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Un referendum su quel "dei Legionari" di Ronchi. Intanto, esce il libro " Ronchi dei Partigiani"

Nei testi di scuola finalmente si legge che Cristoforo Colombo fu uno sterminatore di Indios. Schiavista, colonizzatore, sterminatore.In America si continuano ad abbattere monumenti dedicati a Colombo, in Italia si iniziano a chiedere, in modo sacrosanto, le revoche di vie e piazze e scuole intitolate a costui. Come si possono avere vie o monumenti intitolate a sterminatori? Non si può. In Macedonia,si è riuscito a cambiare il nome, non ad un Comune, ma ad una nazione intera. Ora si chiama Repubblica di Macedonia del Nord. Nel 2021, salvo anticipi, a Ronchi dei Legionari, in Friuli Venezia Giulia, ci saranno le elezioni per il rinnovo del parlamentino locale.Delle vicende di questa località ne abbiamo parlato più volte su questo sito, balzata agli onori della cronaca specialmente per la diatriba storica, diventata caso nazionale,sulla questione della sua attuale denominazione. 

La prossima amministrazione sarà chiamata ad attraversare il centenario dell'attuale nome di Ronchi. Ronchi dei Legionari.Denominazione fascistissima, voluta dal fascismo, deliberata nel 1923 e decretata alla fine del 1925 per celebrare l'occupazione di terre altrui, ovvero la città di Fiume,Rijeka.Sarebbe opportuno arrivare a quel centenario con un nuovo corso politico che interrompa una volta per tutte quello sdoganamento, avvenuto anche in buona fede, ma grave dal punto di vista storico e politico, del dannunzianesimo con il quale, anche tra simbologie della Decima Mas, Federazioni nazionali Arditi, e casapoundisti, si celebra l'occupazione di terre altrui, cioè la marcia su Fiume che i fiumani vissero come uno dei periodi più bui della loro storia, con migliaia di croati costretti a fuggire dalle persecuzioni e violenze subite durante i 500 giorni dannunziani.La democrazia è una cosa bella, meravigliosa,ma spesso cosa astratta soprattutto quando è ostile al sistema. 


Sarebbe importante che chi sarà chiamato/a a guidare Ronchi nel corso di quel centenario possa prendersi l'impegno di dare spazio ad un referendum consultivo per chiedere alla cittadinanza se vuole ancora che il proprio Comune continui a chiamarsi Ronchi dei Legionari, o che quel "dei Legionari" venga cancellato. Ricordiamo che Ronchi "dei Legionari", in sloveno viene chiamata solo Ronke, e in friulano Roncjis, anche se oggi è possibile notare un cartello stradale, tra Doberdò e Sagrado, che ben rappresenta la complessità del tutto.Si può leggere Ronchi dei Legionari, Ronke e Roncjis di Monfalcon, poichè in lingua friulana è rimasto il nome ante fascismo, ed in sloveno "dei Legionari" non è contemplato.Come si dovrà chiamare Ronchi?Negli anni '20 quando era ancora Ronchi di Monfalcone (vedi foto), negli atti ufficiali, vedi timbri, libretti, veniva chiamata semplicemente Ronchi. Questo è il nome voluto dai ronchesi. Altre proposte furono Ronchi d'Isonzo, o la più attuale Ronchi dei Partigiani, che ha avuto forse più simpatie e apprezzamenti fuori dai confini di Ronchi, all'estero, in Italia, che nella stessa Ronchi. Si dirà, ci sono altre priorità. Un referendum consultivo su una questione così importante non sottrae tempo ad altre "priorità" ed in Consiglio comunale basterebbero pochi minuti per deliberare l'eliminazione dei Legionari e la decisione del nuovo nome di Ronchi.Che sia il popolo a pronunciarsi, cosa che non ha potuto fare nel caso dell'imposizione fascista di "dei Legionari".
 
Intanto il 9 novembre a Ronchi, alle 18.30 all'Auditorium comunale,si terrà un dibattito dal fiumanesimo, alla Resistenza,con la presentazion del libro RONCHI DEI PARTIGIANI.Toponomastica,odonomastica e onomastica a Ronchi e nella “Venezia Giulia”, edito da Kappa Vu edizioni.Un testo di 224 pagine che contiene gli interventi di Luca Meneghesso (che è anche il curatore del libro),di Marco Barone, Maurizio Puntin, di Wu Ming1, di Piero Purich, di Boris Pahor, di Alessandra Kersevan, Silvano Bacicchi, Miro Tasso e Claudio Cossu.

Nasce il 18 luglio 2013, per iniziativa di alcuni/e cittadini/e di Ronchi, la pagina Facebook per mettere in discussione il nome di Ronchi dei Legionari, proponendo,come provocazione culturale, storica e politica, Ronchi dei Partigiani.La motivazione è data dalla convinzione che se Ronchi si deve identificare con qualcuno, questo va trovato nei partigiani che hanno sacrificato la loro vita per la libertà di questa comunità. Il presente libro contiene gli Atti del convegno “Di cos’è il nome un nome?” La toponomastica a Ronchi e nella Venezia Giulia tra imposizione e mistificazione, tenuto a Ronchi il 14 giugno 2014, promosso dal gruppo stesso con l’adesione di diverse associazioni locali. Viene pubblicato in occasione del centenario della cosiddetta Marcia di Ronchi, arricchito da una serie di appendici (che approfondiscono alcuni temi legati alla storia, alla toponomastica, all’onomastica ed all’odonomastica del territorio monfalconese in particolare, ma anche della regione impropriamente definita Venezia Giulia)  Se ne parlerà il 9 novembre all'Auditorium di Ronchi, con Marco Barone, Luca Menegehesso, Alessandra Kersevan, Anna Di Gianantonio, Piero Purich, Claudia Cernigoi. L'evento è promosso dall'ARCI circolo E. Curiel di San Canzian d'Isonzo, Kappa Vu Edizioni e Resistenza Storica e l'associazione Jadro e libreria La linea d'ombra di Ronchi. 

Commenti all'articolo

  • Di Libera espressione (---.---.---.238) 2 novembre 2019 23:07

    La commissione contro il razzismo, l’antisemitismo e l’odio voluta dalla senatrice a vita Liliana Segre non è altro che la fotocopia di quella istituita nel maggio 2016 e coordinata dall’allora presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini. Una commissione allora intitolata a Jo Cox, deputata della Camera dei Comuni del Regno Unito uccisa da un esponente del movimento neonazista dopo che la stessa si era dichiarata contraria alla Brexit. I risultati portarono, nel luglio 2017, all’individuazione di quella che fu definita "La piramide dell’odio". In sostanza, furono classificate quattro sezioni della piramide: crimini d’odio (ovvero atti di violenza, fino all’omicidio, perpetrati contro persone in base a qualche caratteristica come il sesso, l’orientamento sessuale, l’etnia, il colore della pelle o la religione), il linguaggio di odio (minacce e/o incitamento alla denigrazione o alla violenza), le discriminazioni (lavoro, alloggio, scuola, relazioni sociali) e stereotipi e false rappresentazioni (stereotipi negativi, rappresentazioni false o fuorvianti, linguaggio ostile).Nella relazione finale si parlava di odio verso migranti e gitani, della violenza sulle donne, del bullismo, nei confronti di genere (lgbt) e per motivi religiosi. Vi erano inserite, insomma, tutte le singole categorie, eccetto una: quella legata all’odio verso chi non è di sinistra. Il fenomeno si sta accentuando infatti sui social. Su Twitter o Facebook, dove se sei un esponente di centrodestra o un giornalista che lavora per giornali non di sinistra, vieni censurato, ti viene cancellato il profilo o vieni tacciato di essere "fascista". Un esempio sono gli innumerevoli attacchi al leader della Lega Matteo Salvini, a cui spesso arrivano minacce di morte. Perché questo avviene? A spiegarlo la giornalista e scrittrice Francesca Totolo, che puntualizza come "le associazioni chiamate come consulenti per la Commissione all’epoca presieduta dalla Boldrini fossero tutte finanziate da Open Society Foundation di George Soros", ovvero del soggetto che da sempre dispensa risorse a chi porta migranti in Italia. Tra queste ci sono Amnesty International, Arci, Associazione 21 luglio, Associazione Lunaria, Cospe, Fidr, Human Rights Watch e Carta di Roma. "E a proposito di quest’ultima - prosegue Totolo - nel 2008 l’associazione Carta di Roma stilò la famosa Carta che i giornalisti italiani devono seguire e che impone l’uso di certi termini quando si parla di migranti, ad esempio. Insomma, l’imposizione della neolingua per obbligare al buonismo".Della commissione della Boldrini non si parlò molto all’epoca, ma di quella della Segre, che ha certamente un peso maggiore vista la storia del personaggio, si fa un caso nazionale. La verità è che da tempo si tenta di escludere da ciò che è consentito, tutto ciò che è di centrodestra e non si omologa al pensiero comune, quello che ci vorrebbe tutti perbenisti, buonisti e senza alcuna opinione personale. Insomma, il disegno della Commissione Segre viene da lontano ed è ben chiaro: chi non usa certi termini e alza un po’ i toni sia nella vita che sui social sarà un giorno punibile con le leggi che le caste dei potenti e le lobby a livello mondiale impongono grazie al dio denaro. Tutto il resto sarà bollato come "fascismo" e sarà eradicato.

  • Di Iniziamo anche noi a cambiare i nomi delle vie (---.---.---.177) 3 novembre 2019 11:41

    Il comunismo non è più in odore di santità. Almeno in Europa (e speriamo che non se ne accorgano i cinesi con i quali facciamo affari…). Perché a Strasburgo si è osato riconoscere finalmente i crimini di un’ideologia sanguinaria. Prima si parlava sempre di nazismo, ora sul banco degli imputati di una nuova Norimberga che ancora non c’è, siedono gli assassini comunisti. Con i loro cento milioni di morti. Apriti cielo. La risoluzione ha avuto i voti del Pd, del Ppe (con Fi), dei conservatori (con Fdi) e del gruppo Identità (con la Lega). Il comunismo va messo finalmente al bando, anche se si arrabbiano persino i dem italiani e i loro sodali, tipo Smeriglio, Majorino e il sempre presente all’appello Fratoianni. Ovviamente, non poteva mancare l’Anpi. In fondo, l’associazione partigiani incassa fondi pubblici per recitare sempre la stessa parte.

    Basta strade intitolate ai capi del comunismo

    Eppure, quella risoluzione – soprattutto in un’Italia che all’Europa si inchina ad ogni piè sospinto – non dovrà essere lasciata cadere. Perché da noi si blatera ogni giorno di fascismo, citato una sola volta in quel documento lunghissimo, e sembra vietato occuparsi dei crimini dello stalinismo e sui derivati. A Roma abbiamo un sindaco letteralmente impazzito e contagiato dal virus dell’antifascismo. Magari oggi Virginia Raggi potrà farsi spiegare chi era Palmiro Togliatti: in Europa uno come lui non avrebbe cittadinanza. Nella Capitale gli hanno dedicato tanti chilometri di strada. Ma in tutta Italia ci sono ancora tante e troppe vie e piazze intitolate ai più feroci criminali esponenti del comunismo. A partire da via Stalingrado. Lenin e Tito e tanti altri come loro sono ricordati a imperitura memoria nella toponomastica più servile che si sia mai potuta imporre per ragioni di parte. Nel nostro Paese sembra una bestemmia dedicare una strada a Giorgio Almirante; si mette in discussione la genialità di Gabriele D’Annunzio; ma si possono onorare con le piazze dittatori senza pietà. E ai loro epigoni. Ai loro ideologi. E vai con Mao Tse Tung. Che Guevara. Carlo Marx. Ho Chi Min.

    Quelli che restano affezionati ai loro nonni assassini

    Magari si potrebbe prendere esempio da un piccolo paesotto ucraino, al confine con la Romania. A Kalyny, villaggio di 5mila abitanti, nel 2016 una strada intitolata a Lenin è stata “ribattezzata” John Lennon. L’iniziativa, secondo l’allora governatore Gennadi Moskal, “rientra nell’ambito di una campagna del governo filo europeo di Kiev per rimuovere ogni traccia del passato comunista”. Da noi, i partiti comunisti fioccano. E comunque dalla scuola del Pci viene buona parte della classe dirigente di governo. Del resto, proprio Tito e persino i coniugi Ceausescu furono insigniti di onorificenze quirinalizie. Perché non ci siamo fatti mancare nulla quanto a sudditanza verso i satrapi rossi. C’è una lunga storia macchiata di sangue, in Italia, e che non si è mai voluto riconoscere. Quel triangolo della morte teatro di vendette infami nell’immediato dopoguerra per molti resta intoccabile. Sradicare quella “cultura” richiede ancora oggi coraggio. In Europa si è finalmente connotata come negativa l’ideologia comunista. Se ne sono condannati i crimini. Eppure c’è un pezzo di sinistra nostrana che si arrabbia per quella risoluzione. Vogliono tenersi strette le strade intitolate ai loro nonni assassini

  • Di L. B. (---.---.---.77) 6 novembre 2019 18:45

    Questa degli immigrati italiani che vogliono cambiare i nostri toponimi è proprio una ossessione. Prima i loro nonni negli anni 30 ed adesso i nipoti... Del resto cambia il colore politico, ma la loro voglia di fascismo è identica....

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