The dead room, gli acchiappafantasmi

Prendi tre attori e una casa infestata dai fantasmi. Il materiale è scarno ma con un po’ di discreta sceneggiatura e una buona regia ecco che Jason Stutter riesce a tirare fuori un film che funziona: The dead room.

Una piccola squadra arriva in una casa spersa nei boschi per verificare la presenza di un fantasma che ha fatto fuggire i proprietari. La composizione è la classica. Abbiamo una giovane medium, un caposquadra tutto scienza che vorrebbe prove certe e dimostrabili dell’esistenza dei fantasmi e un tecnico con tutto il materiale al seguito per registrare, segnalare, scoprire, indagare…

Lo spirito non tarda a manifestarsi… tutte le notti alle 3 in punto. Solo che registrarlo e dimostrare la sua esistenza non è cosa facile.

Inoltre lo scienziato vuole anche sperimentare una macchina sonora che in teoria i fantasmi è in grado di distruggerli. Ovviamente non finirà come pare che finisca.

Il bello di The dead room è che Stutter se ne frega del ritmo, prende tutto il tempo che gli serve per raccontarci quel che accade e lo fa come se fosse una storia vera.

Mi spiego: se foste una squadra alla ricerca di fantasmi, cosa vi aspettereste di trovare?
Praticamente nulla per la maggior parte del tempo. Ed è esatamente quello che succede in questo film. Lunghe attese, piccole manifestazioni, poi ancora lunghe attese.

Poi naturamente il finale è un ritmato crogiuolo di eventi, altrimenti perchè fare il film?

Il trittico di protagonisti è bravo, la casa molto affascinante, con un corridoio di quelli che fanno paura ai bambini.

Insomma un buon horror, di quei che uno si gode con calma… anche se poi forse finisce per dimenticarli.

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