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Una stagione memorabile per il calcio italiano

Un'annata segnata dallo storico Scudetto del Napoli ma anche dal riscatto del nostro calcio a livello internazionale.

Si avvicina la conclusione della stagione, che si appresta ad emettere gli ultimi verdetti, naturalmente i più importanti, quelli per cui si è lottato sin dal principio, ponendoli in cima ai rispettivi desideri, collocandoli sulla vetta delle proprie ambizioni. A parte lo Scudetto, ovviamente, che come tutti sappiamo è stato già assegnato con largo anticipo al Napoli. Un Napoli che ha letteralmente sbranato il Campionato, lasciando alle rivali soltanto gli avanzi della propria voracità. Lo strapotere partenopeo palesato in questo torneo appartiene già alla storia, ma ad entrarvi - a proposito di verdetti ancora da emettere - potrebbe essere anche il calcio italiano nel suo complesso.

IL TRIO DELLE MERAVIGLIE

Per la 1^ volta nel nuovo millennio, infatti, ben 3 squadre nostrane sono approdate in altrettante finali di coppe europee. L'Inter di S. Inzaghi si giocherà contro ogni previsione (e nella stagione sulla carta meno congeniale) il Titolo continentale contro lo spauracchio Manchester City di P. Guardiola e di quel mostro di E. Haaland, per quella che sarebbe una gustosissima rivincita contro il famigerato football britannico, che da diversi lustri ci surclassa regolarmente, almeno a livello di club. Basti pensare alle finali tutte anglofone del 2021 e del 2019 ed al fatto che noi non ci fregiamo della Champions League dal lontano 2010 (vinse proprio l'Inter). La Roma di J. Mourinho - i giallorossi sono alla 2^ finale europea in 2 anni, non male per una società che ne aveva disputate altrettante in tutta la sua storia! - cercherà gloria nella ex Coppa UEFA contro il tostissimo Siviglia, cercando di fare il paio con il successo in Conference League dello scorso anno, competizione che la sorprendente Fiorentina di V. Italiano proverà - e chi l'avrebbe mai detto - a far sua, tentando - West Ham permettendo - di far rimanere in Italia il trofeo detenuto proprio dalla banda dello Special One. Un tris d'assi che nessuno avrebbe potuto prevedere alla vigilia di una stagione che per il nostro Paese pallonaro potrebbe rappresentare - ed in parte lo è già - l'opportuno riscatto (e la svolta) dopo tanti anni, persino troppi, in cui ci si è barcamenati tra i flutti della mediocrità, tra il vorrei ma non posso. Un periodo lunghissimo che ha offuscato la nostra prospera tradizione, adombrandone la recordatio, oscurandone l'essenza. Gettando discredito sull'intero movimento, ritenuto da tutti inadeguato, antiquato, non in linea con la crescita globale, totalmente estraneo alla modernità. Adesso i tempi paiono finalmente maturi per recidere il cordone ombelicale col recente passato inglorioso, per tagliare ogni legame con l'inidoneità, coi pregiudizi forgiati dagli eventi, per aprire un nuovo corso di luce, una nuova era. L'era della rinascita.

UNA STAGIONE ATIPICA

Tutto questo proprio nell'anno più atipico del nostro calcio, col Napoli che torna a fregiarsi del Tricolore dopo oltre tre decadi: non è stato un trionfo, è stato un evento epocale. Un Titolo costruito mattoncino dopo mattoncino dal vulcanico Presidentissimo Aurelio De Laurentiis, che tanti anni fa salvò i campani dal fallimento, riportandoli molto presto nel calcio che conta, sino a giungere al massimo dei traguardi, quello più agognato. Ma questa stagione rimarrà negli annali anche per la disastrosa annata della Juventus, appiedata dalla giustizia sportiva proprio sul più bello, quando Allegri e compagni si apprestavano a salvare in extremis un campionato anonimo con la qualificazione alla Champions, il minimo sindacale per una società che dalla sua fondazione vede il 2° posto un mezzo fallimento. E dalla UEFA potrebbe presto arrivare la mannaia dell'esclusione totale dalle competizioni internazionali. E c'è persino il pericolo della retrocessione in B, un'eventualità che per il club e per i tifosi non sarebbe una sentenza ma una vera catastrofe. Ma di questo torneo su cui stanno per abbassarsi le serrande rimarrà impresso altresì il 2° posto della Lazio di Sarri (proprio nell'anno di C. Immobile versione light), per un team che non saliva così in alto dall'anno dello storico e pazzesco Scudetto 1999-2000. Senza omettere lo spavaldo Monza di R. Palladino e della famiglia Berlusconi, che all'esordio in Serie A ha fatto rivivere a tratti il miracolo Chievo 2001-'02. Ma a rendere inusuale questa stagione ci hanno pensato anche i principali bomber della nostra massima divisione. Per la 1^ volta nella storia un africano si aggiudicherà la corona di re dei cannonieri, ovvero il nigeriano V. Osimhen, artefice principale del leggendario Titolo del Napoli. E non è finita qui. Un altro rappresentante del continente nero, il senegalese B. Dia, della Salernitana, terminerà sul podio dei marcatori, ed altri due, Lookman (Nigeria) e Nzola (Angola) vi andranno molto vicini. Eh sì, questa stagione, comunque andrà a concludersi, è destinata a rimanere per moltissimo tempo impressa nella nostra memoria. E nelle prossime settimane, dopo l'esito delle finali succitate, sapremo se il “moltissimo tempo” potrà trasformarsi in eternità.

Classifica

Napoli 87 Lazio 71 Inter 69 Milan 67

Atalanta 61 Roma 60 Juventus 59*

Fiorentina, Torino 53 Monza 52 Bologna 51 Udinese 46 Sassuolo 45

Empoli 43 Salernitana 42 Lecce 36

Spezia, Verona 31 Cremonese 24 Sampdoria 19

*10 punti di penalizzazione per illeciti amministrativi

Marcatori

25 Osimhen (Napoli)

21 Lautaro M. (Inter)

16 Dia (Salernitana)

13 Nzola (Spezia), Lookman (Atalanta), Leao (Milan)

12 Kvaratskhelia (Napoli), Sanabria (Torino), Immobile (Lazio), Giroud (Milan)

 

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