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Tempo di cambiare: diamo il via a un Presidenzialismo all’americana

Mi sono deciso a scrivere perché non è più il tempo del silenzio e della sopportazione, è il momento invece che facciamo sentire il nostro sdegno e i nostri timori per il futuro di questo paese. Noi, gente comune che non capiamo granché di politica e di economia, abbiamo subito passivamente troppo a lungo le decisioni di chi la sa più lunga di noi. 

Oggi è più che mai evidente che l’Italia rischia di rimanere uguale a se stessa anche dopo l’ennesima tornata elettorale, ciò causerà un tragico peggioramento della crisi economica. Qualunque candidato riesca a ottenere la maggioranza, al di là delle sue migliori intenzioni, dovrà dedicarsi a costruire coalizioni più o meno estese intrallazzando sopra e sotto il banco interessi e potere. Inoltre i limiti di operatività che la nostra costituzione assegna al primo ministro impediscono a chiunque di assumere una guida autorevole del paese, in un momento che appare di delicatissima emergenza. Credo che l’Italia non possa più permettersi il teatrino della democrazia parlamentare e la pletora di partitini che corrono ad accaparrarsi la poltrona. Credo che le democrazie presidenziali evolute abbiano oggi l’indiscusso vantaggio di uno stato efficiente ed economico. In queste forme di governo la garanzia contro gli errori del presidente è fornita, tra l’altro, dal limite temporale del mandato.

È giunto il momento di superare i timori di derive dittatoriali e assumerci il rischio di consegnare il timone ad un vincitore. Non è importante sapere chi possa prevalere, perché in un sistema siffatto si alternano figure positive ad altre meno immacolate, ma vi è uno stato efficiente e leggero, governato da un solo vincitore. Scomparirebbero tutti quei politicanti che da noi sopravvivono per decenni e sono in grado di ricattare maggioranze e governi. Infatti ove vige il sistema uninominale secco, i contendenti si riducono rapidamente a due e la politica si cristallizza in una forma bipolare che non alimenta gli uffici, le commissioni e gli orpelli burocratici. Il nostro quadro costituzionale invece genera il clientelismo e la corruzione, la proliferazione di apparati statali con l’unico scopo di sistemare i soci. Apparati che, non avendo una reale finalità, giustificano la propria esistenza generando quella massa di aberrante e nefasta burocrazia che costituisce il muro invisibile che gli italiani da privati o da imprenditori imparano ad affrontare quotidianamente.

Nel sistema economico mondiale non c’è più posto per chi deve sostenere il costo di uno stato tanto inefficiente e dannoso. Se l’Italia non si decide a cambiare andremo a fondo, o nel migliore dei casi verremo comprati e sfruttati dalle economie più forti. Lo spettro è davvero quello di sprofondare in una generale miseria, se ancora non basta il dramma della disoccupazione e dello stillicidio delle nostre aziende fallite.

Due parole sulla gerontocrazia. Anch’essa è figlia di questa costituzione, che mantiene ancora in vita dinosauri della prima repubblica. Ma il vero dramma di una società governata da vecchi è la mancanza di idee, di rinnovamento, di innovazione, di stimolo alla ricerca e alla scuola ed è ovvio che solo un presidente dell’età di Obama, Hollande, Cameron, Rajoy può dare la spinta e l’esempio necessario al suo popolo.

In sintesi, credo che sia il momento di passare ad un presidenzialismo all’americana senza nemmeno la complicazione di volerlo adattare troppo, è un sistema efficace e collaudato da due secoli. E sarebbe ora che un cambiamento così importante venisse consegnato all’istituto del referendum, superando tutte le pregiudiziali del caso. Sono certo che gli Italiani abbiano il dovere e la capacità di assumere decisioni importanti sulla forma del proprio stato e che debba rientrare tra i propri diritti fondamentali poterlo fare in modo rapido e diretto.

Questi ragionamenti sono semplici e generici forse, ma l’Italia è fatta di gente che non conosce le leggi e i codici, ma di contro è ricca di buon senso e intelligenza e sarebbe ora che avesse anche il diritto di partecipare alle scelte importanti. In questo senso concordo con l’eliminazione del quorum nei referendum.

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