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Terzigno: ero bloccata sul tetto per sfuggire alla polizia

Vi racconto di quanto successo ieri a Terzigno: tra stato d’assedio e ordinaria follia.

Giovedi 21 ottobre, sono le 22,30 circa, si ordina lo spegnimento dell'illuminazione pubblica; i vesuviani lo sanno, è il segnale di nuove cariche.

Cala il silenzio e il cuore comincia a battere forte. Sto con una mia amica, ci guardiamo, ci comprendiamo al volo. Inutile fare gli eroi, abbiamo tutti paura e chi si è mai trovata in guerra?

Altri urlano, - non ci massacrate siamo disarmati -, la polizia sa che siamo disarmati, non è una questione di ordine pubblico, ci caricano perché l'ordine che hanno è quello di disperdere la folla e permettere ai camion di sversare. Alcuni poliziotti sotto al casco blu indossano delle mascherine bianche, come quelle dei manifestanti, anche loro sentono la puzza, anche loro son vittime di conati di vomito. Alla puzza presto si aggiungerà l'odore acro dei fumogeni, di roghi appiccati chissà da chi. Gli agenti si schierano, avanzano minacciosi, la Rotonda trema sotto i colpi dei loro anfibi; poi un boato, da poco lontano, viene da dentro al Parco Nazionale del Vesuvio, forse un petardo, forse un fuoco d'artificio; sono tantissimi i ristoranti in questa zona e siamo abituati ai fuochi di artificio, ma adesso tutto è stravolto, anche un tuono fa tremare le gambe. Partono le prime cariche, si alzano i manganelli, vedo correre, iniziano le urla. La folla si rompe, si corre in più direzioni, anche lo schieramento si rompe e gruppi di agenti isolano e accerchiano chi non è stato lesto a scappare: "lasciatelo stare bastardi" è il grido di chi assiste al massacro. I tanti vicoletti sconosciuti alla cronaca si gremiscono di persone in cerca di riparo, gli agenti li rincorrono, ma perché, non gli basta metterli in fuga? No, li rincorrono, è incredibile, li rincorrono brandendo il manganello. Una signora cade a terra, alza le mani, il poliziotto ha pietà. Alcuni signori tornano indietro, tutti con le mani alzate, ad aiutare la signora che ha un ginocchio sbucciato, una calza stracciata. Intanto arrivano gli sms, ci avvisano di nuovi blocchi lungo i Passanti, strada che conduce alla statale 268 e che collega Boscoreale a Napoli. Torna una calma apparente e così, al buio, la folla torna a schierarsi come la polizia. Sale il lampeggiante delle autoambulanze.

Circa duemila le persone alla Rotonda, altrettante in altri punti di Boscoreale e Terzigno; il questore chiama i rinforzi. Qualcuno tira fuori il thermos con il caffè, sono vicino al gazebo bianco, sono mesi che è stato montato a dar riparo ai vesuviani; dalla pioggia, dal vento, dai manganelli. Una protesta civile e fatta da gente comune non può non avere con sé un thermos con il caffè o un dolce fatto in casa. La salita per la discarica è bloccata in entrambe le direzioni; siamo sotto il totale controllo dei militari; i commercianti e gli abitanti di questa lunghissima strada sono dei sequestrati, le camionette parcheggiate davanti le loro case bloccano loro il passaggio. Ma non si lamentano, sono vesuviani e stanno con i vesuviani, hanno solo paura. L'area è densamente abitata, la discarica è visibile da molti balconi, la discarica confina con i giardini delle abitazioni, con i vigneti del Lacryma Christi. La discarica, enorme, infinita, è in pieno centro cittadino. Tutta la zona è militarizzata, sull'area pesa il Segreto di Stato, ritenuta argomento da sicurezza Nazionale. Anche lo spazio aereo è chiuso. Percorrere questa strada da mesi a questa parte significa camminare tra agenti armati, a tutte le ore del giorno e della notte. Al pulmino di una scuola calcio locale è da settimane che gli viene proibito di andare a prendere i bambini per portarli a fare l'allenamento. Anche per gli insegnanti e personale scolastico della scuola media ed elementare è difficile passare per andare al lavoro.

Questa è la situazione degli abitanti vesuviani. L'ironia è che anche oggi si continua a fare la raccolta differenziata porta a porta tra i vicoletti, mentre a pochi metri, sulla Rotonda, sembra di stare a Kabul dopo un bombardamento. Io, testimone con i miei colleghi, non abbiamo visto un razzo partire dai manifestanti, abbiamo visto invece le cariche partire senza motivo.

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