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Traiettorie Sociologiche: It. All’inferno e ritorno

Traiettorie Sociologiche: It. All'inferno e ritorno
Stephen Edwin King è uno dei più celebri autori di letteratura fantastica, in particolare di horror, ed è considerato anche uno degli scrittori di spicco nella ripresa contemporanea del romanzo gotico.
 
King è sempre stato bravo a ricreare nei suoi scritti un’atmosfera surreale dove realtà ed incubo si contemperano per creare un humus terrorifico. Con It, pubblicato nel 1986, lo scrittore statunitense è riuscito a convogliare tutti i mostri della narrativa horror (vampiri, lupi mannari, lebbrosi, mummie...) in un’unica figura, un clown, miscelando i tratti di ognuno. Viene così creato un mondo dove le vicende dell’infanzia si amalgamano con un tessuto onirico di paure e fobie, dove gli eventi della vita quotidiana dei protagonisti assumono un ruolo centrale nella struttura del romanzo; infatti i protagonisti del suo romanzo convivono con le loro paure che egli trasforma in mostri contro i quali combattere, dimostrando, così, che la paura può essere esorcizzata. Al di là del clima di terrore emostruosità che accompagna il lettore in tutto il suo viaggio, è possibile rintracciare nel romanzo anche un’ambientazione fantasy soprattutto quando si spiegano le origini di It. La sua provenienza è da un universo esterno al nostro, chiamato macroverso. Il suo rifugio è nelle fogne della cittadina, dove assume l’aspetto di un ragno, frutto delle paure che proiettano i ragazzi. Si sveglia all’incirca ogni 27-28 anni ed è capace di influenzare la psiche degli abitanti di Derry (la cittadina del Maine fantastico dove King ambienta gran parte delle sue storie) rendendoli aggressivi, rissosi – ed indifferenti di fronte agli episodi di violenza che si consumano davanti ai loro occhi.
Nel romanzo si narra la vicenda di un gruppo di ragazzini alle prese con il male: It, appunto, che si mostra alla vista delle sue vittime impersonando di volta in volta le paure e gli incubi di ognuno di loro. Il titolo del romanzo indica il pronome personale inglese usato per le cose che non hanno un’anima e che non appartengono alla categoria umana: Pennywise, il clown, infatti, non è umano, ma è “qualcos’altro”. Tuttavia, della varietà di forme che It impersona a seconda della situazione, ce n’è una che fa da raccordo: un sadico pagliaccio con dei palloncini colorati in mano.
La storia è narrata in due momenti temporali che vedono gli stessi protagonisti, a distanza di ventotto anni, riuniti per combattere il mostro e porre fine alla sua esistenza.
 
Tutto ha inizio in una triste e uggiosa giornata di autunno. La pioggia è l’occasione per il piccolo George Denbroughper provare la barchetta di carta che gli ha costruito suo fratello Bill. Durante il percorso la barchetta finisce accidentalmente in un tombino e George si china per riprenderla. Lì sotto c’è un simpatico clown che, presentatosi come Pennywise, offre al piccolo un palloncino e la sua barchetta. George allunga la mano per ricevere i suoi regali, e in quell’istante il clown svela la sua demoniaca forma, uccidendo il ragazzino. Da questo tremendo avvenimento si sviluppa la storia di It, tessuta con maestria suprema da Stephen King. Bill, il fratello adolescente della vittima, non si dà pace e così insieme ai suoi giovani amici Richie Tozier, Eddie Kaspbrak, Stan Uris, Beverly Marsh, Mike Hanlon e Ben Hanscom (il “Club dei perdenti”, come li definiscono gli altri adolescenti di Derry), si mette alla ricerca del clown.

Scopriranno, a loro spese, che Pennywise è l’incarnazione dell’anima maligna della città e può assumere qualunque aspetto.
 
Nella seconda parte del romanzo, King racconta della “chiamata alle armi” degli ex bambini che, quasi come sotto l’effetto di una magia, hanno rimosso e faticano a ricordare la tremenda esperienza della lotta con il clown assassino. L’intreccio tra il passato e il presente è ideato e controllato in modo assolutamente fantastico: il genio di Stephen King attira il lettore coinvolgendolo a trecentosessanta gradi. Come spesso accade nei romanzi di King, i bambini protagonisti sono costretti a convivere con situazioni familiari molto particolari, che ne accentuano il disagio, e li rendono i bersagli preferiti dei perfidi bulli della periferia americana (proprio come accade a Ben e Mike).
 
Entrando più nel profondo del romanzo, si potrebbe guardare al viaggio dei cinque ragazzi come ad un viaggio simbolico: da adulti ritornano a Derry ma in realtà sono ancora bambini. Sono adulti solo fisicamente, ma bambini nell’animo. La mente di Bill è rimasta intrappolata, fissata all’episodio della morte del fratello e ne sono testimonianza il suo senso interiore di inquietudine, il ritorno della sua balbuzie alla chiamata di Hanlon, la ricomparsa della cicatrice inflitta con un coccio di bottiglia da Stan per pronunciare il giuramento, la sua irresolutezza ad entrare nella stanza del fratello rimasta chiusa dopo la sua morte e la sua forza interiore nel voler uccidere a tutti i costi quel mostro che ha spezzato per sempre la sua vita e quella della sua famiglia. Una famiglia descritta come costituita da automi, completamente assenti, dove si vive un’esistenza senza stimoli e priva di valore e significato. Bill è anche convinto che la morte di suo fratello abbia segnato profondamente il cambiamento della città di Derry e che solo sconfiggendo It, lui ed i suoi amici potranno riappropriarsi delle loro vita e vivere finalmente da adulti. Dalla lettura del romanzo emerge che nessuno dei ragazzi ha vissuto un’infanzia felice, nessuno di loro ha avuto figli. L’assenza di figli potrebbe essere testimone della loro paura di mettere al mondo bambini che potrebbero essere, a loro volta, oggetto di persecuzione da parte del clown, paura di trasmettere alla progenie un terrore che aleggia in loro e di cui non riescono aliberarsi.
 
Ognuno sembra realizzato nel campo professionale, ma di fronte alla telefonata di Hanlon, l’unico rimasto a Derry, i cinque ragazzi si rendono conto delle loro incompiutezza: al puzzle della loro vita manca un pezzo. L’unico che decide di non prendere parte alla riconciliazione è Stanly Uris, che si uccide per porre fine all’incubo. Egli viene descritto da King come una persona esageratamente razionale, e infatti è quello che ha maggior problemi nell’affrontare It, un’entità irrazionale che sconvolge tutte le sue convinzioni sulle leggi fisiche che governano il mondo. Il suo incontro con il mostro è nella cisterna, ai Barren. Qui inizia la lotta tra lui ed It. Il mostro non prende di mira Stan ma si limita a quest’unico incontro che basta per sconvolgere la sua psiche. Ben, invece, è un ragazzino obeso, vittima prediletta dei lazzi dei coetanei e soffre per una irrimediabile cottache haper Beverly. It mummia appare a costui, davanti alla cisterna. Altro membro del Club dei perdenti è Mike, odiato da Henry Bowers e dal padre di quest’ultimo solo perché di colore. Incontra It sotto le sembianze di un grande uccello. Eddie, invece, è un ragazzino gracile, ossessionato dalle cure di una madre iperprotettiva e terrorizzata al solo pensiero della solitudine e della malattia (nel presente Eddie rivive lo stesso rapporto con la moglie). Proprio per questo motivo egli è cresciuto con la convinzione di avere una forma d’asma terribile che in realtà è solo un disturbo psicosomatico. Infatti l’inalatore che egli usa nei suo attacchi di asma non è altro che un infuso di acqua e di una sostanza che dà apparentemente un sapore di medicina. Pur essendo venuto a conoscenza della verità circa la sua “non malattia”, egli non riesce a liberarsi dell’inalatore al punto da utilizzarlo come acido per sconfiggere It lebbroso. Altro membro del gruppo è Richie, soprannominato “Boccaccia”, colui che avrà tre incontri con It: il primo a casa di Bill dove vede animarsi una fotografia dell’album del piccolo George; il secondo nella casa di Neibolt Street dove insieme a Bill incontra It sottoforma di licantropo e i due scappano per miracolo fuggendo con Silver (l’amata bicicletta di Bill); ed infine durante una passeggiata per la città, quando vede animarsi la statua di un boscaiolo che tenta di ucciderlo.
 
I temi che sono affrontati in questo romanzo sono molteplici: la sessualità, il rapporto padre-figlio, i conflitti interiori che hanno bisogno di essere elaborati, gli incubi più spaventosi della nostra infanzia che ritornano come realtà indicibili.
Il romanzo è incentrato molto sulle dinamiche relazionali tra i ragazzi, tanto che attraverso la lettura traspare il messaggio che è solo in nome dell’amicizia che è possibile sconfiggere il mostro. In particolare le relazioni che Beverlyha con i ragazzi sono investite dei sentimenti di odio e di amore che ella prova nei confronti del padre. L’enorme affetto che nutre per Bill è perché, fra tutti i ragazzi, egli è quello che emana l’autorità che lei è abituata ad associare a suo padre, anche se l’autorità di Bill è diversa: per Beverly, lui sa ascoltare. L’immagine terrorifica del padre è incarnata anche in Kersh, la donna che apre la porta di casa dove Bev viveva con la famiglia e vi ritorna per immergersi nel suo passato. Qui scopre che il padre che la picchiava da bambina era una padre sadico alle prese con i desideri sessuali perversi che aveva nei confronti della figlia, all’epoca solo un’adolescente.
 
Dall’immagine della donna, all’immagine del padre per arrivare a quella del clown che parla attraverso il terrore di Bev. Dinamiche edipiche che ritornano sulla scena e risuonano, ora, nella coscienza della ragazza oramai adulta. Le sue sensazioni adolescenziali nei confronti di Bill riaccendono gli antichi sentimenti, intrappolati nella loro forma grezza, nella mente di una bambina, creando una forte pressione che produce sintomi nevrotici. Bev non ha ricordi di molestie esplicite, ma di ciò che percepiva come un intenso e terribile interesse del padre per la sua sessualità. Ha molti ricordi, tra cui un episodio che risale all’età di quattro anni quando era nella vasca a fare il bagno con la sua barchetta di plastica blu ed il padre accovacciato accanto a lei che commentava il suo piccolo corpo infantile; oppure l’irrompere nella sua stanza nonostante le continue richieste di essere lasciata sola. È arrivato il momento per Bev di affrontare questi fantasmi infantili, di dare un nome a questi suoi terrori. Ciò è possibile solo venendo in contatto con il passato, ritornando nelle fogne asconfiggere Pennywise che è dappertutto, in tutta Derryriempie semplicemente tutti i posti liberi (pag 987). Da grande Bev sposa Tom, un uomo ancora più violento del padre e ripropone, così, la medesima relazione proprio come fa il suo amico Eddy.
 
Dall’incontro dei cinque ragazzi in un hotel Bill intuisce, dopo aver ascoltato gli innumerevoli racconti dei suoi amici, che il clown cerca di terrorizzarli, di provocare in loro reazioni di paura, angoscia, sgomento perché, forse It ha per la prima volta timore di loro. Il mostro dalle molteplici trasformazioni avrebbe potuto sconfiggere la sua paura solo uccidendo i cinque ragazzi. Il suo comportamento aggressivo, le sue innumerevoli trasformazioni, il suo essere diventato un’ossessione per quei ragazzi, è un modo per tener sotto controllo le propriepaure, mostrandosi più forte di loro.
 
L’autore del romanzo descrive tre scontri con It: la prima apparizione di It al Club dei perdenti è nella casa di Neibolt Street. Qui i ragazzi combattono contro It clown ed in particolare Bev lo colpisce all’occhio destro con la fionda ed un proiettile d’argento. Il sangue non sgorga ma viene espulso dalla ferita come un torrente ad alta pressione. Quello che i ragazzi stavano vivendo era un incubo trasformato in realtà, un incubo sfuggito al controllo del sognatore per diventare una presenza autonoma e mortale capace di agire indipendentemente da loro. Nelle fogne, ovvero la tana di It, ci arrivano perché inseguiti da Henry Bowers, oramai impazzito a causa dell’orribile creatura. Qui ci sono già stati da bambini e hanno affrontato per la prima volta il mostro con il “rito di Chud”, un modo per abbattere le difese psichiche di It (solo da adulti il gruppo dei perdenti riuscirà a combatterlo anche sul piano fisico strappandogli il cuore). Da adulti ripercorrono la stessa strada e ricordano di aver dimenticato: tutti sono afflitti da un’amnesia progressiva. È in questo ritorno al passato che It si presenta loro come un ragno gigante e ricordano anche che quella non è la vera forma del mostro. A questa immagine se ne associa un’altra: It non è un maschio ma una femmina e soprattutto gravida. Da qui si sviluppano tutta una serie di fobie relative alla possibilità del mostro di partorire altri piccoli mostri. Il rito di Chud viene compiuto solo da Bill: egli entra nell’universo verso i Pozzi neri di It, uno spazio del macroverso dove dimorano It, la Tartaruga, sua parziale nemica, che ha creato l’universo e che può indicare la via giusta al giovane Bill per sconfiggerlo, e un’altra presenza indefinita al di sopra delle due entità che crea l’Energia, ovvero il legame tra i ragazzini per sconfiggere il mostro (per questo motivo, mentre i ragazzi sono nelle fogne per sconfiggere It, Bev decide di fare l’amore con tutti loro perché si rende conto che quell’energia, che li lega ed è necessaria alla sconfitta del mostro, stava esaurendosi).
 
Il romanzo termina con la sconfitta di It e con l’abbandono da parte dei cinque ex-ragazzi della città del Maine. Tutti lasciano in questo luogo il ricordo di un’infanzia oramai compiuta ed il dolore di aver perso un grande amico come Stan. Bill va via da Derry e si libera della sua balbuzie, un difetto che apparteneva ad un tempo che è finito per sempre. Ciò che colpisce è che gli amici si allontanano dal ricordo, ma non dal desiderio perché questo resta, resta tutto ciò che erano, tutto ciò che credevano da bambini, tutto ciò che brillava nei loro occhi quando insieme attraversavano le immense sterpaglie e i campi coltivati attorno a Derry.
Il viaggio nel passato, il rivivere un tempo non vissuto del tutto, consente ai cinque amici di riflettere sul mistero dell’infanzia, sui suoi desideri, sui suoi segreti. Solo così riescono a finire il puzzle. L’ultimo pezzo è oramai inserito e finalmente può essere incorniciato ed appeso alla parete dei ricordi.
 
 
 
Letture
King S., 2009, It, Sperling & Kupfer, Milano.
Freud S., 2003, La vita sessuale, Bollati Boringhieri, Torino.
Stephen A. Mitchell e Margaret J. Black, 2004, L’esperienza della psicoanalisi, Bollati Boringhieri, Torino.
 
 
Rubrica a cura di Adolfo Fattori (con la collaborazione di Quaderni d’altri tempi)
 

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Traiettorie Sociologiche

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Ci interessano gli intrecci, i luoghi dove si incrociano le traiettorie della vita quotidiana con quelle dell’immaginario, o – il che è lo stesso – dove le produzioni estetiche incrociano quelle critiche. Perché, se spesso i prodotti dell’arte – film, racconti, immagini – presentano situazioni e figure che valgono più di un saggio di sociologia, così la ricerca e i suoi frutti non sono estranei alle (...)

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