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Siria: giochi di potere tra repressione e ingerenze esterne

Le posizioni scomode, il regime tiranno e le ingerenze esterne, la realtà siriana è decisamente più complessa di come appare.

Di Siria si è parlato molto e sotto molti punti di vista. La guerra civile, nata ormai più di un anno fa, dalle proteste contro il regime di Bahar al Assad, rischia di minare i delicati equilibri, già crinati dai molti attriti tra i paesi di quella regione, coinvolgendo la comunità internazionale in un esercizio di equilibrismo diplomatico che rischia miseramente di fallire. Ma quali sono i punti cruciali per riuscire a comprendere cosa sta succedendo realmente?

Il braccio di ferro si svolge, fondamentalmente tra il dittatore e il consiglio nazionale siriano (organo nato nel 2011 in esilio,con sede in Turchia, contro l'attuale governo; a dicembre 2011 ne viene nominato presidente Burhan Ghalioun, da poco sostituito con il kurdo Sieda, è costituito da un'Assemblea Generale, un segretariato generale e un comitato esecutivo di 6-7 persone, per un totale di 235 membri. Molti stati ed organizzazioni internazionali riconoscono il consiglio come autorità politica tra cui Stati Uniti, Francia, Lega Araba, altri, invece, hanno semplicemente iniziato trattative stabili con esso, come Italia e Turchia).

La Siria si trova dal 1962 sotto un regime di tolleranza ristretta, giustificato dalla stato di guerra contro Israele, questo di fatto sospende la maggior parte dei diritti civili della sua popolazione. Quando nel 2011 scoppiarono rivolte in molti paesi del nord Africa (chiamata anche primavera Araba), tra i quali l'Egitto, anche a Damasco iniziarono a soffiare i venti del cambiamento. Ma le prime manifestazioni di febbraio raccolsero poche aderenze e sembravano essere destinate a spegnersi con un nulla di fatto, fino al 18 marzo, giorno in cui a partire dalle regioni più povere del paese, come l'Hawran, si sollevarono proteste senza precedenti. Assad cercò di spegnere i focolai annunciando riforme sostanziali il 25 dello stesso mese, ma dopo che le proteste si resero più aspre cambiò strategia, decidendo per la linea dura, ha attuato e attua ancora quello che viene definito da molti, Israele in testa, un vero e proprio genocidio.

A seguito di ciò nel febbraio del 2012 la stessa Lega Araba ha disconosciuto qualsiasi rapporto con il presidente e ha richiesto l'intervento armato con una risoluzione dell'Onu, già negato dopo una votazione dei paesi membri per il veto di Russia e Cina nel mese precedente.

A complicare le cose, negli ultimi giorni, si sono registrati tre eventi importanti: la tensione scaturita tra Ankara e Damasco venutasi ad acuire per un aereo turco abbattuto in territorio siriano, la denuncia da parte dell'Onu del reclutamento tra le fila dei ribelli di bambini e l'annuncio della portavoce di Wikileaks del presunto coinvolgimento di alcune grandi aziende occidentali nell'apporto di tecnologia per aiutare la repressione. Metaforicamente parlando, una serie di colpi al cerchio e alla botte, che non lasciano puliti nessuno dei protagonisti coinvolti nella vicenda.

Il primo punto è quello più delicato per Assad. Il governo turco, infatti, pur ospitando il Consiglio nazionale siriano e avendo avviato trattative e dialoghi bilaterali con esso, è uno dei pochi paesi vicini a non averlo riconosciuto ufficialmente e a non aver condannato direttamente il dittatore, nonostante sia divenuto molto critico dopo le rivolte. L'aereo, un F4, che sorvolava la costa al confine con la Siria, è stato colpito nella provincia di Hatay il 22 giugno scorso. In una recente dichiarazione rilasciata al quotidiano turco Cuumhuriyet, pur puntando il dito contro Erdogan, che fa parte dell'ala nazionalista islamica, e accusandolo di interferire con gli affari interni del suo stato, appoggiando i "terroristi" (parte del movimento rivoluzionario è sostenuto dalla fratellanza musulmana), ha poi cercato di mitigare i toni spiegando come si fosse trattato di uno spiacevole incidente, dovuto al volo radente del veicolo che non si era identificato, e di come il popolo turco sia considerato amico fraterno da quello siriano.

L'uso dei bambini nel conflitto è stato documentato con delle foto di Afp e più volte trasmesso da tutti i canali francesi. Le foto che riprendono minori, probabilmente reclutati dai ribelli, con armi e attrezzatura di guerra sono state scattate nei pressi del villaggio di Azzara e testimoniano e confermano la precedente denuncia fatta dalle Nazioni Unite. Questo orrore si va a sommare alle continue violenze subite dalla popolazione, e dalla stampa, gli attacchi indiscriminati dell'esercito regolare che hanno spazzato via interi villaggi, lasciandosi dietro una scia di massacri e torture anche su gente inerme. Radhika Coomaraswamy, rappresentante speciale delle Nazioni Unite, aveva rilasciato una dichiarazione nella quale si sosteneva che andavano raccolti altri dati per verificare i fatti, c'è da chiedersi se, almeno ora, quello che sembrava un increscioso dubbio, sia divenuto una sconcertante certezza. 

L'ultimo punto è quello che rischia di essere più imbarazzante per la comunità mondiale. Julian Assange, fondatore di Wikileaks, e Sarah Harrison, portavoce dell'organizzazione, hanno rilasciato dichiarazioni in merito alle due milioni di mail scambiate tra i funzionari pubblici siriani e importanti esponenti del mondo occidentale, comprese alcune importanti aziende tra cui figurerebbe anche il nome di Finmeccanica. Sembrerebbe che le industrie degli stessi paesi che condannano il regime, abbiano collaborato alla repressione, vendendo materiale tecnologico impiegato nel sedare le rivolte. L'azienda, fondata dall'australiano, attualmente confinato nell'ambasciata equadoregna di Londra per sfuggire al mandato di cattura internazionale, ha venduto l'esclusiva ad alcuni giornali tra cui Al Akhbar (Libano), Egypt Indipendent (Egitto), Associated Press (Stati Uniti), Ard (Germania), Publico (Spagna), Owni (Francia) e all'Espresso (italia). I file proverebbero le transazioni finanziare verso alcuni stati da parte degli esponenti del partito Baath, dimostrando, inoltre, l'uso del sistema "tetra", sviluppato appunto dall'impresa italiana, nelle comunicazioni criptate, durante lo svolgimento dell'operazione a Dar'a e per tutto il proseguimento della guerra civile.

Assange sostiene che vista la mole di dati impressionante, una volta verificati, si potrà comprendere meglio le reali intenzioni di chi ha preso parte all'accaduto, aiutando a svelare i retroscena del conflitto e decidendo, in maniera imparziale, quali siano le soluzioni migliori da applicare. A sostegno dei documenti, il gruppo di hacker Anonimous ha consegnato alla testata israeliana Haaretz, qualche tempo prima, alcuni archivi elettronici trafugati che proverebbero come la Siria abbia aggirato le sanzioni internazionali, grazie all'aiuto del governo iraniano.

Delicatissima è, infine, la posizione di Israele, se, da una parte, infatti, lo stato ebraico avrebbe da guadagnare nella caduta di un nemico di vecchia data, tanto che fonti attendibili avrebbero confermato l'uso di razzi anticarro Tow, forniti da Tel Aviv, nelle fila dei ribelli sui blindati di derivazione russa dell'esercito regolare, dall'altra, in caso di caduta di Assad, il governo dovrebbe fare i conti con la corrente sunnita jihadista radicale, che sta appoggiando la rivolta attraverso organizzazioni parastatali. Ciò significherebbe lasciare gli arsenali al confine in mano ai nemici più motivati e probabilmente rinforzare l'asse Iran-Siria, che trova motivazioni comuni nella riconquista dei territori sottratti ai mussulmani. Le crescenti tensioni per la possibile acquisizione del nucleare da parte di Tehran, che si sono verificate negli anni passati, e che hanno spinto Israele a minacciare il bombardamento dei siti per l'arricchimento dell'uranio e a rinforzare il proprio arsenale, per esempio con l'acquisto dei sottomarini di classe "Dolphin" dalla Germania, potrebbero riacuirsi fino a sfociare, nella peggiore delle ipotesi, in un conflitto che potrebbe far tremare l'intera diplomazia mondiale, visti gli interessi, legati sia al petrolio sia agli appoggi politici che vedono contrapposti Usa, Russia e Cina.

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