Una nuova Tiananmen?
Hu Jintao, segretario generale del partito comunista e presidente della Repubblica Cinese, ha esortato l’Esercito ad “obbedire senza esitazioni alle direttive del partito, in qualunque momento e in ogni circostanza”.
A 20 anni dalla repressione delle proteste studentesche nel sangue il regime sotto pressione per la crisi economica (qui un altro articolo sui primi effetti della crisi globale nel paese) e per un documento di protesta firmato da molti intellettuali, Carta 08, stringe i ranghi e sembra deciso a restare al potere in qualsiasi modo.
Ma attenti a pensare che il regime non goda di alcun sostegno popolare, ad es. un blogger cinese pro-governo scrive:
“La Carta 08 sostiene l’ideologia americana e la forza unificante degli Stati Uniti, ed è pertanto un documento formulato da traditori.” (fonte un articolo di Global Voices che riporta le voci del cyberspazio cinese).
I dirigenti cinesi da tempo hanno scelto di puntare su un acceso nazionalismo come collante del paese che possa sostituire l’ormai abbandonata, almeno nella pratica, ideologia comunista e questo unito ad un obiettivo sbilanciamento dell’asse globale e ai successi economici era riuscito finora a tenere buono il popolo cinese.
Ma ora che la crisi colpisce anche il gigante economico, tanto da iniziare a toccare anche i ceti medi su cui il governo puntava per mantenere la stabilità interna, nuove prospettive si aprono e l’aniversario dei ventanni di Piazza Tienanmen potrebbe funzionare da catalizzatore per l’esplosione di un paese troppo colmo di contraddizioni stridenti non risolte per continuare senza profondi scossoni politici.
D’altra parte almeno in apparenza il regime mantiene intatto il suo potere di controllo e repressione e un notevole consenso popolare, dovuto ai risultati economici e ad un ritrovato ruolo sul palcoscenico mondiale.
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