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Un anno in hashtag. Il 2011 raccontato da twitter

 

Che twitter sia uno dei topic dell'anno non ci voleva molto a scoprirlo. Il racconto in diretta e spesso prima delle agenzie di quello che succedeva nel mondo lo hanno raccontato giorno per giorno. Dalle storie più grandi come i tweet dalle piazze calde dell'Arabia in protesta o dall'Inghilterra in fiamme fino alle storie apparentemente meno grandi ma appassionanti come quella di Sohaib Athar (@ReallyVirtual) che ha involontariamente twittato in diretta la cattura di Bin Laden, o l'arresto dell'attivista in barhein @angryarabiya. A raccontare queste storie come ormai sappiamo tutti, sono gli hashtag, ovvero delle parole precedute dal simbolo # che rappresentano/descrivono ciò di cui si sta parlando (spesso sulla scelta degli hashtag si creano ulteriori discussioni come quello italiano su #itadefault vs #italiaresiste vs #italiareagisci).

Sono prorpio alcuni di questi hashtag che hanno raccontato i principali avvenimenti di questo 2011. Proprio da ciò è nato il sito Year in Hashtag ovvero "uno sguardo sul 2011 da un punto di vista particolare: la Rete e i suoi utilizzatori". E così dagli ideatori sono stati raccolti hashtag internazionali come #OccupyWallStreet #BinLaden #Egypt #Tahrir, i meno impegnati come #RoyalWedding sul matrimonio reale inglese, ma anche alcuni più nostrani come #aeiouy (sulla caduta di Berlusconi), #allertameteoLG (sul disastro in Liguria), #notav o #iohovotato (sul Referendum). Ovviamente a farla da padrona sono i primi e in particolare quelli delle proteste e in particolare della cosiddetta Primavera Araba:

Per Time persona dell’anno è “il manifestante”. A scorrere Year In Hashtag non si può non essere d’accordo: sono le piazze i luoghi in cui la Storia è passata e si è fermata a lungo nel 2011, sono coloro che hanno animato quelle piazze ad aver scritto pagine di storia, ad aver gettato le basi per le storie che verranno.

E il fatto che gli ideatori del sito abbiano decretato il "citizen journalist" come persona dell'anno, per chi scrive su AgoraVox non può che far piacere:

Però noi pensiamo che persona dell’anno sia anche “il citizen journalist”, che spesso non è altro che “il manifestante” armato di smartphone e account su un social network e in altri casi è qualcuno che non può fisicamente essere presente ma da casa sua, con computer e connessione a internet, partecipa agli eventi in modo semplice ma fondamentale: raccontando quello che succede, raccogliendo notizie, informazioni, richieste, fotografie, video e rilanciandoli, amplificandoli, contribuendo a costruire la narrazione dell’evento (...) per valorizzare l’impegno di migliaia di persone nel mondo che ogni giorno hanno costruito un pezzo della Storia di questo anno indimenticabile.

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