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Una vita da Seneca

"Sulla brevità della vita" è l’opera di un famoso filosofo e senatore romano, il quale affermò che "la vita è lunga se sai come usarla".

Una vita da Seneca

In questo libro di Seneca molto asciutto e istruttivo, viene descritta una delle abitudini più “strane” della specie umana: “gli uomini non sopportano che qualcuno occupi i loro possedimenti e, alla minima controversia sui confini, mettono mano alle pietre e alle armi. Sopportano però che altri si intromettano nella loro vita, e anzi sono proprio loro a introdurre coloro che ne diventeranno i padroni… Sono avidi nel gestire il loro patrimonio, ma prodighi nel gettar via il proprio tempo, nell’unica situazione dove l’avarizia sarebbe una virtù” (p. 11). Nel profondo dell’inconscio le persone non amano la libertà individuale e preferiscono diventare schiave di amanti, colleghi, funzionari, politici e medici.

E nelle società umane “succede spesso che un vecchio, per dimostrare di aver vissuto, non abbia altra prova che dire i suoi anni” (p. 65). Tra le altre cose, all’epoca, la saggezza dei tempi imponeva anche questa norma: “La legge non consente ai cittadini con più di cinquant’anni di arruolarsi nell’esercito, e non li convoca più in Senato dopo i sessanta” (p. 48). Se il Parlamento Europeo approvasse una legge per impedire a tutti i cittadini con più di sessant’anni di candidarsi in qualsiasi elezione europea, nazionale e regionale, probabilmente si risolverebbero il 50 per cento dei problemi economici e sociali in un colpo solo. Infatti tutte le crisi economiche nascono dalla concentrazione della ricchezza nelle mani dei soliti grandi vecchi, che spesso per invidia e avidità mandano a morire i più giovani in guerra. Inoltre “In uno Stato oppresso, l’uomo saggio può mostrarsi e farsi avanti; e al contrario, anche in città dove regnano benessere e prosperità possono dominare la crudeltà, l’invidia e infiniti altri vizi” (p. 68).

D’altra parte nella vita, “onori, monumenti, tutto ciò che l’ambizione dell’uomo decreta o costruisce, è destinato a scomparire; niente si sottrae all’azione distruttrice del tempo; mentre niente può nuocere alle conquiste consacrate dalla saggezza. Nessuna epoca le cancellerà, nessun tempo le svaluterà. Il trascorrere delle ere accrescerà la loro purezza, poiché l’invidia si sfoga sulle cose vicine, mentre a quelle lontane si guarda con maggiore sincerità” (p. 38).

Perciò conviene “saper sdrammatizzare tutto e tutto sopportare, con equilibrio… al cospetto del genere umano è più meritevole chi ride piuttosto che chi piange: l’uno lascia ad esso almeno una qualche speranza, l’altro non fa che piangere stupidamente ciò che dispera possa essere corretto” (p. 92). Comunque nonostante tutte le lotte possibili non si può salvare nessuno da sé stesso.

Così l’esistenza può essere meschina, ma la natura ci ha dato “la facoltà di abituarci ai mali, ben sapendo a quante sventura saremmo andati incontro nascendo, e di renderci familiari anche le cose più dolorose… Noi tutti siamo schiavi del destino: c’è chi è legato con una lunga catena d’oro, chi con una molto corta e di vile metallo” (p .78). E “non c’è mai stato un grande ingegno senza un granello di follia” (Aristotele). Del resto “solo una mente eccitata può esprimere qualcosa di grande, superiore agli altri” (p. 98).

Tuttavia, come disse Alexis de Tocqueville, “la maggior parte di coloro che hanno lasciato delle Memorie non ci hanno effettivamente mostrato le loro male azioni o le loro vere tendenze se non quando, per avventura, le hanno scambiate per prodezze o per sani istinti, come è capitato talvolta di vedere” (Ricordi). E gli esseri umani sono molto più pericolosi degli animali: “se prendi un cane che muore di fame e lo ingrassi, non ti morde. È questa la differenza principale tra un cane e un uomo” (Mark Twain). Però per molte persone può risultare vera un’affermazione molto poetica di Shakespeare: “Siamo fatti della stessa stoffa di cui sono intessuti i sogni”.

In sintesi nella nostra vita sarebbe molto bello poter dire questo: “Nei tempi peggiori, non ho abbandonato la città; nei felici, sono stato immune da interessi; nei disperati, non ho temuto nulla” (Anonimo). Dopotutto si può nascere belli, intelligenti oppure ricchi, ma tutti possono scegliere di essere onesti.

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