• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Senzatetto, maneggiare con amore

Senzatetto, maneggiare con amore

La chiamano emergenza freddo, ma è difficile imputare alle basse temperature i decessi tra i senzatetto che hanno funestato l’avvio del 2017. 

Più che il gelo, puntuale ad ogni inverno, a uccidere i clochard sembrano altre ragioni. La prima è di certo un’economia che, citando Manfred Arthur Max-Neef, “uccide più persone di tutti gli eserciti del mondo” e, per dirla con il compianto Zygmunt Bauman, considera i poveri dei “consumatori difettosi” privi di elementi utili da “offrire ai contribuenti”, esseri “non necessari e dunque indesiderati”. Concause sono le politiche inadeguate per la lotta alla povertà, alla disoccupazione e al diritto alla casa, ma pure all’evasione fiscale che deruba le risorse quanto gli inutili sperperi per gli armamenti.

Come aiutare i senza dimora

E complice delle tragedie del freddo è pure l’indifferenza, capace di uccidere più della spada. Eppure piccole e grandi azioni sono possibili per aiutare gli oltre 50.000 senza dimora presenti in Italia. La più semplice è non girare lo sguardo, riconoscerne la dignità di persona da “maneggiare con amore” come suggerisce la vignetta di Cecigian.

Altra è, come dice l’amico Beppe, “adottare un senzatetto”, ossia scegliere uno degli homeless che si incontrano lungo il cammino e confortarlo quotidianamente con parole, sorrisi o monete, una bevanda calda o un panino, una coperta o un giaccone imbottito. Oppure si può recuperare il numero dei servizi di emergenza che molti Comuni hanno e segnalare i senza dimora al freddo. Durante tutto l’anno si possono sostenere le associazioni o le organizzazioni religiose che li assistono con donazioni o portando indumenti, scarpe, guanti, coperte o generi alimentari. Chi ha tempo può fare il volontario in un dormitorio, in una mensa di quartiere o un centro organizzato, oppure mettere a disposizione la propria professionalità se si è un medico, uno psicologo o un cuoco. Possibile pure organizzare, in accordo con un’associazione, delle raccolte cibo tra amici, a scuola o al lavoro. Se in loco non esiste nessun si potrebbe pensare di istituirne uno, magari con il supporto del Comune o della chiesa.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità