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Tipica esperienza di viaggio in Treno...

Tipica esperienza di viaggio in Treno...

Salgo sul Treno notturno che parte dalla poetica città di confine, Trieste, che giungerà nella calda città ove il sole non tramonta mai, Napoli.

Solita sporcizia, solita aria pesante, solito prezzo da pagare per viaggiare.
Il Treno della notte, il treno che ho definito tempo addietro proletario, continua ad essere tale.

E’ il treno dove viaggiano le famiglie più povere, le persone più disagiate, le persone che spesso partono dalla città di confine per cercare lavoro stagionale nel meridione.

Ecco il controllore, puntuale, che chiede i biglietti, quando all’improvviso sento testualmente dire, con tono sprezzante: "nella carrozza cinque ci sono quattro extracomunitari senza biglietto". Stava comunicando con la Polizia Ferroviaria che si trovava nella carrozza in testa al treno proletario.
Immediatamente mi reco nello scompartimento accanto al mio per appurarmi della reale condizione di quelle persone per verificare se avevano i documenti o meno.
Intanto una persona accanto a me ripete più volte "l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro ". Questa persona ora la chiamerò Omar.

Omar è una persona priva di cittadinanza Italiana. Ma conosce bene i principi fondanti la nostra carta costituzionale.

Nell’attesa dell’arrivo della polizia, matura uno scambio di riflessioni con Omar. Mi dice: "ma perché il controllore ha detto subito extracomunitari? Non sono persone forse in carne ed ossa come te?". Ho provato un gran senso di gelo in quel momento, continua Omar: "non è giusto ciò, non è giusto!"

"Sai" continua sempre Omar, "io lavoro, ma ora mi hanno messo in ferie forzate senza essere pagato. Questo paese è strano, all’estero è diverso. E’ diverso.
C’è razzismo in Italia, non c’è lavoro in Italia, siamo sfruttati, non è giusto."

Come dargli torto?
E’ vero, il controllore poteva benissimo usare altro modo di comunicare il tutto. Poteva dire che c’erano quattro persone senza biglietto, anzichè dire ci sono quattro extracomunitari.

Oggigiorno il termine extracomunitario è dispregiativo. E’ utilizzato in modo distorto per etichettare il diverso, è divenuto un termine sintomatico del razzismo.
Ed il controllore di Trenitalia si è comportato da tale persona, soprattutto per il tono utilizzato, ovvero da razzista!

Ecco giungere la polizia, controlla i documenti e invita i quattro passeggeri a scendere alla prossima fermata, Bologna.

Interviene nuovamente Omar, con cui riflettevo sulle condizioni in essere in questo paese, che dice "ma perché deve farle scendere? Queste persone sono senza soldi viaggiano per andare a cercare lavoro non potete avere pietà?"

Omar ha invocato la Pietà!

La polizia risponde in tale modo: "non dipende da noi, Trenitalia è quella che decide".

Quindi, non dipende da loro ma è Trenitalia che decide. Ovvero la Polizia Ferroviaria ha in pratica lavorato per Trenitalia e si è comportata come forza dipendente da Trenitalia! Potevano limitarsi al controllo dei documenti ma non a fare scendere i passeggeri senza biglietto. Questo non è loro compito, questo è compito del controllore di Trenitalia!

Ma la Polizia lavora per Trenitalia, come da loro stesso ammesso.

E’ normale tutto ciò?

Intanto Omar ripete che il nostro paese è razzista, che è razzista.
Ma ho dovuto impiegare non poca fatica a far comprendere ad Omar che non tutti sono così in Italia, che per fortuna c’è chi lotta ogni giorno per un sistema sociale diverso, contro il razzismo. Ma quanta fatica per fare comprendere ciò ad Omar, quanta fatica...

Il Treno proletario ferma a Bologna.

Le quattro persone vengono accompagnate alla porta di uscita del treno.

E’ andata bene a quelle quattro persone. Hanno rischiato di trascorrere la notte in questura, hanno rischiato di essere accompagnati nel lager, il CIE. Hanno rischiato di essere espulsi de facto dall’Italia, e per cosa? Per aver viaggiato di notte senza aver fatto il biglietto del treno, per andare a cercare lavoro nelle campagne campane ed essere sfruttati dal padrone per quattro sporchi soldi!

Accendo la mia sigaretta, il mio sguardo viene catturato dalla sala di attesa dove molte persone assopite attendono il proprio treno, ma anche da quelle persone emarginate dalla società che dormono per terra, rannicchiate su se stesse come un bambino in cerca di protezione ed affetto.
Hanno trovato la protezione nel sonno.

Hanno trovato l’affetto in quelle scatole di cartone che accompagnano i loro sogni di viandanti in questa società meccanizzata e pessima e per buona parte razzista Italiana.

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