Terremoto, il giorno del silenzio. La lezione di Napolitano al Cavaliere

Il capo dello Stato, in visita nei centri colpiti dal sisma, sceglie uno stile molto più sobrio rispetto all’invadenza e al protagonismo ostentati dal premier nelle sue ripetute visite. Mentre continuano le scosse.
di Pietro Orsatti per Terra (www.terranews.it)
Per un giorno, dopo le kermesse propagandistiche che si sono susseguite fin dalle ore subito successive al sisma della notte fra domenica e lunedì scorsi, è stato il dolore e la compostezza a dominare la scena pubblica a L’Aquila. Poco prima di entrare ieri nella tendopoli che ospita gli sfollati di Onna il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, assediato da operatori, giornalisti e fotografi, ha fatto capire chiaramente di non gradire l’assembramento: «Non sono venuto qui per farmi fotografare». Il presidente, visibilmente turbato alla fine è stato costretto a intimare: «Fatevi da parte». Stile completamente diverso da quello ostentato negli scorsi giorni dal premier e dai tanti politici piovuti in Abruzzo per “esporsi” agli obiettivi dei mezzi di informazione. Ma non si tratta solo di una questione di stile. «Deve esserci un esame di coscienza che non conosca coloriture e diversità politiche – ha dichiarato poco dopo Napolitano -. Un esponente dell’opposizione che non è solito dire certe parole ha affermato “nessuno è senza colpa”. In questo caso credo avesse ragione. Non si tratta di individuare responsabilità, ma di capire perché le norme di legge non sono state attuate, per difetto dei controlli o per irresponsabilità diffuse». Responsabilità sulle quali la magistratura ha avviato un’inchiesta.
Oggi è giornata di lutto nazionale. Si terranno molti dei funerali dei morti a L’Aquila. Il bilancio rimane alto, 279 decessi, e continua ad esserci incertezza sul numero dei dispersi. Un lutto nazionale che, a quanto sembra, non riguarda l’esercito dei furbi entrato in campo subito dopo la prima scossa. L’ultimo caso emerso è quello relativo alla raccolta porta a porta della Croce Rossa. Appena si è diffusa la notizia che presunti volontari dell’organizzazione avevano iniziato a raccogliere generi di prima necessità, e anche soldi, facendo leva sulla generosità dei cittadini, la Cri si è subito attivata smentendo l’iniziativa. «La Croce Rossa Italiana - si legge in una nota - non sta facendo alcuna raccolta porta a porta. Chiunque si presenti ad un’abitazione a nome dell’associazione per chiedere vestiti e materiali da destinare alla popolazione terremotata in Abruzzo è un impostore».Intanto nella notte di mercoledì la terra ha continuato a tremare. Questa volta il cosiddetto “sciame sismico” si è spostato a nord, verso il teramano. Le ultime scosse hanno interessato i comuni di Montereale, Capitignano e Campotosto (tre scosse, fra le 2.52 e le 5.41 di intensità 5,1 Richter, 4,2 e 3,1), quelli di Aquila, Pizzoli e Barete (alle 6.32, 4,0) e alle 6.43 ancora fra i Comuni di Campotosto, Capitignano e Barete (3,7). L’epicentro dunque si sta spostato verso nord e questo impensierisce i geologi che, individuato il nuovo fronte, stanno cercando di interpretare il fenomeno e capirne la portata.
Ritornano in mente le parole di uno dei tecnici presenti mercoledì sul luogo: «Non credo che si possano definire semplicemente scosse di assestamento». Qualche apprensione anche per la diga dell’invaso di Campotosto dove il sisma ha colpito duramente alcune case rendendole inagibili. L’allarme, comunque, pare essere rientrato dopo un’ispezione di alcuni tecnici sul luogo. Ma rimane alta, comunque la paura, che sfocia spesso in psicosi. Anche in alcune aree tipo la piana del Fucino dove il sisma ha causato solo lievi danni, molte persone ormai trascorrono da giorni la notte in auto. Dopo tre mesi di allarmi e terremoti di bassa intensità in tutta la provincia poi sfociati nel terremoto fra domenica e lunedì è anche comprensibile che la situazione sia ormai di continuo allarme. Ma allarme vero è per quanto riguarda gli edifici pubblici dopo i crolli de L’Aquila.
Alcune ordinanze, per la chiusura a tempo indeterminato di scuole, uffici e locali pubblici, sono state infatti emesse dal sindaco di Avezzano, Antonio Floris. In una nota si legge che il personale è «alle dipendenze dei dirigenti e a disposizione delle autorità locali per fronteggiare l’emergenza», in particolare quello che svolge «servizi tecnici, sanitari e di prima cura e necessità». Dopo i difetti di progettazione e di realizzazione che si sospettano essere alla base dei crolli di strutture come l’ospedale del capoluogo e della caserma della Guardia di finanza, gli amministratori locali hanno cominciato a dimostrare una comprensibile prudenza anche davanti al progredire dei fenomeni sismici che sembrano non volersi acquietare.
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