Un altro giornalista arrestato in Bahrain

Il nuovo anno inizia con una cattiva notizia per i sostenitori dei diritti umani in Bahrein. Un altro giornalista è stato arrestato nella monarchia del golfo persico in circostanze oscure, è quanto riferisce in un post il Bahrain Center for Human Rights.
Il giornalista, Ahmed Humaidan, vittima di questo ennesimo arresto ai danni di personale dell’informazione, è un noto e premiato fotografo che attraverso i suoi scatti ha documentato la quotidianità delle proteste nel piccolo arcipelago.
L’arresto del fotografo è avvenuto nella mezzanotte (ora locale) del 29 dicembre mentre Ahmed si trovava con alcuni amici in città: una quindicina di uomini in borghese lo hanno prelevato e portato via, senza identificarsi e senza fornire ulteriori informazioni. Tutto ciò ha chiaramente allarmato i suoi famigliari che invano lo hanno cercato per ore nelle stazioni di polizia locale, senza però ricevere mai una risposta. La sorte del malcapitato giornalista è stata scoperta soltanto 19 ore dopo a seguito di una chiamata di venti secondi dello stesso Ahmed. Nel breve tempo che ha avuto a disposizione il giornalista ha raccontato di essere detenuto in un centro investigativo senza la possibilità di contattare il suo avvocato.
Il centro per i diritti umani del Bahrain è convinto che questo sia l’ennesimo arresto per l’ottimo lavoro di alcuni giornalisti che denunciano quotidianamente la violazione dei diritti umani.
Purtroppo questo è l’ultima di una serie di brutte notizie che riguardano il Regno guidato dal re Al Khalifa, in carica ormai da 13 anni. Soltanto un giorno prima era stato arrestato, e poi subito liberato, il fotografo Mazen Mahdi che aveva denunciato tutto in diretta su twitter. Mentre il 19 dicembre una persona è morta a causa dell’uso dei gas lacrimogeni da parte della polizia.
Le proteste in Bahrain, figlie della primavera araba, continuano ormai da due anni e chiedono più democrazia e più diritti in quello che è considerato uno degli alleati strategici degli Stati Uniti (tant’è che gli stessi USA vendono da tempo armi al regno).
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