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Un test prenatale per la sindrome di Down viola i diritti umani?

 

Da adesso in poi sapere se il bambino che si aspetta avrà o no la sindrome di Down sarà più semplice. Sul mercato europeo il 20 agosto è arrivato un prodotto che permette di diagnosticare la trisomia 21 con una semplice analisi del sangue. Una buona notizia per quelle donne che decidono di sottoporsi a test prenatali ben più rischiosi, come l’amniocentesi o la villocentesi per sapere se il feto è sano. Una cattiva notizia per le associazioni per la vita e per quelle che difendono i diritti dei disabili convinte che l’accessibilità del test, porterà inevitabilmente a più aborti e renderà molto più difficile la nascita di un bambino down.

 In Germania, dove il prodotto è stato messo a punto, il delegato alla tutela dei disabili del Bundesregierung, Hubert Hueppe, ha chiesto che il test venga vietato nel Paese, perchè viola i diritti umani. Non è il solo. Lo scorso giugno la Federazione Internazionale delle organizzazioni della sindrome di Down, che raggruppa 30 associazioni in 16 Paesi, ha portato il caso alla Corte Europea dei diritti umani, chiedendo che “venga protetto il diritto alla vita delle persone down e di quelle con altri handicap” (nella foto sopra un momento dell’ultima Giornata Mondiale per la Sindrome di Down che si tiene ogni 21 marzo).

Nonostante le proteste la Germania, la Svizzera, l’Austria e il Liechtenstein hanno dato il via libera alla messa in commercio del prodotto della casa farmaceutica tedesca LifeCodexx che è pensato per le donne che si trovano alla dodicesima settimana di gravidanza o laddove si ritienga che vi sia
un alto rischio di trisomia per il nascituro. Ed è probabile che altri paesi europei seguiranno l’esempio.

“Non riesco a capacitarmi del fatto che con questo test si sia trovata una nuova strada per discriminare i disabili”, ha detto Hueppe. “Le persone affette dalla sindrome di Down vengono così discriminate nel loro diritto alla vita”. Già oggi, ha sottolineato il delegato, il 90% dei genitori che ricevono una diagnosi del genere durante la gravidanza si decide per l’aborto. Un test che semplifichi ancor di più le cose renderebbe ancor più difficile la vita a chi decide di tenere un bambino down: “Dovranno addirittura giustificarsi – ha detto Hueppe – della loro scelta di metterli al mondo”.

Ma è proprio così? Su un altro blog di questo giornale, la 27sima ora, una madre ha raccontato quanto l’abbia resa felice avere una bambina downResta il fatto che molte coppie non se la sentono. La loro scelta va rispettata. E’ possibile secondo voi obbligare una donna a portare avanti una gravidanza sapendo che il figlio è affetto da una malattia grave? Il fatto che un test del sangue renda meno rischiosa la diagnosi della trisomia 21, non dovrebbe essere una buona notizia per tutti? E voi cosa ne pensate?

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.118) 22 agosto 2012 20:34

    Assurdo. Dov’è la discriminazione nello scegliere di non mettere al mondo un bambino con la sindrome di Down? O qualsiasi altro problema genetico? Questo atteggiamento sa tanto di cattolicissima fustigazione. Certo, se metto al mondo un figlio e scopro solo dopo di suoi eventuali problemi dovuti a una malformazione genetica non è che lo abbandono - ma anche se una persona decidesse per questo, non lo condannerei. Ma qui si parla di prevenzione. O dobbiamo forse pensare che è necessario mettere al mondo bambini con sindrome di Down? E’ forse un dovere? Non capisco.

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