• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Un Paese senza memoria è un Paese senza futuro

Un Paese senza memoria è un Paese senza futuro

Un Paese senza memoria è un Paese senza futuro

Succede che, un giorno qualunque, muoia un noto personaggio noto alle cronache per aver partecipato ad un famoso reality-show e per aver recitato in alcuni film.

E’ giovane e la stampa, la tv e i giornali, accendono i riflettori sulla sua assurda e prematura morte, causata forse da una manovra sbagliata durante un lancio col paracadute.

Ora immagina che il giorno prima, o forse nemmeno 24 ore prima, sia morto un qualcuno che sia stato la storia del trasformismo del ’900 e che al massimo abbia ricevuto un trafiletto o uno di quei "coccodrilli" buoni per tutte le stagioni: quel qualcuno era un attore, un comico ed un doppiatore, un qualcuno che nel secolo scorso ha lavorato con Eduardo De Filippo, Luchino Visconti e Sergio Leone. Solo per dirne alcuni, ovviamente (anche perché ha lavorato anche con Vittorio De Sica, Sophia Loren e Marcello Mastroianni, sempre per dirne alcuni).

Il primo comunque si chiamava
 Pietro Taricone, note alle cronache come o’ Guerriero, o meglio il protagonista del primo bacio della Casa del Grande Fratello.

Il secondo Aldo Giuffrè. E basta, cazzo! Non serve dire altro.

Ma oggi non sono qui a scrivere di dolore. Su cosa sia il dolore, per chi ha bisogno di dolore, per chi bisogna provare dolore, per chi merita il nostro dolore.

Anche perché il dolore è un sentimento rispettabilissimo.
La memoria collettiva no. Non lo è.

Tant’è che il caso volle, che sempre nello stesso giorno della morte di Taricone, sia arrivata la sentenza della Corte d’Appello nel quattordicennale del processo a carico di Marcello Dell’Utri.

Allegria! Direbbe Mike: gli sono stati ridotti due anni. Ma ne restano 7. O per dirla in Minzolinese: è stato assolto a 7 anni di carcere.

Ma per il Senatore non è mica un dramma: un criminale pluriomicida legato a Cosa Nostra, cioè Vittorio Mangano, è e resterà per sempre il suo eroe.

Già, un eroe. Un eroe come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Come Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Francesca Morvilio, Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro.

Un eroe come Pino Puglisi e Peppe Diana. Come Pippo Fava e Giancarlo Siani. Come Carlo Alberto Dalla Chiesa, Salvatore Nuvoletta, Rocco Chinnici, Antonino Cassarà, Cesare Terranova (... quanto vogliamo continuare?).

Ecco per Dell’Utri "Mangano era come questi qua".

Qual è la differenza tra il dolore e la memoria: puoi piangere per chi vuoi, ma non puoi ricordare chi vuoi. Perché non credo che la gente che sia caduta per l’Italia e gli Italiani, insomma chi è morto per noi, aveva come unica ambizione diventare una lapide di marmo o una medaglia al valore civile.


Anzi. Forse aveva tutte le ambizioni possibili tranne queste.

Ma intanto la memoria è pericolosa.
 Nessun Tg o nessun Giornale ad esempio ha ricordato la notizia in questo senso: "Condannato uno dei soci fondatori di Forza Italia nel 1993". Ah dimenticavo, i soci fondatori erano due.

Comunque le notizie della morte
 di Giuffrè e di Taricone, e della condanna di Dell’Utri, si inseriscono in un contesto ancora più ampio.

In una concezione strana che hanno gli Italiani di risvegliarsi e di ritrovarsi in insoliti parallelismi solo quando succede qualcosa.

Qualcosa tipo la sconfitta dell’Italia ai Mondiali.
Ergo l’Italia è come la Nazionale.

Non bastavano l’81enne Ciriaco de Mita, recordman d’età al Parlamento Europeo, l’85enne Napolitano o il 91enne Andreotti, per ricordare agli Italiani che l’Italia è un "Paese Vecchio".

L’Italia si sveglia vecchia perchè i suoi campioni non sfondano più la rete, non alzano più coppe, non sono più grintosi in campo, non si mettono più in posa per Dolce e Gabbana come una volta.

Ho capito che se il dolore ti logora, la memoria ti distrugge. Nel senso che ti annienta, ti brucia, ti massacra, ti demolisce.

Perché la memoria può essere un secolo vissuto tra sipari, cineprese, copioni e sceneggiature, come Aldo Giuffrè: un secolo destinato a descrivere un secolo, le emozioni e la storia di sempre.

Il dolore può essere un giorno, un attimo, un lancio da un paracadute, una puntata di un reality, una nomination, un televoto, alcune parti in qualche film, come Taricone: un giorno destinato a descrivere un giorno, le lacrime e la storia del momento.

Ma se a prescindere per chi si soffra,
 un Paese senza dolore resterebbe un Paese senza emozioni, un Paese senza memoria è e resterà per sempre un Paese senza Futuro.

Anche perchè il domani, in fondo, non muore mai.

"Quando c’è un potere di questo genere si forma la libertà dei servi e in qualsiasi paese si determina la corte. Con la corte si forma l’animo dei servi, l’abito dell’adulazione, la menzogna, l’ossessione per le apparenze, le cortigiane, i buffoni e soprattutto la corruzione. Il signore vuole intorno a sè uomini corrotti perchè li controlli. E i cortigiani vogliono un signore che li protegga dalle leggi". 
(Professor Maurizio Viroli, alla Manifestazione contro il Bavaglio)

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox




Palmares