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Un vento nuovo spira sul Vaticano

Un vento nuovo spira sul Vaticano

Non è facile trovare l’aggettivo giusto per definire la stupidità di quanti attaccano Benedetto XVI per la sua nuova attenzione al problema dei sacerdoti deviati: stolta, inaccettabile, sconsiderata, e così via. Si lascia al lettore ampia libertà di scelta. Una sola considerazione: gli attacchi più virulenti vengono dal cristianesimo non cattolico, quello che non accetta il celibato del clero come norma disciplinare. Insomma, appare una sorta di rivalsa sulla Chiesa di Roma, che, invece, la considera ancora tale.
 
In effetti, per chi ritiene quello dei preti pedofili un grave problema da affrontare e da risolvere, le novità di papa Ratzinger, più che alle critiche, dovrebbero muovere al sostegno ed allo sprone per compiere un ulteriore passo di un cammino difficile e doloroso.
 
Il papa è partito dalla lotta contro il peccato insieme alla misericordia verso il peccatore: nelle Scritture è riportato Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Quindi è passato alla trasparenza dei comportamenti del clero, disponendo ai colpevoli l’autodenuncia; ed anche all’accettazione della giustizia terrena, sempre secondo un principio evangelico, quello che dice Date a Dio quel che è di Dio e date a Cesare quello che è di Cesare.
 
Manca l’ulteriore passo, appena accennato, di tutela della Chiesa e della sua missione educativa e spirituale dalla fragilità di questi suoi componenti: anche senza l’intervento di Cesare, deve aversi quello ecclesiastico, fermo e deciso, a tutela dei minori che frequentano le chiese, le parrocchie, gli oratori e quant’altro. E questo deve venire ancor prima della misericordia verso i sacerdoti peccatori.
* * *
Approfittando di questo nuovo vento che spira al Vaticano, per la Chiesa di Roma potrebbe essere giunto anche il momento di fare i conti con un passato di influenza nella vita politica del nostro Paese con esiti non del tutto esaltanti; e ciò anche alla luce dei recenti inviti del cardinale Angelo Bagnasco e del cardinale Tarcisio Bertone per l’impegno dei cattolici in politica.
 
Il primo, a gennaio, aprendo i lavori del Consiglio Permanente della C.E.I., ha auspicato la nascita di «una generazione nuova di italiani e di politici», dicendo anche che «servono italiani e credenti che avvertono la responsabilità davanti a Dio come decisiva per l’agire politico».
 
Il secondo ha rincarato la dose a febbraio, intervenendo ad una riunione dell’associazione Rete Italia a Rimini e commentando il codice di Camaldoli, frutto della riflessione del gruppo di cattolici riuniti nel 1943 proprio a Camaldoli (fra di loro anche il futuro Papa Montini) per richiamare l’Italia del dopoguerra al senso etico dell’economia, della politica, all’importanza attribuita a famiglia e scuola. Il cardinale Bertone ha riaffermato la supremazia dell’etica, unica e non separata in “etica pubblica” ed “etica privata”, contro il machiavellismo dell’astuzia e dell’utilitarismo; per evitare, come ha detto don Luigi Sturzo, che «la politica diventi mezzo di arricchimento e l’economia arrivi al furto ed alla truffa».
 
Orbene, il vostro reporter, abitante di meridionali contrade, sa per certo che, con rare eccezioni, quella di arricchirsi, è sempre stata l’unica preoccupazione della classe politica democristiana meridionale; e che la Chiesa di Roma, preoccupata del contrasto con l’allora vivace e pericolosa ideologia atea comunista, non uno, ma tutti e due gli occhi chiudeva davanti a questo.
 
Oggi la guerra fredda è finita, il muro di Berlino è crollato e non esiste più alcun partito cattolico confessionale: il primo passo per una nuova classe di politici cattolici e per nuovo modo dei cattolici di far politica è quello di analizzare criticamente il passato democristiano, alla luce dello stesso pensiero di don Luigi Sturzo.
 
E questo problema, se confrontato con quello dei sacerdoti deviati, presenta difficoltà di gran lunga minori.

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