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Travaglio-Santoro: posizioni inconciliabili

Travaglio-Santoro: posizioni inconciliabili

Oggi il “Fatto quotidiano” ospita un civile confronto tra Travaglio e Santoro, con un “richiamo” in prima pagina.

Già dalla diversità di lunghezza dei due elaborati (quello di Santoro infinitamente più lungo e giustificativo), si può capire chi ha ragione, perché quasi sempre chi cerca il cuore del problema non ha bisogno di molte parole per metterlo a fuoco.

Riassumo per chi non ha letto e i miei giudizi li darò alla fine.

Santoro sostiene che “Annozero” assomiglia ad una partita di calcio, in cui tutti i falli sono leciti, anche la calunnia e la menzogna, e poi è il “saggio” pubblico che è in grado di distinguere e giudicare, e lo “scontro” è ciò che dà sale e imprevedibilità alla trasmissione, che in caso contrario perderebbe ascolti.

Travaglio, al contrario, reputa previdibilissima la rissa, che gli invitati di destra mettono in scena ogni volta che si parla di qualcosa che li disturba, e che molti telespettatori (me per primo) cambiano canale per non assistere al solito e scontato teatrino.

Mi dispiace che, alla fine della sua replica a Santoro, Marco faccia il diplomatico e sostenga che il “format” di Santoro tutto sommato è valido.

Non la tiro alle lunghe e vi esprimo il mio pensiero, sperando che abbiate letto il mio articolo di ieri, 22 febbraio: la presa della Bastiglia RAI.

Il “format” di Santoro è vecchio e credo che piaccia fondamentalmente ad un pubblico di destra. Non a caso egli stesso assimila la sua trasmissione ad una partita di calcio, dove lo spettacolo, la aggressività, il tifo, la violenza, sono le espressioni mentali più rappresentate a danno di qualunque razionalità e pacata elencazione di fatti e cifre, che sono le uniche categorie che possono cambiare l’opinione dei cittadini pensanti.

Santoro sta in una rete controllata dalla destra, e non credo che la sua trasmissione durerebbe a lungo se nocesse veramente a quella parte politica.

Per ora la sua trasmissione viene purtroppo ascritta ad uno spazio della sinistra, attribuzione veramente ridicola se vediamo che serve a screditare l’unico giornalista italiano (noto) senza padroni, Marco Travaglio, e che dura da quando la destra è al potere, cosa che ci dovrebbe far riflettere sulla sua reale influenza.

Santoro sta benissimo nella sua nicchia ben pagata del teatrino della Casta, egli non è di sinistra e non vuole cambiare nulla, lo “status quo” gli sta benissimo, e offre alla destra il prezioso regalo di poter definire di sinistra un “format” che non lo è, e che a mio parere utilizza emozionalità, luci, regia, che premiano solo chi strilla di più o è più fotogenico o con la battuta più pronta.

Travaglio non è di sinistra. Egli è una personalità indipendente che, sui fatti, può parlare liberamente male di D’Alema o Berlusconi, e non usa insulti, ma elenca puntigliosamente fatti, sentenze, circostanze, storia.

La sua “terzietà” è unica, e ciò è quello che veramente manca all’Italia dove tutti devono avere un padrino, senza il quale non si è assunti alla RAI né nell’impero Mediaset.


La battaglia che io propongo è quella di far fallire la RAI, attraverso la sospensione del pagamento del canone, per avere finalmente un servizio pubblico, senza pubblicità, che ci informi e ci porti fuori dall’illegalità di avere un uomo di Berlusconi, Minzolini con il suo TG1, che fa l’apologia del delinquente Craxi in prima serata, e poi ci parla anche di quanto sono nocive le intercettazioni telefoniche predisposte dai magistrati.

Caro Travaglio, dacci una mano in questo cammino, e non perdere tempo e onorabilità con Santoro e i suoi invitati, la RAI deve essere ridimensionata e se ci riusciamo ridimensioniamo Berlusconi e i suoi servi giornalisti prezzolati, visto che, in nome della “libertà”, si è annesso anche due reti RAI.

Paolo De Gregorio

 

allego articolo "la presa della Bastiglia RAI" 

La questione di riportare la RAI sul terreno di “pubblico servizio”, e quindi indipendente dai partiti politici e dalla pubblicità, per avere un ruolo di contrappeso al potere delle TV private, con la carica di Presidente plenipotenziario affidata a una personalità indipendente da partiti, economia, religione, eletto direttamente dai cittadini azionisti che pagano il canone, non è mai stata affrontata da tutti quei movimenti che, peraltro, sanno bene che anche Rai1 e Rai2 sono in mano a uomini del Cavaliere di Arcore, realizzando così un monopolio asfissiante.

Qualche generico appello di Grillo vi è stato, ma non seguito da una sistematica campagna organizzativa.

La rinuncia a pagare il canone come atto individuale non porta a nulla, e qui dobbiamo cominciare a parlare di una strategia che coinvolga tutti i movimenti che trovano scandaloso lo stato della informazione televisiva e pericoloso per la democrazia.

Dobbiamo fare una cosa: costituire una associazione, con garanti di assoluto prestigio e indipendenza, compatibile giuridicamente con un ruolo di “class action”. Tale associazione deve far arrivare, attraverso il lavoro dei volontari, un “appello delega” nelle cassette della posta dei cittadini, in cui si dichiara che l’abbonato (nome, cognome, numero di abbonamento) delega la predetta associazione a rappresentarlo in giudizio e anche in una proposta legislativa, impegnandosi a sospendere il pagamento del canone, fino a quando non viene eliminata l’attuale situazione di illegalità, in cui il “servizio pubblico” è diventato servizio ai partiti, con stipendi folli ad una classe dirigente corrotta e lottizzata, e fino a quando non si ottiene il diritto di votare per un presidente indipendente, in elezioni ufficiali.

Tale modulo è un documento, e ogni persona che intende unirsi alla iniziativa, lo deve imbustare firmato e spedirlo all’indirizzo della associazione.

Solo così si può rappresentare, con speranza di successo, coloro che hanno visto la tirannide mediatica arrivare dall’etere nelle proprie case, dove il servizio pubblico è diventato un Minzolini, direttore del telegiornale più importante, che onora Craxi, un delinquente condannato dai tribunali della Repubblica, e fa apologia di reato.

E’ una campagna che richiede molti piccoli gruppi che sul territorio spieghino la necessità democratica di avere un contrappeso mediatico al pensiero unico del monopolio, e spingano più gente possibile, anche con tavoli per la strada, anche nei giorni festivi, a firmare l’impegno alla sospensione del pagamento del canone e la delega all’associazione di “class action”.

Si tratta solo di volerla fare, questa battaglia, con questo metodo, e i numeri saranno verificabili da chiunque e determineranno il risultato.

Finora Grillo è stato tiepido, altri movimenti non sembrano aver capito che questa è la madre di tutte le battaglie per riportare la democrazia nel nostro paese e la palestra dove si formerà una nuova classe dirigente politica.

Spero proprio che qualcuno mi ascolti!

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