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Tunisia e le Voci… di chi lotta

Tunisia: 14 morti in 24 ore. Era a Natale 2010, ricordate? Che scrissi, quanto avvenuto e appreso in maniera del tutto casuale, navigando: Tunisia, la polizia reprime una protesta, muore diciottenne.

Un ragazzo di diciotto anni è rimasto ucciso in Tunisia da un colpo d’arma da fuoco esploso dalla polizia durante una manifestazione. Questo invece leggo il 9 gennaio che è sera e da ore raccolgo in rete notizie. Leggendo meglio dall‘ultimo aggiornamento alle ore 20:44, risulta che “Violenti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine hanno provocato almeno 26 vittime e diversi feriti nel week end in due località della Tunisia: Tala, nella regione centro-occidentale del Paese, e Kasserine, capitale della stessa regione. Quattordici i morti di oggi: quattro a Tala ad opera di colpi di arma da fuoco che hanno ferito anche 6 persone, e altre quattro, oltre a diversi feriti, a Kasserine. Il bilancio degli scontri potrebbe appesantirsi. L’agenzia ufficiale tunisina Tap, citando una fonte ufficiale, ha precisato che altre quattro persone sono rimaste uccise a Rgeb, e due a Kasserine. Il precedente bilancio fornito parlava di cinque morti a Thala e tre a Kasserine. Secondo Belgacem Sayhi, un sindacalista del settore scuola, quattro persone sono state uccise oggi dalla polizia quando le forze dell’ordine hanno aperto il fuoco sui manifestanti nel centro di Tala, un paese vicino a Kasserine. Le vittime sono Marwan Jomni, 20 anni, Boulaaba Ahmed, 30 anni, Omri Mohamed, 17 anni, e Nouri Boulaaba, 30 anni, secondo quanto confermato da due fonti che hanno chiesto l’anonimato. Tra i feriti, sei sono in gravissime condizioni e sono stati trasferiti in un ospedale di Kasserine, la capitale della regione, dove si contano altri quattro decessi e numerosi feriti per colpi di arma da fuoco della polizia. Delle quattro persone uccise, tre sono state identificate, ha spiegato lo stesso dirigente sindacale di Kasserine. Tra loro vi sarebbe un bambino di 12 anni. Sul bilancio dei morti non ci sono conferme da parte governativa. Sabato un ambulante si era dato fuoco a Sidi Bouzid, mentre quattro dimostranti erano rimasti feriti nel corso di scontri con la polizia a Rgeb, località a 210 chilometri ad ovest di Tunisi. Un leader dell’opposizione in Tunisia, Ahmed Nejib Chebbi, ha rivolto un appello al presidente tunisino, Zine Abidine Ben Ali, affinché dia alla polizia l’ordine di non sparare più. Deve “far cessare il fuoco”, ha detto”.

E siccome sempre l’amico tunisino Mohamed, mi aveva fatto avere una vecchia nota di storia scritta da Vincenzo Nigro, Tunisia, il golpe italiano “Sì, scegliemmo Ben Alì”, ed era l’11 ottobre 1999… io gli ho promesso come il titolo di alcune cose che girano, "Quello che è tuo è mio", tento di farlo nostro.

Solo due settimane fa davanti al Consolato Tunisino le voci a Parigi scandivano un grido di lotta contro la dittatura… ce n’est qu’un début continuons le combat!

E allora? Viva la Tunisia! L’ha cantata anche Joan Baez Jari Ya Hammouda che ieri ha compiuto 70 anni.

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Una voce di una donna mi è arrivata ieri con un video su FB, da uno che dalla Tunisia manca dal 1995. Porta una data, 8 gennaio 2011, viene da Piazza Mohamed Ali, dove si trova L’Unione Genearale Tunisina del Lavoro, l’organizzazione sindacale, che prima si chiamava L’Union Générale des Travailleurs Tunisiens, assai vicina alla casa di un’altra amica stessa fonte FB, Leila Hamlaoui, che me lo ha generosamente tradotto e metterò per esteso. Il titolo del video è: La Voce della Tunisia, posso solo mettere un link.

Traduzione: “Oltre gli Slogan, la militante dice: Un governo terrorista, è dal 7 novembre 1984 che si soffre, (La Tunisia è governata da 26 anni dalla dittatura di Ben Ali, dopo il colpo di stato sostenuto dai servizi segreti italiani e dal consenso di CIA e servizi segreti francesi…il generale Zine El-Abidine Ben Ali prende il potere. Comincia l’era più oscura della storia della Tunisia. Il generale sicuro dell’appoggio delle potenze mondiali scatena una repressione senza precedenti. Tutti i Partiti non “satellitari” sono costretti alla clandestinità. I leader sono costretti all’esilio o alla latitanza.) La militante: Oggi in Tunisia non si muove niente senza che la ferocissima polizia di Ben Ali si metta a sparare. Le forze dell’ordine sono diventate onnipotenti, onnipresenti, hanno carta bianca per sparare contro chiunque, sui manifestanti, denunciamo questo regime poliziesco della Tunisia, le forze repressive del feroce regime. ( La selvaggia repressione della loro mobilitazione ha avuto per effetto di sollevare tutta la regione in solidarietà con loro. Ma come da ormai decine di anni, il sistema poliziesco di Zin El Abidine, sicuro del silenzio della comunità internazionale, ha scatenato la sua macchina di guerra. In questo momento centinaia di operai e di giovani sono ancora in carcere. I processi, celebrati secondo il rito arbitrario di tutte le dittature di questo mondo, hanno dato effetto a condanne molto pesanti. Molti detenuti hanno problemi di salute dovuti alle torture e alle pessime condizioni di detenzione.)
La Militante: non abbiamo più lavoro, abbiamo perso ogni senso di dignità per colpa di Ben Ali e il suo ministero dell’Interno, ci hanno sparato addosso, hanno usato le cartucce per farci tacere per sempre, il cittadino tunisino muore ammazzato perchè combatte per vivere con dignità che le è stata privata nel suo paese, laddove vive. Dov’è? dov’è la libertà? dov’è la giustizia? dov’è la democrazia? Tutto questo popolo represso da Ben Ali, il Paese é in mano alla famiglia Trabelsi, la famiglia El Matri, El Karoui. (I principali beneficiari della privatizzazione in Tunisia, delle imprese pubbliche, dei crediti bancari e del mercato nero sono sempre più numerosi tra i membri della «famiglia regnante», come sono chiamati i genitori, i fratelli, le sorelle e gli alleati di Ben Ali e della moglie Leila Trabelsi.
Diversi di loro hanno interessi nella sfera pubblica e privata, e utilizzano la loro influenza per arricchirsi come intermediari in diversi settori, compreso quello dell’occupazione, incapace di assorbire la crescente offerta di manodopera giovanile.Il numero reale di disoccupati laureati è il doppio di quello affermato dalle statistiche ufficiali (40.000). «La società spende molto denaro per formare dei semianalfabeti ridotti alla disoccupazione. Questi ragazzi frequentano istituti scolastici gestiti da individui vicini al potere solo per far piacere ai loro genitori e, colmo d’ironia, si fanno spesso beffe dei pochi realmente interessati a studiare. «A cosa vi sono serviti i vostri diplomi e i principi?» chiedono i giovani, accecati dall’ostentazione insolente dei nuovi ricchi, a genitori diplomati ma che non sanno come arrivare alla fine del mese o difendere i loro valori).
La Militante: Mohamed Bouazizi, il nostro martire, si era dato fuoco e il cui atto aveva dato origine ad una serie di violente repressione dalla parte della polizia di Ben Ali, vergognatevi, il ragazzo unico sostegno della sua famiglia, le autorità gli avevano sequestrato la merce. E’ tempo che il popolo si sollevi tutto intero per sostenere l’intifada avviata dal martire Mohamed Bouazizi, e per salvare il nostro paese da un cancro che lo divora piano piano, che ci umilia, ci deruba, ci terrorizza, ci tortura. Slogan: Lavoro! Libertà! Dignità Nazionale, Gloria ai martiri vittime della mafia criminale! Abbasso il regime di Cartagine! Abbasso la mafia! Viva la gioventù gloriosa della Tunisia! Dignità per il popolo tunisino! Intifada hatta al-nasr! (Rivolta…Vittoria) Continua: viene ricordato il martire Farhat Hachad, leader sindacale per la lotta operaia che venne ammazzato nel 1952… continua: Il popolo tunisino sta morendo di fame, la Tunisia sta male, il regime traditore di Ben Ali ci ha fatto perdere ogni senso di libertà e dignità, continuamo a lottare, a protestare e camminare a testa alta nonostante la dittatura!

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Ma siccome non ho queste informazioni che hanno i media, leggo e riporto e non trovo: “La rivolta in Tunisia corre sul web": video amatoriali su scontri…Corrono sulla Rete le immagini delle proteste e degli scontri in Tunisia, dove è in corso una rivolta senza precedenti contro il rincaro del grano e la disoccupazione, guidata soprattutto dai giovani che vedono poche speranze per il futuro. Una tensione sociale che si è propagata anche alla vicina Algeria. Ci sono già almeno 20 vittime negli scontri fra manifestanti e polizia che si stanno ripetendo in diverse città, soprattutto a Thala e a Kasserine. Come sempre più spesso succede Youtube e Twitter diventano il palcoscenico delle proteste su cui i manifestanti pubblicano velocemente le immagini di quanto sta succedendo nelle loro città, sporche e disturbate ma immediate e viste da tutto il mondo.”

Da internet, spazio Facebook, finché dura, ricevo e passo un video “della sorella di un cantante Rap tunisino che è stato prelevato dalla propria abitazione 2 giorni fa ed ora non si sa che fine abbia fatto. La sorella insiste e responsabilizza tutti sulla scomparsa di suo fratello, “non vogliamo niente, pretendiamo solo di sapere dove è mio fratello“ Forse è il 22enne che si scaglia contro la corruzione in Tunisia e il suo governo, Hamado Bin Omar, che ha cantato contro il presidente considerato responsabile della crisi economica in corso ed è divenuto in poco tempo la colonna sonora della rivolta dei disoccupati di Sidi Bouzid?

Tunisia, incide canzone contro il presidente Ben Ali: arrestato un rapper. O non sarà anche la stessa situazione che c’è in Algeria …Carovita e disoccupazione, rivolta ad Algeri?

Ma chi le ascolta queste voci? Menti folli, disperate come le loro? Bene, allora si sappia che in Tunisia è molto difficile comunicare e non solo per la lingua, ma anche perché chi lo fa, è soggetto a censura continua, si vede disattivata la sua identità in rete, non si può travasare in You Tube… tanto per dirne alcune delle più leggere. Ma c’è chi apprende con una telefonata, cosa vede la propria madre dalla finestra… giovani uomini che cadono sotto il fuoco delle forze dell’ordine. Ad esempio. Posso inviare video che mi arrivano solo così.

Ma si riesce a dire Tunisia I love you…su You Tube?

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Oggi ho aggiunto con l’aiuto di tante e tanti, sempre i soliti 4 gatti, la Tunisia e poi sarà l’Algeria, stando in Italia…perché La Musica dall’Iran, dalla Palestina, dalla Greciala Musica Fuorilegge…valida in tutto il mondo, c’è e ci sarà sempre, perché lo vogliamo. Toglietevelo dalla testa che ci spazzate via come rifiuti, che non suoniamo la Musica che ci appartiene, che non andiamo in Rete e per Strada a dire quant’è bella la Libertà, che non ha stagioni per esistere e resistere. E il Silenzio è Sempre una Vergogna.

E ci sono tante voci, come questa, un’altra donna che rifiuta e grida il termine terrorista… in difesa della sua terra: “alan, tu eres el terrorista” indignación de mujer amazónica por masacre de bagua.

E da cosa nasce cosa, e così passeggiando in web leggo attratta da un viso di donna che appartiene a una foto che titolava: ”Tunisia: la rivolta soffocata del popolo delle miniere Donne e madri in rivolta, lo scorso mese di giugno a Redeyef, la città dove è nato il movimento sociale. Da otto mesi gli abitanti del bacino minerario di Gafsa scendono in piazza per denunciare le loro condizioni di vita. A Ginevra, alcuni giornalisti tunisini hanno parlato della rivolta soffocata dal governo.” L’articolo è del 19 ottobre 2008, oggi l’ ho riproposto su FB, una voce col volto in primo piano di questa donna non più giovane e una didascalia: niente pane da mangiare, solo pallottole che ci mangiano.

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E già che ci siamo, ieri 9 gennaio ho ricordato la voce di un’altra donna Joan Baez, che ha tradotto in persiano We Shall Overcame e allora ho trovato un video di Al Jazeera, People & Power, che viene dall’Iran, era il 2009 e ho ripensato a quei Gatti Persiani che vidi al cinema, fossero 4 e da qualunque parte del mondo, saremo con loro, sempre: A Tutto volume Proibito Prohibir Claro?

Sempre ieri è uscito un articolo su Al Jazeera Activist crackdown: Tunisia vs Iran. The US state department denounces crackdown on Iranian bloggers, yet ignores attacks on activists in Tunisia.

C’è Mazzetta che scrive: "L’Italia sostiene i regimi in Tunisia e Algeria"… Per Frattini quella tunisina non è neppure una dittatura e c’è da capirlo, proprio Craxi fu il mentore di Ben Alì e proprio l’Italia con i suoi servizi segreti che guidò la sua ascesa al potere in sostituzione del dittatore che lo ha preceduto, ormai troppo vecchio e troppo malato per sostenere l’ingrato compito…” e ricorda un gennaio 2010 per Craxi, nel decennale della morte ,in Tunisia, Brunetta, Frattini e Sacconi gli rendono omaggio.

Un altra donna non più giovanetta, ha cantato e scritto People Have The Power:

Sì, ci facciamo un Rap, un film che non abbia confini e muri. Da noi, in Itaglia, siamo pratici di Totò Truffa e conta di piccioni…vi lascio con una video installazione del 1998  Shirin Neshat’s Turbulent.

A bientot, ci potete contare, rimaniamo Insieme. E mi viene in mente Aicha…cantata da Kaled…: “Aicha, Aicha, ascoltami Aicha, Aicha, non andartene Ella ha detto, bada ai tuoi tesori Io, io valgo più di tutto questo Delle sbarre forti , delle sbarre anche se d’oro Voglio gli stessi diritti che (hai) tu E rispetto per ogni giorno Io, io non voglio che amore…”

Possibile mai che dobbiamo ascoltare le voci solo se gridano morte? Beh adesso lo sapete “è scattata la disobbedienza civile in tante città della Tunisia…malgrado l’embargo mediatico e tanta indifferenza”. Questa è la seconda Mas Que Nada dalla Tunisia con Merry Crisis, gli auguri li avevo fatti con le notizie raccolte il 28 dicembre. Mas Que Nada, Meglio che niente, in italiano. Dalla Tunisia che non è sotto le Feste. E un bel A chi lotta non ve lo toglie nessuno, certo non io, dall’Italia.

E l’insalata l’ho fatta anche oggi, conditela anche voi, con amore e rabbia.

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P.S. e Nota Bene inserisco ora quanto vi inoltro: L’ultimo messaggio di Mohamed Bouazizi sul suo Facebook: “Me ne vado, mamma, perdonami, i rimproveri sono inutili, mi sono perduto lungo un cammino che non riesco a controllare, perdonami se ti ho disobbedito, rivolgi i tuoi rimproveri alla nostra epoca, non a me, io me ne vado e la mia partenza è senza ritorno, io non ne posso più di piangere senza lacrime, i rimproveri sono inutili in quest’epoca crudele, su questa terra degli uomini, io sono stanco e non mi ricordo niente del passato, me ne vado chiedendomi se la mia partenza mi aiuterà a dimenticare”. Venerdì 17 dicembre, a Mohammed Bouazizi, 26 anni, venditore ambulante di frutta e legumi, è stata confiscata la merce dalla polizia municipale, perché sprovvisto delle necessarie autorizzazioni. Di fronte all’impossibilità di recuperare i suoi beni, ha deciso di immolarsi col fuoco davanti alla Prefettura. Gravemente ferito, è stato ricoverato in un ospedale di Tunisi. Il 5 gennaio alla sua morte l’intera Tunisia è in rivolta. Diamo voce alla Tunisia (dato che i media non ne parlano)

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