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 Home page > Attualità > Cultura > Tre domande a: Pino Di Maula. Terra, terra!

Tre domande a: Pino Di Maula. Terra, terra!

Terra. La Terra promessa, quella da cui fuggire o a cui tornare. Una terra amara o fertile. Un legame. Comunque. Bello, il titolo Terra per un giornale. Bello per un giornale appena nato.

Sedici pagine in formato tabloid al costo di 1 euro, con tiratura di 80 mila copie, affiancato da un portale aperto alla discussione e alla collaborazione dei lettori. L’editore, Luca Bonaccorsi, e il direttore, Pino Di Maula, promettono un giornale di notizie. 

Vi dirò che non mi interessava molto che Terra fosse l’organo di stampa dei Verdi. Mi interessava, invece, sapere che tipo di informazione avrebbe fatto.
Risponde il Direttore, Pino Di Maula

 La crisi dei media, soprattutto cartacei, è sulla bocca di tutti. In USA
(e non solo li) cadono come mosche. E qui da noi... ne apriamo uno nuovo.
Rischioso?

A dir poco. La nostra, visto l’aria che tira, è un’operazione folle. Non pazza, però.
Folle perché è l’espressione collettiva di persone vere che non hanno perso la dimensione umana nella prassi politica o nella ricerca del consenso a tutti i costi. Persone che si realizzano nella realizzazione degli altri (non nel mors tua vita mea). Anche dell’Altro, semmai volesse stabilire un rapporto.
Non è pazza perché manteniamo un rapporto sano con la realtà materiale, sociale culturale del Paese. Sapremo quindi fare i nostri piccoli grandi passi con le scarpe giuste

Perchè anche su carta e non solo on line? E che differenza c’è, se c’è,


tra la vostra edizione cartacea e quella on line?

Il quotidiano era e resta di carta. Il digitale è un supporto. Il web soddisfa meglio esigenze conoscitive scandite da altri tempi, più veloci. Come un’agenzia stampa.

Cosa vuole raccontare il suo giornale che non si sappa già? O forse è il
modo di raccontare che sarà diverso?

Cosa mai sappiamo dopo un monopolio di duemila anni del cattolicesimo poi un secolo di fascismo e di dogmi comunisti, della ribellione cieca del ’68. No, c’è tanto ancora da scoprire capire raccontare ristudiare, verificare, capir riraccontare. Vede in Italia non c’è solo un problema di avere un nuovo vettore informativo ma anche e soprattutto di autorevolezza delle fonti: son sempre le stesse, vecchie, noiose, blasonate. Portatori di pensieri che anziché far respirare i cervelli li annebbiano inquinano con i loro discorsi dissociati e dissocianti.
Va quindi scardinata la llogica gerarchica delle fonti per iniziare a sperare in una nuova possibile informazione capace davvero di saper fare per far sapere e ristabilire così un qualche rapporto con i lettori ormai decisamente sfiduciati dalla categoria

Su cosa volete puntare in modo particolare?
Sull’informazione, punto. Non crediamo né nell’informazione militante né in quella elitaria. Non ha senso parlare di informazione (così come per la magistratura o la medicina) democratica L’informazione è buona o cattiva, non esistono altri aggettivi. E per essere tale deve dar conto di tutto quanto riguarda la vita culturale politica e sociale di chi spende dei soldi per occuparsi di quel che hai scritto.

Farete inchieste? Se si, di che genere?

L’inchiesta è fondamentale nel giornalismo. E’ centrale per non fare il copia e incolla delle agenzie o dai comunicati. Le inchieste però richiedono sforzi enormi: tempo risorse capacità. Insomma non è cosa facile, ma sapremo fare del nostro meglio per dar senso alla nostra attività.
Non c’è limite all’inchiesta.

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