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Tornano i fantasmi del passato: l’odio interetnico allontana i Balcani dall’Europa

Tre giorni fa al confine tra Macedonia e Kossovo, la Polizia di Skopjie in un conflitto a fuoco ha ucciso quattro terroristi albanesi che preparavano un attentato

Tornano nei Balcani occidentali, in questo primo scorcio di primavera del 2010, fantasmi che l’Europa sembrava essersi lasciati alle spalle per sempre: sono quelli legati all’atavico odio interetnico che portarono nell’ultimo decennio del secolo passato alla dissoluzione dell’ex Jugoslavia. Tre giorni fa al confine tra Macedonia, o per meglio dire Macedonia del Nord come sembra con l’assenso della Grecia debba essere il nuovo nome dello Stato ex jugoslavo, e Kossovo in un conflitto a fuoco tra la Polizia di frontiera della Repubblica che ha come capitale Skopjie e quattro terroristi albanesi questi ultimi sono rimasti uccisi. I quattro presso il villaggio macedone di Resce, abitato quasi esclusivamente da persone di etnia albanese, hanno cercato di forzare un posto di blocco della Polizia macedone sparando all’impazzata ma i tutori dell’ordine, nella sparatoria che è immediatamente seguita al proditorio attacco, sono riusciti ad avere la meglio e ad annientare fisicamente il commando assassino.
 
I quattro, hanno poi accertato gli inquirenti, erano militi dell’Uck il movimento irredentista o terrorista, dipende dai punti di vista, espressione della comunità albanese. L’Uck, per bocca del suo ideologo Fazli Veliu, ha recentemente dichiarato che, ove in Macedonia fallisse la coabitazione tra macedoni ed albanesi, l’unica strada praticabile sarebbe quella della divisione della repubblica ex jugoslava e l’annessione della parte albanese alla madre-patria. Non è infatti un mistero che l’attuale governo Berisha al potere a Tirana stia segretamente fomentando il disegno ideologico della Grande Albania, cioè di un Albania molto accresciuta rispetto ai confini attuali che dovrebbe includere non solo il Kossovo ma anche la regione serba di Presevo, l’entroterra macedone tra Skopjie ed Ocrida e l’estremo sud del Montenegro.
 
Un disegno potenzialmente eversivo che sotterrerebbe ogni anelito di integrazione europea dei Balcani occidentali nell’Unione europea. Il gravissimo atto di Resce dimostra come buona parte dell’Uck non abbia assolutamente rinunciato a tale sogno. E’ il più grave attacco terroristico in Macedonia dal 2001 quando l’intervento dell’Unione europea scongiurò il pericolo di una guerra civile dalle parti di Skopjie tra macedoni ed albanesi, dando luogo agli accordi di Ocrida che sancirono la tregua tra le parti. "Assistiamo con preoccupazione tra Macedonia, Kossovo ed Albania ad una preoccupante escalation della tensione interetnica a seguito delle recenti dichiarazioni di alcuni leader politici come Fazli Veliu” hanno commentato i maggiorenti di Nato, l’Albania ne è membro, Unione Europea, Stati Uniti d’America ed Osce. Se è ormai allerta attorno ai laghi di Scutari ed Ocrida non che in Serbia le cose filino nel migliore dei modi. Nelle regioni orientali di questo Paese, dalle parti delle Porte di Ferro sul Danubio, ai confini con la Romania vive una consistente minoranza etnica valacca, di razza cioè romena.
 
Ad un mese dallo svolgimento delle elezioni amministrative in quelle terre, buona parte della popolazione romena residente in Serbia pare aver abbandonato le simpatie per il partito socialista serbo, movimento politico di cui fa parte il Ministro degli Interni di Belgrado Ivita Dacici, a favore di un partito di raccolta del voto della minoranza romena, una specie di Svp in salsa serba. Da poco più di un mese con la scusa di dover controllare l’autenticità delle sottoscrizioni poste in calce alla lista espressione della minoranza etnica romena, come denuncia Dragan Demici segretario generale del Consiglio della minoranza romena in Serbia, la polizia di Belgrado sta cercando di intimidire gli appartenenti alla minoranza etnica romena risultanti elettori. Lo scopo è quello di indurli a tornare a votare per il Partito socialista. Il Ministero degli Esteri di Bucarest ha severamente protestato con Belgrado a tutela delle libertà dei propri concittadini residenti all’estero lungo la riva occidentale del Danubio. Tornano dunque i fantasmi del passato nel quadrante meridionale dei Balcani occidentali, fantasmi che qualora si concretizzassero allontanerebbero nuovamente la penisola dall’Europa.

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