difesa degli interessi nazionali contro l’Europa di Merkel e Macron. Sono ormai al governo, ma parlano come se fossero all’opposizione. Macinano consenso, raccolgono applausi, vanno fra la gente.

Loro, gli ormai inascoltati soloni dell’ideologia, post-comunisti e libertari, controllano ancora la televisione e i giornali, l’Università, la scuola, intere correnti della Magistratura. Custodi gelosi del politically correct, continuano a lanciare strali e anatemi, ma hanno finanche nelle espressioni il segno dello sconforto e del disappunto. Non ci capiscono più niente. Ma la storia non avrebbe dovuto sospingerli verso la vittoria finale, con il trionfo del neocapitalismo tecnocratico, con la fine delle nazioni e delle religioni? Che cosa succede? Chi sono questi pifferai che attirano i popoli nella voragine della storia, là dove il fascismo perenne, radice storica di tutti i mali, si annida e ormai rialza il capo? 

La pancia si insubordina alla ragione. Si mette a guidare il corso della storia. I costumi, l’ordine, la tradizione, i simboli religiosi, ritornano. Vengono sbandierati e sventolati. Avrebbero dovuto essere sotterrati da tempo e invece: rieccoli là!

I popoli impunemente rivogliono la sovranità. Si vantano di identità che si credevano perdute nelle vie secondarie della Storia. Mostrano la volontà caparbia di non farsi sradicare ed espropriare della memoria. Pretendono di decidere da sé e sbeffeggiano i boriosi ammaestratori da salotto che li richiamano a doveri, parametri e indici economici. 

Commenti all'articolo

  • Di Diogene (---.---.---.228) 23 agosto 2018 15:53

    Vox populi

  • Di Enzo Salvà (---.---.---.64) 24 agosto 2018 10:24

    Considerato il suo status di prof. di etica, mi viene il dubbio che questo articolo sia una provocazione, una sorta di test con il trucco, però le risponderò come se Lei credesse in ciò che ha scritto, 

    questo articolo mi sembra un coacervo di stereotipi; apparentemente inteso a “spiegare” in realtà vuoto. Morale ed Etica non sembrano risiedere da queste parti. Non c’è nemmeno conoscenza: 

    Trump, sono gli USA, quel posto che fu chiamato Impero e come tale si comporta, attacca per difendere il suo potere. E’ il paese del liberismo, dell’establishment del quale Trump è parte integrante e di cui populismo e qualunquismo sono gli alleati, forse addirittura riveduti, corretti e promossi allo scopo. 

    Putin, Russia: non è da meno con un autoritarismo più appariscente, nulla più. Potenza economica assai limitata prodotta da vendita di gas e petrolio, soldi “minga”. Ho la netta impressione che l’Italia, povera ed indebitata per colpa prima di tutto sua, dal punto di vista economico sia assai più “potente”. Bel totem: lui e gli oligarchi russi si sono spartiti le “conquiste” del socialismo reale, alla facciaccia del popolo russo. 

    Brexit: espressione massima del populismo? lo dico, da professionista negli scambi con l’estero, che è in grande difficoltà ad applicarla. Essere parte di Maastricht e di Schengen con una moneta nazionale usata nella finanziarizzazione liberista, hanno permesso un grande sviluppo nelle attività terziarie. Sembra però che anche gli inglesi mangino, si curino, utilizzino carta, plastica, macchine che però non producono. Il successo finanziario e commerciale svaniscono se merci, persone e soldi non possono circolare “liberamente”. 

    Visegrad: Polonia Ungheria Rep.Ceca Slovacchia, “ma mi faccia il piacere”! sono colonie economiche di Paesi Europei, Tedeschi e Francesi su tutti, “mantenuti” dai contributi UE. I “colonizzatori” ringraziano, sono assai contenti di pagare stipendi bassi, autoritarismo dello Stato e soppressione dei sindacati “non allineati”. Oddio i colonizzatori, per raggiungere lo scopo, hanno investito anche utilizzando fondi che la Ue ha destinato a scopo di promozione economica di quei popoli, ma insomma. Il giorno che l’UE taglia i contributi, o il giorno in cui i loro amici italiani non firmano il bilancio comunitario, troveranno le parole populiste giuste per fare dietro front, (veramente gli italiani dovrebbero incazzarsi non poco con loro visto che non sappiamo (sic!) dove mandare i migranti), 

    Austria: vai a sapere, nonostante siano passati 100 anni, gli austriaci soffrono ancora la perdita di Cecco Beppe, la perdita della grandezza imperiale, l’irrilevanza. Moderatamente xenofobi sempre, credo soprattutto perchè il territorio è orograficamente difficile dunque paesi e cittadine che fanno della tradizione un motivo di coesione ed orgoglio. Gente allegra e ospitale ma, come da noi, dopo tre giorni l’ospite (non pagante) puzza. 

    Ritornano: i costumi, quelli di carnevale? l’ordine, quale? olio di ricino e bastone? la tradizione, si riferisce alle feste paesane? i simboli religiosi, quelli sì è vero, ma di religiosità vera e quel poco di morale che una religione può dare, spariti. Ehhh potere di pubblicità e marketing. Sospetto che la pubblicità ed il marketing abbiano fatto un ottimo lavoro con pessimi effetti. 

    Dice che i poteri tecnocratici sono messi in discussione? A parole forse, nei fatti sono sempre più forti; le divisioni, le contraddizioni, lo sfascio dell’UE, rende più forti i potentati economici che hanno fatto del pianeta un gioco di potere, una sorta di Risiko: divide et impera, ricorda?.Saremo noi italiani con le pezze al culo a farli soccombere o prevarrà il bisogno? 

    Ciò che premeva ai “tecnocrati” era eliminare due vocaboli e le loro conseguenze: politica ed ideologia. La pancia non pensa, non si procura ciò di cui ha bisogno, importante essere piena, poi rutta, scorreggia ed evacua e avanti così tutti i santi giorni, finchè ce nè……. ! 

    Un Saluto

    Es

    • Di clemente sparaco (---.---.---.127) 24 agosto 2018 13:09

      Apprezzo le sue argomentazioni che denotano competenza e acume. Mi spiace quando il livello della conversazione scende sul personale. Spero che questo sia solo il segno di un’appartenenza ideologica (quella richiamata con giudizio da Ricolfi) e non una sua caratteristica strettamente personale, perché, allora sì, interrogherebbe l’Etica.

      Un saluto 
  • Di Enzo Salvà (---.---.---.64) 24 agosto 2018 17:12

    Se si è offeso mi spiace. Mi capita di esagerare quando incontro il sarcasmo.   

    Non sono titolare di alcuna superiorità, non conosco il Sig. Ricolfi, non ho bisogno di prendere qualcuno a riferimento e sostegno a ciò che liberamente esprimo in particolare perché le mie idee sono quelle di un popolano che ha conosciuto le divisioni prodotte in buona e mala fede. Non credo che chi la pensa diversamente da me sia un nemico ma non mi sognerei mai di dire: Adesso lo Stato siamo noi! Io credo nella politica e nell’ideologia intesa come il Paese che vorrei, ma sono prima di tutto e soprattutto democratico e laico, buonista insomma. Magari mi scaldo un po’ ma sono tempi strani, i ponti crollano, non solo quelli fisici, ed è grave. Non mi piacciono gli idoli e nemmeno le rappresentazioni teatrali che non siano quelle artistiche e non sono portato al pensiero unico. L’Etica con me è a posto ed anche la Morale sua madre. Moral-ismo e popul-ismo, no. 
    Il suo commento comunque è offensivo. Che si fa?
    Un saluto
    Es.

    • Di clemente sparaco (---.---.---.127) 24 agosto 2018 20:04

      Spiace anche a me se il commento possa averlo offeso, tanto più che apprezzo l’autenticità e la coerenza che rivelano le sue parole. 

      Con la stessa sua sincerità Le dico che non mi riconosco né nel moralismo né nel populismo. Preferisco essere realista, non pragmatico, nel senso che le idee devono essere risposte ai problemi reali, storici, concreti, non veicolare, indirizzare o, peggio, obbligare la realtà in schemi predefiniti, pregiudiziali e pregiudizievoli. 
      In ogni caso, non c’è nulla di meglio del confronto onesto e leale sui problemi, sulle soluzioni possibili, nel rispetto reciproco, specie quando ci si sforza di testimoniare con la vita le idee in cui si crede.
      Un saluto.
  • Di Adessobasta (---.---.---.96) 25 agosto 2018 08:45

    Concordo pienamente con quanto scritto da Enzo Salvà. Bravissimo! Quando ci và, ci và.

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