Un recente articolo del Corriere della Sera parla del Bhutan, il piccolo paese himalayano che ormai, volente o nolente, partecipa alla grande partita a scacchi della geopolitca mondiale. Un buon articolo, che però dimentica un fatto cruciale. Che noi non ci siamo dimenticati.
Alzi la mano chi sa dov’è il Bhutan.
Ora, alzi la mano chi ha sentito parlare o chi ha letto del re del Bhutan e della Felicità interna lorda. Mmm, meno, però qualcuno sì. Probabilmente avrete letto da poco l’articolo di Federico Fubini sul Corriere della Sera [#1], oppure visto il suo video [#1b].
E della pulizia etnica?
Dove? Come “dove?”
Beh, in Bhutan, di quello stiamo parlando.
Nessuno. Immaginavo. Del resto, nemmeno Fubini ne scrive. Della pulizia etnica dei nepalesi induisti del Bhutan, i Lotshampa, che va avanti da una ventina d’anni. È il costo della Felicità lorda. Ma non se ne parla.
Fubini ricorda giustamente come l’India, finanziando i 2/5 della spesa pubblica, funga da benefattore del reame fra le vette himalayane, in cui fino a quattro anni fa il lama-capo del buddismo locale sedeva alla destra del re. Da allora la monarchia si è trasformata, per volere del monarca, da assoluta a costituzionale ed il re stesso si è ritirato in un eremo a meditare; non senza aver introdotto una norma che nega ai monaci il diritto di voto, in nome della "laicità" dello Stato.
Grazie ai finanziamenti indiani, lo stato fornisce istruzione e sanità gratuite e pasce i suoi cittadini al punto che perfino “centinaia di randagi si aggirano sazi, quasi puliti attorno allo dzong seicentesco che incarna insieme l'autorità laica e religiosa”. La speranza del ministro dell’educazione, ci ricorda sempre il Corriere, è un futuro in cui “un monaco... legge i testi sacri mentre la sua cena cuoce ai raggi laser”.
In cambio del sostegno, però, “l'India schiera i propri soldati al confine nord del Bhutan, lungo i pericolosamente vaghi confini del Tibet”. Do ut des. Ben pochi si scandalizzano di questo, figurarsi appunto dei perseguitati nepalesi, ma si sa che viviamo in un mondo di bilance contraffatte.
Fubini però non scrive dell’altro reale costo del benessere bhutanese, assieme alla totale dipendenza politica dall’India: la pulizia etnica dei Lotshampa, perseguita dall’élite buddista.
E dire che non è un argomento segreto.
Fra l’autunno del 2007 e la primavera del 2008, ad esempio, ne scrisse diffusamente ed in più riprese la BBC [#2][#3][#4][#5], a cavallo delle elezioni politiche tenute nel piccolo stato. E addirittura già dieci anni prima [#6] segnalava gli abusi subiti dagli oltre 100mila nepalesi indù, a partire dal 1990. I nepalesi - tutti assieme - costituivano il 45% dei 600mila abitanti.
I perseguitati vennero prima emarginati, quindi perseguitati (senza che venissero risparmiate le torture, come segnalò Amnesty International [#7]) ed infine espulsi dalla monarchia buddista, così tanto attenta al benessere del proprio popolo. “Immigrati illegali”, dichiararono il governo e l’autorità religiosa di allora. Stiamo parlando di un sesto della popolazione bhutanese. Come se 10milioni di italiani, oggi, venissero perseguitati ed espulsi dal paese.
I reietti sono finiti in campi profughi del Nepal sudorientale; come ricordava ad inizio anno l’UNHCR, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, 90mila ancora vivevano in quei campi [#8]. Nel solo 2010, altri 20mila hanno ottenuto asilo in altri paesi: a fine 2010, 70mila sono ancora attendati. In totale, a partire dal 2007, sono stati circa 40mila i Lotshampa che hanno trovato asilo in paesi terzi (circa 30mila negli USA ed i rimanenti in Nord Europa, Australia e Nuova Zelanda) [#9][#10]; altrettanti saranno “piazzati” l’anno venturo [#10]. Il Bhutan non ne ha riammesso nemmeno uno.
Anche il Consiglio norvegese per i rifugiati (Nrc) segnalò la situazione critica di queste persone [#11]. L'Nrc mise anche il dito nella piaga della accondiscendenza dell’occidente verso il terrore buddista in Bhutan, in chiave anticinese (sostenendo l’assimilazione Bhutan–buddisti-Tibet). E frusta la stampa internazionale, che non dipinge un quadro realistico del paese dei Druk:
"Despite the extensive abuse of its own population, the country has – to a large extent – managed to avoid criticism in the international media. On the contrary, the media has often helped perpetuate the myth of an exotic land of happiness in the majestic Himalayan Mountains. However, what we have before us is a silent tragedy occurring in a media-created Shangri-la."
Ripercorrendo la storia recente del Bhutan, l’Nrc è molto esplicito sull’ideologia che prese piede a partire dagli anni ’80, in una visione razzista da parte delle elites politiche buddiste:
"The situation in the country seriously deteriorated in the 1980s when Bhutan’s elite identified the Nepali-language minority as a political and cultural threat. New laws and policies in line with the king’s command of “One Nation, One People” consolidated the power, values and identity of the Buddhist elite."
E, infine, segnala il continuo ostruzionismo del governo di Thimpu per risolvere la disputa:
"according to many observers, the Government of Bhutan has been deliberately employing delaying tactics to drag out these negotiations. […] There can be no Shangri-la without human rights."
Tutto questo per la Felicità interna lorda, un parametro che si basa su valutazioni puramente soggettive e su codici morali definiti da precisi quadri di riferimento disegnati da elite politiche o religiose. Ma è chiaro che il FIL (GNH in inglese, Gross National Happiness) è un numerello creato appositamente per giustificare la pulizia etnica e la supremazia dei buddisti e della etnia Druk. Che però entra nella Costituzione del Bhutan:
Art.9: "The State shall strive to promote those conditions that will enable the pursuit of Gross National Happiness."
PS1: immagini da Wikipeida.
PS2: in numerosi articoli, a riprova della bontà del GNH, viene presentato il sostegno del Dalai Lama alla politica bhutanese. Non ho trovato la fonte originale, ma mi pare plausibile, considerando che si parla pur sempre di élite religiose, della medesima religione, che agiscono per consolidare la propria leadership. Il marketing fa il resto.
REFERENZE
[#1] Federico Fubini, La felicità del Bhutan invidiata nel mondo (ma la paga l'India), Il corriere della sera, 24.10.2010
[#1b] video, Bhutan, è l'ora della "felicità interna lorda", Il corriere della sera, 25.10.2010
[#2] Subir Bhaumik, Bhutan refugees are 'intimidated', BBC, 07.11.2007
[#3] Charles Haviland, Bhutan refugees speak through art, BBC, 29.11.2007
[#5] Charles Haviland, Bhutanese refugees start new life, BBC, 09.03.2008
[#6] Redazione, Bhutan celebrates its sense of nationhood, BBC, 17.12.1997
[#7] Bhutan: Torture / fear of torture, ASA 14/06/97, UA 341/97, Amnesty International, 30.10.1997 [#8] Report, 2010 UNHCR country operations profile – Nepal [#9] Over 20,000 Bhutanese refugees resettled from Nepal, UNHCR, 8.09.2009 [#10] Subba and TP Mishra, Why Bhutan’s “Gross National Happiness” is a joke, Global Post, 18.09.2010 [#11] NRC Report Bhutan: Land of Happiness for the Selected, Norwegian Refugee Council, 05.02.2008
Commenti all'articolo
Di
(---.---.---.165)11 novembre 2010 14:32
Non riesco a capacitarmi di tanta mala fede... si vuol far passare il concetto che la "Felicità Interna Lorda", contrapposta al "Prodotto Interno Lordo", sia una pessima cosa, in quanto NECESSARIAMENTE implicante razzismo e pulizie etniche... sono senza parole...
Di ventopiumoso(---.---.---.100)11 novembre 2010 14:54
non ho scritto questo.
sono d’accordo che il PIL sia un parametro ridicolo e inefficace. per di più sempre associato all’idea di crescita, che è un nonsense.
ma la felicità interna lorda FIL non lo è da meno. non si può creare un parametro con variabili del tutto aleatorie. è chiaro che il FIL, per com’è definito, è un qualcosa di sfuggente che può essere piegato alle volontà politiche. come infatti è accaduto: la pulizia etnica dei nepalesi è stata giustificata ufficialmente proprio per dover portare all’aumento del FIL.
per me risulta curioso questo difendere a spada tratta il FIL. perché esistono altri parametri, come sostituti del PIL, molto più efficaci, sensati e meno soggetti ad interpretazioni arbitrarie.
il principale è l’indice di sviluppo umano, HDI \ ISU, che considera dati oggettivi sull’istruzione, i tassi di mortalità, la salute. un altro indice molto importante è l’indice (o coefficiente) di gini, che dà la misura della disuguaglianza all’interno di una società. e poi ce ne sono anche altri. naturalmente parliamo di numeri e parametri costruiti in un certo modo e
dunque sempre "migliorabili". ma con molto molto più senso di un parametro come
il FIL.
è interessante anche notare come raramente i giornalisti scrivano del HDI, che però ormai nelle discussioni ufficiali e di settore è diffusissimo e spesso mette in luce in modo serio e robusto le contraddizioni del PIL, ma citino spesso idee bizzarre come il FIL.
che, alla fine, vanno proprio a indebolire la nutrita schiera di chi fa le pulci al PIL ed al sistema economico attuale.
ps: per cortesia, leggere attentamente gli articoli.
1. ben lungi da me osannare il PIL (figurarsi!)
2. il FIL è stato creato proprio del re del bhutan e dai suoi ministri, nel ’72 mi pare, appositamente per giustificare la pulizia etnica dei nepalesi. esattamente questo è il motivo per cui è stato creato. ma non vuol dire, ne l’ho scritto, che il FIL porta NECESSARIAMENTE al razzismo eccetera. il FIL PUO’ PORTARE a questo (proprio per sua natura, come ho spiegato sopra), e nell’unico caso in cui è stato intensivamente applicato, ovvero il bhutan, ha DI FATTO portato alla pulizia etnica.
Di ventopiumoso(---.---.---.100)11 novembre 2010 14:57
pps: comunque la critica al FIL era solo uno dei due aspetti che volevo evidenziare. l’altro è la compiacenza con cui si descrive il reame buddista, semplicemente perché in chiave anticinese. l’articolo del corriera NON cita la pulizia etnica. il video l’accenna solamente di sfuggita.
Non sono un economista, nè un supporter del FIL, di cui so poco.
Può darsi che le cose stiano come tu dici, oppure no (a naso, direi di sì).
Solo, stigmatizzavo un tuo oggettivo errore: in questo articolo hai preferito sfruttare in gran parte una "sponda retorica", invece che limitarti ad una precisa e fredda analisi di idee e concetti; cosa che hai invece fatto nella risposta, che risulta quindi molto più interessante e convincente dell’articolo originale.
Di ventopiumoso(---.---.---.100)11 novembre 2010 15:41
i consigli sono sempre ben accetti. :)
retorica.. non so, sarà. ma non sono convinto che sempre la sola fredda analisi sia sufficiente. né credo di averne usata poi troppa. la pulizia etnica c’è stata. le fonti le ho messe. ok, avrei dovuto forse specificare che il FIL era stato introdotto proprio dal re del bhutan. mi pareva fosse chiaro.
comunque, mi fa piacere di aver chiarito i punti dubbi. i commenti servono anche a questo. (e poi i lettori possono sempre approfondire da sé, se interessati.)
anche a me è piaciuto molto il tuo commento: mi è sembrato interessante
approfondire qui l’articolo con quella comparazione tra PIL, HDI, e
Felicità Interna Lorda. Comunque non sarebbe stato molto elegante
discuterne, invece, direttamente nell’articolo: trovo giusta la scelta
di non dilungarti, visto che l’articolo era incentrato sul Buthan e la
pulzia etnica, non sulle contraddizioni degli indicatori economici.
grazie. sono curioso di sapere cosa ne pensano i lettori di agoravox dell’articolo del corriere invece. un articolo scritto bene, ha ricordato la dipendenza economica e politica dall’india ma, appunto, ha taciuto sulla fine dei lotshampa. inizialmente ho pensato che l’autore non si fosse informato abbastanza, ma nel video invece ne accenna, proprio en passant. e quindi ha volutamente trascurato questo aspetto, che credo invece sia di gran lunga il più importante oltre che ampiamente documentato. sono perplesso.
Francamente, del Bhutan non potrebbe importarmi meno...
Decisamente più interessante il discorso sugli indicatori economici.
Dopo una rapida lettura in rete, sono giunto alla conclusione che probabilmente GNH (FLI) e HDI (ISU) siano entrambi emerite fesserie, mentre il GPI (Genuine Progress Indicator) mi appare invece come un importante complemento del GDP (PIL), in quanto esplicita ciò che il GDP "nasconde".
(Ah, sono il primo "commentatore"... mi dimentico sempre di loggarmi!)
Di ventopiumoso(---.---.---.100)12 novembre 2010 12:54
forse il giro è stato un po’ frettoloso.. l’hdi è l’indice più completo usato finora. anche il gpi non è male, ma è ancora vicino ad un’idea "mercantile" (non riesco a trovare un aggettivo migliore); meglio del pil di sicuro. è comunque assurdo, lo riscrivo per la terza volta, paragonare un numero basato sull’aria fritta, il fil, con uno che ha almeno una base "scientifica" come l’hdi. che naturalmente, essendo creato ad hoc (come il gpi, peraltro) è migliorabile. lo stato indiano del kerala, ad esempio, in passato ha effettuato politiche per elevare il proprio hdi; ed è diventato una "mosca bianca", con indicatori sociali da "primo mondo". per dirla in soldoni, lì si vive più a lungo, più in salute ed istruiti che non solo nel resto del subcontinente indiano, ma anche di settori sociali del c.d. "primo mondo". sul bhutan, che devo dire. a pochi interessa. però dovrebbe almeno interessare il modo in cui la stampa rigira la frittata. ed è (sarebbe) il tema principale dell’articolo (che dà anche altre informazioni).
Forse sto un po’ "dirottando" quello che voleva essere il tema principale, ma a me interessa più l’economia...
Tornando al famoso HDI, alla fin fine non è che la media di tre indici: la percentuale di cittadini che è andata a scuola (non mi pare venga preso in considerazione il livello scolastico raggiunto, per cui una popolazione dove il 100% sa leggere e scrivere e basta, risulta "migliore" di una dove magari c’è un 10 % di analfabeti, ma anche un 10 % di laureati...); il PIL pro-capite, che già sappiamo avere una importanza molto relativa; l’aspettativa di vita, che comunque può essere influenzata da svariati fattori. Non ci vedo nulla di così "illuminante", in questo indice. Molto più utile il GPI, mi pare.
Potenzialmente interessante: un FIL, che sia dotato di parametri opportuni quanto oggettivi, potrebbe davvero diventare un qualcosa di molto interessante...
ho scritto ripetutamente che ogni indice e’ migliorabile.
ad ogni modo, l’hdi non e’ una semplice somma, se non nella versione piu’ semplice e intuitiva. si è cercato costantemente di "migliorarlo" e ci sono studi estensivi su questo, ad esempio l’economista amartya sen è stato uno dei precursori di questi studi (ed uno dei più chiari ricercatori a mettere in luce i difetti del pil) - in rete ci sono diversi scritti non tecnici o semitecnici.
se non ricordo male, nel sito dell’undp, che ogni anno sforna il report sullo "sviluppo umano" del pianeta, ci sono le definizioni più complesse con relative spiegazioni. e si vede come l’hdi è sempre usato assieme ad una tabella con tutte le indicazioni, con anche le voci in dettaglio.
bisogna tenere presente che in teoria la scelta di parametri e’ infinita (io ad esempio considererei un indice di disuguaglianza).
così, si puo’ discutere quale peso dare al numero di medici procapite, ma non e’ detto che sia piu’ o meno significativo dell’aspettativa di vita. si dà poco (o nessun) risalto al fatto che, ad esempio, negli usa l’aspettativa di vita è diminuita di 4 anni negli ultimi 10 o 15, sul momento non ricordo. e che ad esempio in pianura padana, da più tempo, è in atto un decremento dello stesso parametro. questo per dire che è vero che uno può vivere più a lungo ma peggoi, ma non è vero che la durata della vita è slegata all’ambiente (in senso ecologico e sociologico) in cui si vive. dunque se è vero che l’aspettativa di vita non è per forza un totem, è sicuramente numero indicativo.
sull’insegnamento, è vero che si può discutere sui livelli di istruzione conseguiti (e lo si fa, porgendo le tabelle relative per la comprensione dei dati); ma allora si dovrebbe valutare la bontà di insegnamento (esempio stupido e banale: se la politica di una scuola è essere rilassata, ci saranno più promossi e con voti più alti che da un’altra parte). e stabilire "chi è meglio di chi": un poeta o un ingegnere? un economista o un medico? un laureato "teorico" o un professionista con la licenza media?
per questo si è scelto di usare l’indice di alfabetizzazione (in un mondo, peraltro, dove non è così scontato che tutti sappiano leggere e scrivere), il cui valore usato per questi scopi spesso non è una semplice percentuale ma un numero aggregato di tutte le voci che è possibile considerare.
tornando all’hdi è stato anche "testato" da alcune realtà (l’esempio più eclatante, accennato nel precedente commento, è quello del kerala), e politiche in funzione di un suo incremento hanno portato miglioramenti consistenti nella qualità della vita delle popolazioni.
non c’è alcun paragone con la felicità interna lorda.
1. hanno scelto tre parametri primari, su un numero infinito di possibilità; 2. il risultato è un numero, che ha l’impossibile compito di rappresentare un mondo.
il gpi è un indicatore economico, di certo, nella mia opinione, nettamente migliore del pil. interessante da usare all’hdi, o l’hdi modificato od altri parametri. ma qui uno potrebbe discutere come "monetizzare" le varie voci.
un esempio stupido: cercare di dare valore all’estinzione di una specie animale (a parte il fatto che il gpi non tiene conto di questo). diciamo panda=100. e gli insetti tropicali? se assumiamo che la biodiversità sia una ricchezza, il più brutto e disgustoso di tali insetti (e mettiamo pure che trasmetta una malattia) che "punteggio" potrà avere?
inoltre il gpi implica una "monetarizzazione" di ogni voce, e da questo punto di vista è soggetto alle stesse critiche dell’hdi (che usa direttamente il pil). quello che il gpi fa in concreto è valutare le così dette "esternalità", un meccanismo niente affatto chiaro e lineare. anche se e’ meritorio e molto molto interessante lo sforzo in tale senso.
come dire, il gpi comunque sottosta ad una scelta "a monte" di un sistema di giudizio. non so se sono stato chiaro. senza nulla togliere ai suoi "meriti".
nella mia opinione non solo deve essere letto assieme all’hdi, ma né l’hdi né il gpi possono essere "adorati come feticci": si tratta di parametri creati ad hoc, di numeri, naturalmente migliorabili e sempre interpretabili.
mi dispiace ma sul fil sono lapidario. se si cerca di "oggettivizzarlo" o si finisce nel grottesco oppure, nell’ipotesi migliore, in uno dei diversi altri parametri "seri" alternativi al pil. del resto, chi decide cosa è "meglio" per la felicità? si può essere un popolo bue e felice o un popolo informato e combattivo ma tormentato. si può credere che la felicità sia avere tre cellulari (e questa, grosso modo, è la visione dominante attuale nelle società occidentali) oppure vivere con chi si ama lottando ogni mese con l’affitto. no, io personalmente boccio il fil. un buona comparazione tra hdi, gpi ed altri indicatori è già ottima :)