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Spagna, una montagna di debito locale

Il prossimo fine settimana in Spagna si rinnoveranno amministrazioni locali e regionali. Potrebbe essere l’occasione per spingere i nuovi eletti (e fors’anche i confermati, vista la criticità della situazione) a dire tutta la verità sulle reali consistenze di debito.

Secondo gli ultimi dati della Banca di Spagna, calcolati secondo le linee guida di Eurostat, al debito statale centrale di 488 miliardi di euro si sommano 115 miliardi delle 17 regioni autonome e 35 miliardi di debito di province e municipalità. L’aspetto più inquietante è la progressione del debito delle regioni, che dal 2008 è praticamente raddoppiato. Negli ultimi 25 anni, inoltre, il debito dei governi locali è aumentato di 20 volte, e la sua incidenza rispetto al Pil è passata dal 2,7 per cento del 1984 al 14,2 per cento del 2010. E’ evidente che i conti non tornano, perché una simile progressione di debito durante il periodo di maggiore crescita dell’economia spagnola degli ultimi 35 anni è semplicemente sconcertante. A meno di essere maliziosi e balzare alla conclusione che le autonomie locali spinte ed un certo tipo di federalismo sono la ricetta sicura per la rovina della finanza pubblica.

Mentre il ministro delle Finanze di Madrid, Elena Salgado, tenta disperatamente e vanamente di convincere le regioni a mantenere un rapporto deficit-Pil per il 2011 non superiore al’1,3 per cento, le associazioni imprenditoriali chiedono la fine del lassismo fiscale indotto dalle autonomie locali, la fine della sovrapposizione di responsabilità tra i vari livelli dell’amministrazione pubblica spagnola ed una semplificazione del costoso sistema regolatorio. Senza contare che 8.114 municipalità appaiono eccessive e dovrebbero essere sfoltite.

Municipalità e regioni incidono per circa la metà della spesa pubblica totale, con l’amministrazione centrale che rappresenta il 20 per cento e la sicurezza sociale il restante 30 per cento. Dal 1982, la spesa regionale sul totale è decuplicata mentre quella centrale si è dimezzata.

Nuovi scheletri nell’armadio dei conti pubblici potrebbero poi provenire dai conti delle aziende a controllo pubblico locale, 5200 entità locali e regionali il cui debito resta fuori bilancio rispetto agli enti locali e che dovrebbe attestarsi intorno ai 26 miliardi di euro. In più, un po’ come succede in Italia, le aziende farmaceutiche fornitrici degli ospedali pubblici vantano un credito di circa 4 miliardi di euro.

Non sorprende, quindi, che i mercati considerino molto più rischiosi, in termini di merito di credito, gli enti locali. Secondo gli ultimi dati, il premio al rischio su debiti emessi dalle regioni spagnole oscilla tra i 350 ed i 450 punti-base rispetto al Bund decennale tedesco, una misura all’incirca doppia rispetto a quella pagata dai Bonos del governo centrale.

I sondaggi prevedono che i socialisti, che governano a livello centrale, perderanno la regione centrale di Castilla La Mancha e città come Siviglia, a favore del Partito Popolare. I nazionalisti catalani dovrebbero inoltre vincere a Barcellona. Dalle eventuali “operazioni-verità” sui conti pubblici locali, nei prossimi giorni la Spagna potrebbe finire col riportare la Spagna nell’assai poco invidiabile club dei “soliti sospetti”.

Commenti all'articolo

  • Di yepbo (---.---.---.245) 19 maggio 2011 00:20

    Ha un che di terribilmente sinistro leggere " autonomie locali spinte ed un certo tipo di federalismo sono la ricetta sicura per la rovina della finanza pubbilica".

    Sinistro e quantomeno allarmante, pensando, di cosa sarà ulteriormente capace l’italico politicume, mosso da sogni di gloria e robusto appetito.
    Saluti

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