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 Home page > Tribuna Libera > Un voto di protesta per la metà (circa) degli italiani

Un voto di protesta per la metà (circa) degli italiani

Circa il 40% degli italiani, secondo i sindaggi, esprimeranno un voto di protesta alle prossime elezioni, tra astensione e voto di protesta.

Già questo, prima ancora di tirare in ballo Grillo, l'antipolitica e la democrazia nel M5S dovrebbe costituire un vulnus della democrazia.

I partiti classici, responsabili, riuniti nella strana maggioranza di oggi, non godono (non godrebbero) della fiducia degli italiani. Come dargli torto, d'altronde. Non si conosce ancora la legge elettorale (se vedrà la luce, sarà ancora al fotofinish), i candidati, le coalizioni e i programmi.

No, i programmi, l'agenda Monti di tagli e sacrifici, la conoscono già.

Sotto gli occhi di tutti passano scandali grossi e piccoli. Da Lusi a Belsito a Fiorito. Il mercanteggio per un posto nell'authority, per la legge sulla corruzione, per il controllo dei costi della camera.


Il problema non è chi certifica i conti della Camera, del Senato e di tutte le regioni.
Questi conti devono avere la stessa struttura e devono essere comprensibili da chiunque.

Ma il vero scandalo è che si è dovuti arrivare alla notizia sui giornali. 
Delle spese pazze del Pdl nel Lazio (le Bmw, le cene a base di ostriche, i soldi imboscati), come del cerchio magico di Bossi, come delle Olgettine, dell'esercito di dirigenti e impiegati in Sicilia, lo sapevano tutti.

Hanno continuato a danzare sulla plancia del Titanic, pensando che la crociera continuasse all'infinito. Incoscientemente.

Ieri Floris, di fronte al ministro del lavoro, snocciolava le cifre fornite dal CNEL: dal 2008 1 milione di posti di lavoro persi.

1 giovane su 3 escluso dal mondo del lavoro.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.198) 19 settembre 2012 19:22

    Nebbione >
    Almeno metà dell’elettorato è fatto di indecisi, delusi e “arrabbiati”.

    Monti conta sulla UE e su Draghi per arrivare fino a gennaio con le sue ricette del “rigore”.
    Berlusconi, ricandidato o no, non intende “prendere lezioni” da Monti.
    Bersani, con le preferenze e senza il doppio turno, si sta giocando pezzi del PD.
    Casini, a forza di fare l’ago della bilancia, rischia di spuntarsi.
    Tutti sono però concordi nel “tirare avanti” il più possibile “sperando” che la nebbia si diradi.

    Con un Debito da 2000 miliardi ed un Pil che continua a calare oltre il 2% nessuno può escludere il rischio “avvitamento”.
    Per i partiti la “chiamata alle urne” è l’unica vera sfida politica delle loro capacità progettuali. Indicare il possibile “percorso d’uscita” è l’unica vera prova del loro senso di “responsabilità”.
    Aspettare è solo tempo perso.
    Governare è assunzione di “rischi”.
    Rischiare non è prerogativa di una casta di Primi Super Cives

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