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Un occhio ironico e sincero sulla nostra realtà. Da Radio2 torna a trovarci Gaspare Bitetto

​Per parlare d'attualità non c'è niente di meglio che partire da un punto di vista dissacrante, quello della satira ad esempio può offrire molteplici chiavi di lettura per affrontare un'analisi sociale. Per farlo abbiamo deciso di importunare un autore lucido, da sempre amico di AgoraVox Italia: torna a trovarci in redazione Gaspare Bitetto.

 

Eccoci nuovamente insieme Gaspare, bentornato..

Ciao AgoraVox! Vedo che anche stavolta volano già parole grosse come “lucido” e “redazione”; non era un tinello l’ultima volta?

Chiacchierare è bello nel tinello, tendiamo a risentirci d'estate e questo può considerarsi ancora il punto più fresco e accogliente dove sederci e provare a fare un'analisi. Qualcuno direbbe che essendo virtuale è tutto un approccio mentale, ma è sicuramente reale constatare che questo è un appuntamento che merita d'essere rinnovato a fronte dei rapidi cambiamenti sociali (e umorali) che i media italiani affrontano, a volte alimentandoli, a volte subendoli. Da insider qual è il tuo punto di vista in materia, come siamo messi?

"La situazione politica in Italia è grave, ma non è seria", diceva Ennio Flaiano nel 1954. Sessantatre anni dopo non solo abbiamo dimostrato grandissima coerenza, non allontanandoci nemmeno di un passo da questa piccola perla di analisi, ma abbiamo anche smesso di relegarla alla politica e l'abbiamo estesa a tantissimi altri campi. Il nostro è un periodo storico dominato dalla Schadenfreude, ovvero quel sottile senso di piacere che si prova nel vedere gli altri fallire. E' un comportamento legato a due fattori primordiali della natura umana: l’identità e l’autostima. In una società competitiva come la nostra, veder fallire l’avversario ci eccita, ci fa sentire improvvisamente migliori, e questo vale sia per i singoli individui (autostima) che, in maniera estesa, per i gruppi di cui facciamo parte (identità). Si tratta di una sensazione del tutto illusoria, ma che la nostra psiche percepisce in maniera molto reale, e nessuno direbbe mai di no a una bella dose di endorfine.

Schadenfreude, interessante concetto. Sembra fotografare una situazione sociale tendente al cinismo. Il fallimento altrui come rivalsa...

Il punto è che non c’è nulla di male nella Schadenfreude fin quando ci troviamo a ridere guardando una Fail Compilation su YouTube (autostima, appunto), o quando esultiamo per il fallimento dei nostri rivali e avversari (non vale solo per il calcio, ovviamente; si pensi ad esempio a tradizioni antiche come il Palio di Siena, in cui per una contrada vincere è importante, ma lo è altrettanto veder perdere la contrada rivale), tanto che nella storia della comicità si ricorre alla Schadenfreude fin dalla notte dei tempi, da Plauto ai giullari medioevali, da Shakespeare a Cervantes, da Charlie Chaplin a Mel Brooks, con tutta la tradizione della slapstick comedy. La situazione, però, diventa problematica nel momento in cui questo tipo di dinamiche inizia a manifestarsi in ambiti più importanti della nostra vita, come la politica e i rapporti sociali. Purtroppo, oggi, la maggior parte dei sistemi politici è di stampo bipolare, con a capo “uomini forti” che accentrano su loro stessi l’intera attenzione delle masse. Si è pro o contro Trump, pro o contro Marie Le Pen, pro o contro Renzi, Salvini o Grillo, e quasi mai pro o contro l’insieme delle idee e delle posizioni politiche che queste persone dovrebbero rappresentare (sempre che ce ne siano), e questo è un terreno estremamente fertile per la proliferazione della Schadenfreude, che è tanto più grande quanto è forte, potente o famosa la persona che di volta in volta si trova a compiere un passo falso.

Tv e giornali sembrano alimentare questo approccio, soprattutto sul web!

I media (tradizionali e non) ci vanno a nozze, sempre. Poco importa se il risultato finale finisce per tradursi in conseguenze oggettivamente negative per milioni e milioni di persone, questo perché i media registrano la Schadenfreude come “interesse” e tendono a dare maggior risalto agli eventi che la causano, in un mix tossico di intrattenimento, politica e “giornalismo”. Questo tipo di approccio, a lungo andare, genera quello che il filosofo René Girard definiva “Il meccanismo del capro espiatorio”, ovvero quella serie di processi per cui l’eccesso di polarizzazione all’interno di una società crea rivalità, la rivalità genera violenza e questa violenza, piuttosto che degenerare in conflitto, sublima nel comune intento di riversare mutua ostilità su una “vittima sacrificale”, in senso più o meno lato, al fine di ristabilire un senso di coesione sociale allontanando la causa di malessere percepita. Anche questo è un comportamento che si ripete ciclicamente nelle società umane, perché l’uomo può evolversi e affinare le proprie conoscenze e tecnologie, ma in fondo, molto in fondo, resta sempre uguale a se stesso. E anche se sacrificare un capro espiatorio non ristabilizza alcun ordine sociale se non in maniera del tutto temporanea, l’uomo non riesce a fare a meno di trovarne periodicamente uno. Si pensi ai miti della cultura greca o a quelli delle culture pre-colombiane, alla nascita delle grandi religioni monoteiste, alla caccia alle streghe, fino alla droga, al rock e alla pornografia, come sottolineava Bill Hicks nel suo One Night Stand. Oggi la situazione non è cambiata, ma i nostri nuovi capri espiatori sono gli immigrati da un lato e gli “illuminati” dall’altro. Va da sé che entrambe le posizioni sono ugualmente ridicole. Insomma, viviamo in tempi difficili, ma passeranno, e così come passeranno, prima o poi, torneranno di nuovo. Ciò che conta è non dimenticarselo.

Con l'arrivo dell'estate soprattutto i media classici sembrano prepararsi all'oblio, con ondate di repliche che cercheranno di catturare la bassa attenzione contando sull'effetto nostalgia. Così, come capita a scuola, la tv va in vacanza... sembrano sopravvivere solo il web e i social con la loro necessità di aggiornamento perpetuo?!

Sulla base di ciò che dicevo poco fa, forse è una fortuna che i media tradizionali vadano in vacanza. Ormai con internet si può avere tutto on demand, si può interloquire perennemente con chiunque, tutti possono consumare e produrre contenuti in ogni momento. L’unico oblio di cui dobbiamo preoccuparci, eventualmente, è il nostro, e non coincide necessariamente col periodo estivo.

C'è chi dice che siamo un Paese senza memoria, allora occorre allenarla. Prima di proseguire in questa chiacchierata facciamo il punto della situazione, l'immancabile "dove eravamo rimasti"; con te abbiamo raccontato Spinoza, ci siamo addentrati in Diecimila.me, abbiamo analizzato il delicato periodo storico dopo Charlie Hebdo e ci siamo infiltrati in Rai all'interno di Radio 2, luogo in cui hai scritto "Me Anziano You TuberS" in compagnia del guru di Cuore, Claudio Sabelli Fioretti, di Claudio Di Biagio e di Federico Bernocchi. Partendo da quest'ultima esperienza ci racconti la radio?

Facciamo che invece parto prendendo il discorso da lontano, perché ormai mi conosci: queste interviste sono la mia valvola di sfogo per dilungarmi in enormi pipponi che altrimenti non farei (per l’immensa gioia dei vostri responsabili SEO), quindi partiamo dal principio; per me la radio è (ed è sempre stato) il mezzo di comunicazione per eccellenza: bellissimo e inarrivabile nella sua poetica semplicità. Lo dico dal punto di vista artistico, si intende, perché non ho nulla in contrario a tutti gli altri mezzi di cui disponiamo, specie quelli più tecnologicamente avanzati (voglio dire, hai visto che passi da gigante ha fatto la realtà virtuale nell’ultimo anno? Dire che sono sbalorditivi è dir poco), però quello che manca agli altri mezzi di comunicazione è il totale coinvolgimento di chi li utilizza al netto della semplicità di fruizione. Serve ancora citare Orson Welles e la sua Guerra dei Mondi? Non credo. La radio entra direttamente nel cervello dell’ascoltatore: la radio è amica, compagna, consigliera, affabulatrice, ma non ti impone nulla, ti chiede solo di giocare con lei, di collaborare, di fare la tua parte, di creare nella tua testa il mondo che ti sta descrivendo e di diventarne parte integrante in prima persona. Ha la potenza espressiva ed evocativa di un libro, ma allo stesso tempo la facilità di fruizione della televisione: il risultato finale lo crei per metà anche tu che ascolti. Per questo le voglio così bene, da sempre, e non potrei essere più felice per l’opportunità che ho di trasmettere ogni giorno da un’emittente bella e importante come Radio2. Oltretutto a Radio2 ho avuto la fortuna di collaborare nella scrittura e nella realizzazione di uno dei programmi più innovativi del palinsesto, con collaboratori e speaker eccellenti e ascoltatori fedeli, intelligenti e sempre pronti a supportarci e a divertirsi con le idee che gli lanciamo. Me Anziano You TuberS è stata una grande sorpresa per tutti e noi siamo molto soddisfatti dei risultati che abbiamo ottenuto. Continueremo ad andare in onda fino al 7 luglio, poi ci prenderemo una meritatissima pausa estiva per ricaricare un po’ le batterie in vista della nuova stagione.

Svilupperai ulteriormente l'idea geniale di accostare due mondi per raccontare e raccontarsi?

La ringrazio per la domanda, dottor Marzullo. Continuerò sicuramente a fare tutto ciò che di bello Radio2 vorrà propormi, perché squadra vincente non si cambia. Sto già lavorando a una nuova trasmissione che andrà in onda questa estate, ma per il momento non posso dirti di più. Scoprirai tutto non appena verrà pubblicato il palinsesto estivo.

A proposito di web, facciamo un gioco? A cosa ti fanno pensare questi spunti e - per dirla alla Pif - come li racconteresti ad un alieno:

Gli haters sui social

Gli haters sono persone che hanno bisogno di affetto. La prossima volta che ne incontri uno abbraccialo e digli che andrà tutto bene.

Covfefe

Covfefe è un acronimo, come RSVP, sta per “Come Over Vladimir For Election Fraud Event”, mi stupisce che siamo ancora qui a parlarne.

Eheheh.. L'hashtag #fategirare e la viralità delle bufale

Amici alieni, quel post “Visita la Terra, è un pianeta bellissimo” era una bufala. Stupidi voi che ci siete cascati, ma già che siete qui, #fategirare

Guerra al terrorismo

La guerra al terrorismo è come la guerra alla droga: vincerla è impossibile, anche se il nemico ha tendenze autodistruttive.

Torniamo a parlare di un amore antico e mai sopito: quello per la satira!

Ecco che mi ritorna l’orticaria.

Dopo aver affrontato il tornado dei fenomeni 2.0 ed essere quasi completamente sparita dalla tv italiana, qual è lo stato di salute di questo ironico strumento, riesce ancora in qualche modo ad essere cane da guardia del potere?

Anche la Sciarelli si è arresa. Fortunatamente la maggior parte dei fomentatissimi “autori di satira” che erano in giro fino a qualche tempo fa ha gettato la spugna, altri hanno accettato di lasciarsi definire “comici” e di provare a far ridere e basta senza grandi pretese, altri (pochi, purtroppo) si sono messi a studiare e ora stanno facendo una gavetta di tutto rispetto, li apprezzo molto. Certo, qualcuno ancora si ostina a strillare “satira satira satira” senza sapere nemmeno di cosa sta parlando, ma solo perché il suicidio assistito è ancora illegale in Italia. Si stancheranno, o le cause naturali avranno la meglio su di loro. Io credo in una cosa molto semplice: per fare davvero satira bisogna soffrire, e chi sta soffrendo in questo momento non ha il tempo di andare a caccia di like su Facebook. I tempi torneranno ad essere maturi per una nuova esplosione di satira di qualità, ma per il momento tutto ciò che c’è di buono tace o se ne sta un po’ nascosto, come è giusto che sia, perché il nemico bisogna studiarlo prima di partire all’attacco, altrimenti si perde in partenza. Ah, e poi ci sono le vignette di Marione (ahahahahahahah, scusate).

Ogni volta che torni qui ad AgoraVox ci offri qualche interessante spunto, allora - come l'ultima volta - te lo richiedo: un libro sul comodino, un fumetto nello zaino, una trasmissione in streaming, un programma in podcast. Cosa stai leggendo, guardando, ascoltando in questo periodo?

Un libro: The 48 Laws of Power, di Robert Greene; un fumetto: This Modern World, di Tom Tomorrow. In streaming guardo American Gods. L'appello è sempre quello: studiate il nemico! Poi passo tantissimo tempo su Netflix e su YouTube, è una buona scusa per far credere a tutti che stia lavorando.

Facciamo anche agenda: prossimi appuntamenti? Dove trovarti e ritrovarti?

 

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