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Un impoverimento planetario

Sul nostro pianeta al momento sono circa 7000 le lingue parlate. Entro la fine del secolo questo numero verrà dimezzato per poi arrivare al 5-10% tra due secoli.

Sono queste le stime del linguista americano Michael Krauss dell’Università di Fairbanks in Alaska.

E se le statistiche non mentono entro la fine del mese ne sarà morta un’altra...
Quest’anno, dichiarato dalle Nazioni Unite "Anno internazionale delle lingue", è toccato fra le altre all’eyak, lingua madre di Marie Smith Jones , che dal lontano 1993, anno di morte della sorella, ha affrontato il peso di essere "l’ultima mohicana". Purtroppo Marie si è spenta il 21 Gennaio di quest’anno a 90 anni.

Questa signora ha combattuto per tutta la sua vita una battaglia culturale per salvare la sua lingua e la sua cultura dall’oblio, probabilmente in parte ci è riuscita, ma la sua è stata una battaglia persa in partenza. Figlia di una cultura indigena, posseditrice di parole e concetti a noi sconosciuti, si è dovuta arrendere ad una società che impediva l’insegnamento delle lingue indigene nelle scuole, "nessuno dei miei fratelli ha imparato l’Eyak poiché siamo cresciuti in un’ epoca in cui è considerato sbagliato parlare un’altra lingua che non sia l’inglese" ha recentemente dichiarato una delle sue figlie; negli ultimi anni lo parlava solo con Krauss che per motivi di studi lo aveva imparato.

Lontana dai media, figlia di una "cultura minore", o almeno ritenuta tale, non ha però del tutto perso. E’ diventata un simbolo per molti, anche di lande lontanissime, della lotta indigena.

Come lei purtroppo ci sono molti altri esempi: Charlie Mungulda, l’ultimo parlante dell’Amurdag (lingua che peraltro era già stata dichiarata estinta); le due sorelle che parlano Sireniski, l’ultimo Pazeh, l’ultimo Serrano e molti altri...

Il fenomeno è diffuso in tutto il mondo, ogni continente ha le sue vittime. Ogni nazione, Italia compresa (il Giudeo-Italiano o Italkian, che raggruppa varietà di lingue parlate in maniera fluente da poco meno di 200 persone, la maggior parte nella zona di Roma) ha i suoi "panni sporchi".

 

Come si riconosce una lingua in via d’estinzione?
Senza entrare in dettagli tecnici diamo la risposta più semplice: Quando smette di essere insegnata ai bambini.

Questo può succedere per innumerevoli motivi, personali e “ambientali”. Sull’ambito personale nulla da dire, ognuno fa le proprie scelte. L’importante è che non siano dettate da diktat esterni come successo alla maggior parte delle lingue in questione dove l’insegnamento fu proibito: senza andare a cercare esempi strampalati basti pensare al tedesco nel dopoguerra, nelle scuole pubbliche o dove la società sminuiva determinate culture, costringendo, visto che la lingua è il simbolo primo di una cultura, i parlanti ad “abbandonarla” più o meno gradualmente. Purtroppo non è un fenomeno prettamente “naturale”.

Perché preoccuparsi dell’estinzione di una lingua?
In fondo se il 96 per cento della popolazione parla solo il 4 per cento delle lingue il problema potrebbe essere irrilevante.

Non è così.
"Ogni volta che perdiamo un idioma diventiamo più poveri come specie. Rimaniamo privi di quel particolare adattamento e di conseguenza della diversità che ci ha permesso di sopravvivere" dichiara Krauss.
L’umanità in sostanza deve il suo stato attuale proprio a questa diversità, un sostanziale appiattimento porterebbe all’assopimento culturale e mentale. La perdita quindi non è solo antropologica (che peraltro di per sé sarebbe già rilevante) ma storica, logica, filosofica ed etica per dirne solo alcune.

Commenti all'articolo

  • Di Truman Burbank (---.---.---.85) 25 novembre 2008 22:36

    Dice un antico proverbio che non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.
    Perciò approvo l’articolo nelle linee generali, ma bisogna anche ricordare i vantaggi di ciò che sta succedendo.
    La capacità di comunicare tra popolazioni diverse è molto cresciuta nell’ultimo secolo. Solo per restare in Italia, una cinquantina di anni fa un meridionale ed un settentrionale (se ambedue di bassa cultura ) avevano serie difficoltà a comunicare, perchè erano cresciuti parlando il dialetto locale.
    La figura che illustra l’articolo è emeblematica, la Torre di Babele non fu mai completata perchè la varietà di lingue impediva una comunicazione efficace.
    Oggi sta succedendo qualcosa di opposto a cò che (miticamente) avvenne nella torre di Babele: tutti gli umani cominciano a capirsi tra di loro. Nei libri di storia dell’anno 10 000 d.c. potrebbe essere considerato un avvenimento storico.

    • Di (---.---.---.39) 29 novembre 2008 07:04

      concordo con quanto dici, ciò non toglie che non dobbiamo perdere le nostre origini... Parlare una lingua comprensibile tra popolazioni diverse, vedi culture, non deve derivare dalla perdita della propria identità...
      Comunque, è mia intenzione analizzare anche il fenomeno di cui parli in un prossimo articolo.

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