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Un libro... diverso! Parliamo di Saffo

Dopo tante interviste e storie note, questo sabato ho voglia di uscire dagli schemi e fare due chiacchiere su una poetessa che con gli schemi e la normalità non ha nulla a che fare, ma che a quanto pare sarebbe tanto di moda in questi giorni così particolarmente caldi in materia di...omosessualità!

Due righe giusto per comunicare, a chi ancora non la conoscesse, che Saffo è la prima poetessa in assoluto a parlare di amore omosessuale nella storia della letteratura internazionale.

Nasce a Ereso (costa occidentale dell’isola di Lesbo - da cui la parola "lesbiche" ad inidcare l’amore omosessuale tra individui di sesso femminile) intorno al 630 a.C.
Appartenente ad una famiglia aristocratica dell’isola, fu costretta, per un periodo, ad abbandonare Mileto per un esilio forzato in Sicilia, in seguito ad alcune torbide faccende che toccarono da vicino la sua famiglia (604/596 a.C.). Di lei sappiamo anche che si sposò, come conveniva alle ragazze del tempo e del suo ceto, e che ebbe una figlia, l’amatissima Cleide, paragonata ai "fiori d’oro".

Ho una bella fanciulla

Ho una bella fanciulla
simile nell’aspetto ai fiori d’oro,
la mia Cleide diletta.
Io non la darei né per tutta la Lidia
né per l’amata...


Nella sua isola, questa poetessa ricca di beni e di spiritualità, insegna alle giovani donne, promesse spose. Si rivolge loro tramite liriche forti, poesie dense di spiritualità, di sensualità, di eros e di amore.

Sradicata dal suo tempo e dal suo spazio questa donna immortale potrebbe essere una figlia dei nostri giorni, compagna, madre, moglie, oggetto sublime di desiderio per acutezza di spirito e spiccato senso della fisicità intesa come mezzo divino.

Questa la sua prima lirica amorosa, segno di gelosia contro un uomo beato nell’accostarsi alla sua bella, cui lei teme persino di passare al fianco.




A me pare uguale agli dèi

A me pare uguale agli dèi
chi a te vicino, così dolce
suono ascolta mentre tu parli

e ridi amorosamente. Subito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce

si perde sulla lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue nelle orecchie.

E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente.



Questa lirica è qui riportata come tradotta da Salvatore Quasimodo, il quale se ne occupò in una raccolta di frammenti pubblicata nel 1940.
Fin da subito si avverte l’urgenza della trasmissione del sentimento, la fisicità e il desiderio vanno di pari passo. E’ di carne e sangue che si parla, di lingua, occhi, orecchie, cuore, e già da subito si invoca la morte, conseguenza felice e diretta di un desidero che rimarrà inespresso.






Tramontata è la luna

[...] e ora nel mio letto resto sola.

Scuote l’anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.

Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero.



Amore e voluttà, già presenti così lontano nel tempo, eppure veri, vividi, sentiti e pulsanti nel corpo e nell’anima di una rappresentante di una casta privilegiata. Ma già da allora, sebbene usi e costumi fossero ben differenti da quelli di oggi, certi amori erano banditi, segnati, e spesso la morte, era l’unica via di salvezza. Così ritroviamo in qualche frammento più tardo...

A Ermes

Ermes, io lungamente ti ho invocato.
In me è solitudine: tu aiutami,
despota, ché morte da sé non viene;
nulla m’allieta tanto che consoli.

Io voglio morire:
voglio vedere la riva d’Acheronte
fiorita di loto fresca di rugiada.


Eppure, nonostante questo dolore, questo desiderio, questa vita in parallelo, nella sua cerchia di alunne ed amiche mai si parla di morte o di argomenti rigonfi di tristezza. Bandito è il dolore e pensiero infelice. Il bello ed ogni suo aspetto viene celebrato come inno alla vita, là dove per bellezza molto s’intende oltre al corpo perfetto.

Il bello è l’interiore sentire, il tendere alla perfezione, l’esprimere, in ogni modo consentito, la purezza dello spirito, del sentimento , del sognare.

Con due righe concludo questo breve interludio, per riprenderlo in altro momento, per lasciare che la mente vaghi tra concesso e proibito, tra amore e sesso, tra passione e desiderio antico.

Chi è solo bello, resta bello all’occhio.
Ma chi ha valore sarà bello per sempre.


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