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Twitter: la grande noia o la rivoluzione?

Origliare, guardare dal buco della serratura di centinaia di porte diverse, ascoltare i sussurri, i cinguettii di decine di persone che di fatto non si conoscono.
Questo è Twitter per molte persone

Twitter, un servizio di microblogging terribilmente limitato, che permette di scambiarsi brevissime informazioni (140 caratteri al massimo), che riduce la comunicazione allo stato embrionale e che non fa altro che trasmettere un “cinguettio” che diventa un brusio, un rumore di fondo comunicativo tra le persone.

Ma allora perché se ne parla tanto? Dove sta la rivoluzione in un social network che permette di inserire di fatto solo testo e che non consente la generazione di messaggi -ergo ragionamenti- complessi?


Forse, come dice il Corriere della Sera: "quando il jet della US Air am­mara sul fiume Hudson o quan­do c’è il terremoto a Los Ange­les, la notizia arriva coi messag­gi di Twitter molto prima che sugli schermi della CNN o sui terminali dell’Associated Press: un cambiamento che co­stringe i giornalisti a dotarsi di una nuova «cassetta degli at­trezzi » per affrontare rivoluzio­ni tecnologiche che stanno cambiando il modo di fare in­formazione. Poi arriva la rivolta in Iran e scopri che, con i corrisponden­ti stranieri messi alla porta dal regime degli ayatollah, Twitter diventa l’unico vero canale di informazione su quello che sta accadendo nel Paese: migliaia di ragazzi armati di cellulare che trasmettono brevi messag­gi e immagini della sommossa e della repressione."

Sono queste le grandi forze e le enormi potenzialità contenute in un piccolo servizio: la leggerezza, la portabilità e l’immediatezza.

Ecco che Twitter si trasforma da mezzucolo per origliare chi ci sta vicino a straordinario mezzo di comunicazione di massa, grazie al quale la tecnologia diventa il veicolo delle informazioni prodotte direttamente dalle persone: nessuna redazione, nessun vaglio, nessuna lottizzazione politica ma semplicemente la notizia pura e cruda, che viene vista, ripresa ed "uploddata" cioè sparate nell’etere senza essere smussata.

Non dobbiamo dimenticare che l’ANSA (nelle persone dei suoi giornalisti) per acquisire novità sulle evoluzioni dei fatti dopo il terremoto dell’Aquila, consultava Twitter... non il contrario.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.143) 25 giugno 2009 12:26
    Damiano Mazzotti

    Il futuro siamo noi... Le nostre comunicazioni cambieranno il senso del presente e quindi il nostro futuro...

  • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.3) 26 giugno 2009 12:20

     twitter non è "terribilmente limitato" perchè si possono usare i link per rimandare a qualcosa di più complesso e poi perchè si sta prestando, come nessun’altro strumento, a infinite forme comunicative che capiamo spesso soltanto dopo che qualcuno le sperimenta: basta pensare all’uso che se ne sta facendo in Iran in questi giorni.
     Faccio qualche esempio aggintivo sperando di chiarire.
    a)Gli hacker, i programmatori open source, lo usano per comunicare sul software che scrivono ed è possibile seguire le loro menti nel processo di formazione del loro pensiero concreto, cioè mentre la ricerca si trasforma in progamma come mai nel passato. Un’idea buttata li, una riflessione rilanciata nella fucina dello sviluppo
    b) I pubblicitari lo usano per discutere sulle tendenze della rete e poichè twitter non permette una dissertazione estesa le loro idee sono costrette a trasformarsi in meme, cioè in semi di cose che poi spesso diventano discussioni più larghe anche popolari.
    c) i politici quelli che hanno cervello lo usano per buttare li un concetto, un’idea e fare un test immediato su una possibile idea forza: l’uso che ne ha fatto lo staff di Obama ed il presidente stesso in campagna elettorale costituisce una prova di scuola.
    d) recentemente un panettiere lo sta usando per informare i suoi clienti sui tempi di cottura del pane fresco aNew York.
    Non voglio dilungarmi eccesivamente ma twitter è un pò una frontiera avanzata della comunicazione moderna, quel che appare il suo limite in realtà è la sua forza. Quei 140 caratteri ti costringono a pensare pulito, a non diffonderti, a concretizzare....
    Tanti ne hanno parlato ma, scondo me, Dave Winer ha detto la cosa più significativa: Twitter è una barriera corallina. Che vuol dire? E’ un ecosistema dove vivono tante speci diverse, ognua avvantaggiandosi dalla presenza della’altra.
    Daltra parte come si spiegherebbe un grafico del genere, un successo così vertigionoso?

    • Di Rudy Bandiera (---.---.---.130) 26 giugno 2009 12:28

      Rocco perdonami, ma hai letto tutto il pezzo? Grazie per la tua precisazione ma si parla di Twitter in maniera del tutto positiva e propositiva: è almeno un anno che dico che è il mezzo del futuro, e credo emerga anche dal post.
      Detto questo, sappi anche se sono un power user di Twitter... forse ti è sfuggito il senso compiuto dell’articolo, anche se apprezzo molto le tue precisazioni.
      A presto e grazie

    • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.3) 26 giugno 2009 14:32

       Rudy, 
      io non ho polemizzato con te anche se ho usato, retoricamente, un tuo artificio discorsivo, per dire la mia.
      Ho apprezzato il tuo articolo ed lo ho anche votato positivamente. Poi sono intervenuto nel merito perchè sono dell’idea che si tratta di una cosa importante e che i 140 caratteri siano un gioco che tende a nascondere la rilevanza della comunicazione possibile. In fondo cos’è questa notra agoravox se non una palestra per discutere tra di noi e migliorare lo spunto che ciascuno offre con un suo post?

    • Di Rudy Bandiera (---.---.---.130) 26 giugno 2009 14:38

      Ti chiedo scusa allora Rocco, non avevo percepito la tua nota informativa ma solo quella polemica smiley
      Palestriamoci pure!

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