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Una sera davanti la televisione italiana

Questa sera ho passato una sera davanti alla televisione. Ho guardato programmi di approfondimento giornalistico che parlavano di politica. A cena, mentre cucinavo, ho visto un sottosegretario del governo in carica alzare il dito medio contro un comico, in diretta durante il telegiornale. Poi ho lasciato sullo stesso canale, dove è andato in onda un dibattito sulla presunta prostituzione minorile del mio presidente del Consiglio. Intrattenuto amabilmente, tra gli altri, dall’ex conduttrice di Ok il prezzo è giusto e una prostituta.

Un po’ mi sono annoiato, e allora mi sono rivolto al servizio pubblico. Ma lì non si capiva molto: c’era un ministro, che in precedenza aveva detto che si sarebbe dimessa dal suo partito e ne sarebbe uscita, ma non l’ha fatto, che litigava con il portavoce del presidente del Consiglio. Poi entrambi hanno iniziato a urlare contro i rappresentanti dell’opposizione perché obiettavano che una sentenza non la scrive un lancio di agenzia o un servizio dai toni vagamente apologetici. Poi anche l’opposizione ha iniziato a urlare, e alla terza promessa («Facciamo un patto, da ora in poi ci lasciamo parlare») disattesa («Allora non faccio parlare neanche te!») ho preferito ritornare sulla trasmissione precedente.

Dove c’era il mio presidente del Consiglio che, urlando come se gli avessero appena rubato la macchina, insultava il conduttore, la cui unica colpa era stata chiedersi se una starlette-igienista dentale che siede in consiglio regionale possa rappresentare in qualche modo il concetto di meritocrazia. Il presidente non ha sentito ragioni, e ha continuato a voce sempre più alta dicendo che quel programma era «disgustoso», che la conduzione era «spregevole» e «turpe», e che tutto sommato l’eurodeputato che girava la ruota avrebbe dovuto «cordialmente» alzarsi e lasciare lo studio. Dove, al contrario, il pubblico aveva di che ridire («buffone, buffone»). Ma il presidente del Consiglio non ha potuto sentirlo, perché aveva già sbattuto il telefono.

Non so se ho avuto una buona idea, ad accendere la televisione. È che in molti lo fanno, e allora mi viene naturale. Pensare, quello un po’ meno. Per fortuna che inizia il Tg1.

    

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Commenti all'articolo

  • Di Gianmarco (---.---.---.129) 25 gennaio 2011 10:35

    Ti capisco, anch’io lo facevo un tempo. Poi ho chiamato l’antennista e ora mi posso "rigodere" la Televisione Svizzera Italiana. Ad esempio, al giovedì al posto di vedere AnnoZero, mi guardo Falò. Prova anche tu (nel caso puoi farlo da Internet): rilassa e informa contemporaneamente. Per l’Italia aspetto il ritorno della Gabanelli: sino ad allora, le loro urla le lascio fuori di casa mia.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.35) 25 gennaio 2011 11:08
    Damiano Mazzotti


    Buona l’idea della Svizzera... Chiediamo tutti insieme all’Unione Europea di essere commissariati e di essere governati per almeno 10 anni dai dei commissari e delegati svizzeri di origine più o meno italiana, che parlino più o meno l’italiano...

    Forse in questo moto gli italiani riusciranno a maturare un minimo di dignità civile...

    Io sto pensando seriamente di chiedere asilo politcio alla provincia autonoma di Bolzano.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.35) 25 gennaio 2011 11:12
    Damiano Mazzotti


    Alcuni secoli fa un sistema simile a Genova funzionò... Affidarono la gestione a stranieri..

    E a Venezia dovettero arrivare a una selezione ripetuta tra diversi esponenti delle diverse famiglie ricche, nobili e importanti mediante la sorte, per poter rappresentare tutti e non solo le più ricche, nobili, importanti, ecc.

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