Sindaco di Milano: lasciare le primarie alle primarie

C’è un (bel) dibattito a Milano negli ultimi giorni sui modi e sul profilo delle primarie che indicheranno a novembre uno dei candidati contro la Moratti per le prossime amministrative nel 2011. Un dibattito che si apre a opinioni e visioni talvolta fortemente contrastanti e a tre personalità (Giuliano Pisapia, Valerio Onida e Stefano Boeri) che sicuramente hanno da dire e raccontare storie e futuri per questa città. Ho sempre creduto che le primarie (come ogni consultazione diretta con i cittadini) siano un passaggio necessario per costruire credibilità: primarie che siano una partecipazione senza mediazioni, senza recinti e senza argini accomodanti. Primarie che siano l’occasione per i cittadini di spiazzare i partiti e non che siano il modo per i partiti di piazzare cittadini. Primarie che siano una libera circolazione di opinioni e sostegni dove i cittadini (politici, intellettuali, impiegati, ragazzi e genitori) decidono di sostenere questo o quel candidato per un’affinità libera da disegni di partito. Lasciare le primarie alle primarie quindi per non trasformare tutto in un gioco messo in ballo in attesa di conferme. Per questo ho più volte espresso i miei dubbi sulla “discesa in campo” istituzionale di alcuni partiti (nostra opinione personale e, bontà nostra, ora nostra linea politica essendo noi chiamati a farla, la politica) che hanno certificato più o meno questo o quel candidato addirittura all’alba della candidatura. E’ un’opinione, condivisibile o non condivisibile, ma è la nostra opinione che ci portiamo in tasca con fierezza. Mi sono ritrovato nelle parole di Valerio Onida, nei dubbi di Nando Dalla Chiesa e perfino nell’analisi di Davide Corritore: la sensazione, qui fuori, è che tutti parlino di entusiasmo e vivacità ma alla fine la maestrina ci voglia tutti seduti in silenzio e ben composti ai banchi.
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