• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Un fenomeno migratorio al femminile: le badanti

Un fenomeno migratorio al femminile: le badanti

L'articolo ripercorre brevemente l'identikit delle c.d. badanti, provenienti dall'Europa Orientale. Cosa vengono a fare qui? Chi sono? Come affrontano la loro transnazionalità?

 

Nota introduttiva: tutte le parole terminanti con un asterisco (*), intendono evitare di assegnare uno specifico genere a quella parola, così da poter permettere a tutt* di riconoscervisi. Per praticità di lettura, gli articoli sono stati lasciati declinati al maschile plurale.

Il fenomeno migratorio femminile ha origini e destinazioni che cambiano a seconda del background, della vita di ciascuna migrante e soprattutto a seconda del Paese verso cui si dirige. Da alcuni studi è emerso come la presenza in Italia di una migrazione femminile, proveniente soprattutto dall'Europa Orientale, destinata a ricoprire mansioni quali la cura di anzian* e/o ammalat* gravi, sia dettata dalla presenza di un welfare pubblico, che non riesce a rispondere adeguatamente e in modo sufficiente alla crescente domanda di assistenza in questo settore. Il gap si basa principalmente sull'aspetto dell'assistenza fornita a domicilio e non all'interno di strutture specializzate; né in strutture ospedaliere, per ovvi motivi.

In cosa consiste la differenza maggiore tra un'assistenza a domicilio e una ospedaliera o in una casa di cura specializzata? L'assistenza a domicilio si caratterizza di diversi vantaggi. Primo fra tutti, la possibilità di curare l'anzian* o l'ammalat* nel proprio ambiente familiare, a casa, circondat* da ricordi, affetto e una familiarità con l'ambiente circostante, che stimola l'assistit* e ne testimonia anche il ruolo da quest* ricoperto in passato. Un ruolo attivo che ha portato alla costruzione di quanto lo/la circonda, generazioni future incluse. Un vantaggio, dunque, il domicilio sia in termini pratici che per quanto riguarda l'umore. 

Le assistenti familiari non sono un fenomeno recente della storia del nostro Paese: infatti, dopo un primo momento di migrazioni di breve raggio e durata modesta, a partire dagli anni Settanta il fenomeno migratorio legato al welfare privato è aumentato in modo esponenziale, sino ad assumere una consistenza sempre più importante negli anni Novanta e a radicarsi definitivamente nel 2000. Contemporanea alla crescita di figure lavorative straniere del settore assistenziale, la diminuzione di assistenti familiari di nazionalità italiana. Fenomeno che ha recuperato di alcuni punti in questi anni di crisi economica, ma che non scalza la richiesta e l'offerta di personale straniero. 

A testimonianza di ciò, il provvedimento di sanatoria legato alla legge Bossi-Fini, ha mostrato una quota di stranier* addetti a questo specifico settore pari al 76%. Dati che non prendono in considerazione il lavoro "sommerso". 

La migrazione femminile si connota di motivazioni differenti. Alcune donne migrano per ricongiungersi, dopo anni di separazione, con il fidanzato/compagno/marito. Ricongiungersi perché evidentemente il partner ha trovato la stabilità per la quale era emigrato dal Paese di origine. Alcune migrano per motivi legati allo studio. Altre per necessità economiche: la ricerca di un lavoro retribuito diventa fondamentale. Anche in questo caso i motivi sono diversi: raggiungere un'indipendenza economica, aumentare il peso della propria presenza all'interno della società di origine e della famiglia, costruire un futuro per sé stesse e soprattutto per i figl*, rimasti nei paesi e città di provenienza. Il lavoro di "badante" spesso, per le donne provenienti dall'Europa Orientale, è uno dei lavori più immediati. Per fare un esempio, la scarsa conoscenza della lingua italiana e la condizione di irregolarità spesse volte portano a considerare come unica alternativa l'impiego nel settore del welfare privato. Inoltre lavorare come assistente familiare può significare un risparmio in termini di affitto e bollette se si co-abita con chi si deve assistere. 

Questi lavori non sono però da legare ad un livello medio-basso di istruzione delle donne che arrivano. Anzi, dagli studi emerge una chiara smentita al riguardo: la maggior parte delle assistenti familiari dichiara di essere in possesso di quello che, per il sistema scolastico italiano, è un diploma di scuola media superiore o istituto professionale o di una laurea universitaria. La dissoluzione dell'Unione Sovietica prima e l'ingresso nell'economia di mercato poi non hanno favorito lo sviluppo di condizioni di vita e di lavoro tali da poter mantenere sé stesse e/o le proprie famiglie. Il costo della vita in molti Paesi dell'Europa Orientale è di poco più basso ormai degli standards italiani. A questo, si aggiungono: inflazione, disoccupazione, sottoccupazione, salari non pagati regolarmente oppure salari regolarmente retribuiti ma molto bassi (per fare un esempio, in Repubblica di Moldova lo stipendio medio di un/a medico è pari a 150 euro al mese).

Tutto questo crea un circolo vizioso a cui tutt'oggi non si trova soluzione: siamo in presenza di un capitale umano inutilizzato nei Paesi di destinazione (come l'Italia) e impoverito in quelli di provenienza. Questo aspetto è molto importante, poiché molte donne emigrano con l'intento di tornare un domani, proprio perché nel Paese di origine non sono valorizzate le loro conoscenze, ma attraverso un guadagno in Italia ed inviando le rimesse a casa possono offrire ai figl* un futuro forse diverso dal proprio. Questo atteggiamento si ripercuote anche sul mercato del lavoro.

Il lavoro c.d. in nero consente di evitare il versamento di contributi per una pensione che non si avrà mai, in quanto il progetto migratorio non prevede di restare in Italia. L'idea di tornare nel Paese di provenienza è di solito molto forte, soprattutto perché famiglia, amic* e parent* resta lì. Rimanere in contatto con la vita lasciata indietro, se da una parte può essere mitigato dalla tecnologia (fra i primi acquisti, le donne dichiarano computer per installare Skype e poter parlare e vedersi con i figl*), dall'altra comporta uno stress emotivo e fisico molto grosso. Spesso il nucleo monoparentale diventa oggetto di crisi o si dissolve.

Oltre alla lontananza fisica c'è di più: la possibilità di guadagnare ed inviare un sostegno economico diventa una via di emancipazione che ha i suoi effetti. Così come vivere in un Paese culturalmente diverso dal proprio. La letteratura riscontra una notevole difficoltà nel gestire la situazione familiare e sociale dall'Italia poiché, sebbene le donne emigrate si appoggino a figure di fiducia, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo dei figl*, resta elevata la volontà di rafforzare la propria capacità decisionale sui meccanismi familiari di cura ed educazione. Le rimesse vengono inviate a casa nei Paesi di provenienza, ma le si intende gestite dall'Italia. Tra i primi acquisti effettuati, spesso ci sono oggetti che vengono acquistati solo per rimarcare simbolicamente di fronte alla società di provenienza il successo del proprio progetto migratorio. Le rimesse diventano uno strumento per affermare il proprio status quo, ma anche il modo di "sovvertire la normalità", in quanto in Italia attraverso il "badantato" si guadagna dieci volte più di prima. I vecchi equilibri si spezzano o si modificano. Risalta il bisogno di rinegoziare il proprio ruolo di donna/moglie/compagna/madre/figlia: ridefinire la propria autonomia.

In aggiunta ai soldi, vengono inviati regali, soprattutto all'indirizzo dei figl*. Questo comportamento tradisce un senso di colpa che le madri provano nei confronti dei figl* lasciati indietro. I regali diventano una testimonianza di affetto che resta immutato e di presenza costante, nonostante la lontananza. Un modo per continuare ad essere mamme, anche se trasnazionali.

L'integrazione tra migranti e tra migranti e società di arrivo si svolgono con modalità differenti, dipende dall'età di ciascuna. Le ragazze giovane talvolta provano a ricercare contatti e legami anche con italian*. Mentre per chi è più in là con gli anni, si frequenta un gruppo di connazionali. I parchi non sono solo punti di ritrovo e socialità, ma anche un modo per confrontarsi con le connazionali circa i problemi che si affrontano sul lavoro, chiedere consiglio oppure sono un punto informazioni per chi è arrivato da poco o chi vuole cambiare lavoro. Le c.d. caporalesse (intermediarie) sono pronte a fornire informazioni in cambio di una percentuale di stipendio per il primo mese di lavoro, se quest'ultimo è stato trovato da loro. E i loro uffici sono i parchi.

Anche tra conoscenti e amiche il passaparola è il metodo più utilizzato nella ricerca di lavoro, poiché sia per assistenti familiari che per le famiglie/dator* di lavoro è il modo più rapido per fare incontrare domanda/offerta. Il vantaggio è molteplice: le referenze provengono da persone conosciute e quindi da entrambe le parti è percepita maggiore sicurezza, inoltre il passaparola è la chiave del "sommerso". Il ruolo della rete e del network sono fondamentali, in quanto punti di appoggio, di mobilità sociale e di cambiamento. Dall'altra parte però rischiano di creare una "segregazione occupazionale" maggiore.

Le reti migranti/network si differenziano sostanzialmente dalle catene migratorie; queste ultime ricomprendono tutti quei processi migratori legati alla migrazione intesa come spostamento verso Paesi nei quali sono presenti già conoscenti, amic*, parenti,… mentre il concetto di rete riconduce ad una serie di fenomeni sociali legati all'inserimento nel mercato del lavoro, nella ricerca di una casa, alla sfera sociale e al mutuo sostegno, nonché ad una rielaborazione culturale che ha ripercussioni anche sulle costruzioni culturali e sociali tradizionali. 

Benché la necessità di doversi appoggiare ad assistenti familiari sia innegabile, non sembra siano stati attivati grandi canali per riconoscerne definitivamente i ruoli o sostenerne le competenze. Le sanatorie consentono di regolarizzarne la presenza delle assistenti familiari sul mercato del lavoro e di associarle ad un contratto, ma è solo di recente che alcuni siti di aziende sanitarie a livello regionale rimandano a link specifici di associazioni o a liste di professioniste del settore, riconosciute e referenziate. Il carico di domanda nel settore assistenziale è così vasto che il welfare pubblico non può più fare a meno di queste figure. E in ogni caso, anche se potesse, non potrebbe offrire un servizio domiciliare così presente e strutturato. 

La domanda sorge spontanea: se si pretende di appoggiarsi a figure professionali straniere per colmare una lacuna del sistema sanitario statale e regionale su questioni così delicate, cariche di responsabilità, che entrano nel cuore delle famiglie italiane, perché non si intende sviluppare un sistema di mobilità del capitale umano e sociale transnazionale e di flessibilità dei confini?

In fondo siamo in Europa...

 

 

Bibliografia e Drafts

Ambrosini M. e Berti F. - "Percorsi migratori: integrazione locale e sentieri di co-sviluppo", ed. F. Angeli 2009

Castagnole E. e Eve M. - "Madri migranti: le migrazioni di cura dalla Romania e dall'Ucraina in Italia", in Working Paper n.34, ed. CeSPI 2007

Cingolati P. - "Romeni d'Italia: migrazioni, vita quotidiana e legami transnazionali", ed. Il Mulino 2009

Decimo F. e Sciortino G. - "Reti migranti", ed. Il Mulino 2006

D'Ignazi P. e Persi R. - "Migrazione femminile", ed. F. Angeli 2004

Sgritta G. - "Badanti e anziani: in un welfare senza futuro", ed. Lavoro 2009

Vietti F. - "Euro-stil: storia di una famiglia transnazionale moldava", in Mondi Migranti n.1, ed. F. Angeli 2009

 

Sitografia

AIOCC http://www.assistenzanziani.it/finm...

Caritas

http://www.caritasitaliana.it

CeSPI

http://www.cespi.it/pubblicazioni.html

Cestim

http://www.cestim.org/index01dati.h...

Dossier Caritas Migrantes

http://www.dossierimmigrazione.it/s...

Osservatorio Balcani e Caucaso http://www.osservatoriobalcani.org

 

Foto: Alessandro Bonvini/Flickr

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares