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Senkaku, la Cina ci riprova di nuovo: Washington e Tokyo corrono ai ripari

TOKYO  Le isole Senkaku sono diventate una grossa spina nel fianco per l'informazione giapponese. Dai telegiornali, passando per i talk show fino ai grandi quotidiani, il problema delle isole contese diventa di giorno in giorno più complesso, aspirando al suo interno attori che dovrebbero rimanere neutrali come gli Stati Uniti. Nei mesi scorsi, due notizie hanno fatto vibrare le già tese corde della diplomazia sino-giapponese ed una di queste ha a che fare proprio con gli Stati Uniti.

Giorno diciannove gennaio, un Awacs (aereo militare dotato di un radar molto potente) americano ha sorvolato i cieli a nord delle isole Senkaku scatenando quella che potrebbe essere definita come la prima di una serie di piccole prove di forza tra Cina e Giappone. Da una base aereonautica alle porte di Shangai, sono partiti due Sen 12 (caccia in dotazione all'esercito cinese) con l'ordine di seguire l'Awacs. In tutta risposta, da una base dell'esercito di autodifesa giapponese (Jietai), sono decollati due F15.

Non è seguito nulla di preoccupante ma a quanto pare non è la prima volta che capita un episodio del genere; da ottobre ad oggi si contano ben novantuno piccoli "incidenti" cui hanno preso parte i caccia dei due paesi. Con questi inseguimenti tra i cieli, la Cina sta cercando ancora di mettere in discussione la sovranità territoriale delle Senkaku, riconosciuta a livello internazionale (fino a prova contraria) al Giappone. Tuttavia, ad oggi, non è stata ancora data una spiegazione sul perché un Awacs americano si trovasse proprio in quella zona. Una risposta, forse, potrebbe arrivare dalla seconda notizia. Un'intimidazione più grave e diretta.

Giorno trenta, a cento chilometri dalle isole contese, un cacciatorpediniere battente bandiera cinese, senza un'apparente motivo, ha puntato i radar balistici (quelli per il puntamento dei missili), prima contro una nave della guardia costiera e dopo contro un elicottero giapponese. Piccole prove di forza queste, che sono state tenute segrete ai media per alcuni giorni. Quando è stata resa pubblica la notizia, il ministro degli esteri cinese ha dovuto rilasciare una dichiarazione – trasmessa anche in alcuni telegiornali giapponesi – in risposta alle immediate accuse del governo nipponico, ammettendo che sono venuti a conoscenza di quest'incidente soltanto leggendo i giornali ed aggiungendo anche che "la marina è tenuta a fare tutto quello che ritiene giusto per proteggere i confini territoriali cinesi di cui fanno parte le isole Senkaku (cinese Diaoyu)".

Secondo le parole del ministro della difesa giapponese Inodera Itsunori "quest'episodio gravissimo di intimidazione nei confronti non soltanto dell'esercito ma di tutto il popolo giapponese, non può essere tollerato. Proveremo con tutte le nostre forze a risolvere quest'incidente per via diplomatica". Ebbene, questa dichiarazione, che tira in ballo la diplomazia come mezzo forse insufficiente per sanare tali divergenze, lascia qualche dubbio specie se fatta all'indomani della notizia che il governo ha intenzione di modificare le normative riguardo le esportazioni di armi e componenti bellici fabbricati in Giappone. Questa decisione, non è stata presa a caso.

Infatti, il nuovo governo ha stanziato ben 83 miliardi di yen per la fabbricazione di componenti per armi (giapponesi sono anche alcune parti dei fantomatici F35 dell'americana Lockheed Martin) destinati alla vendita all'estero. Secondo una nota, molti piloti della Jietai si stanno già addestrando con i simulatori degli F35 in attesa dell'arrivo del primo ordine di quattro velivoli (numero ben lontano da quello previsto dall'ordine di acquisto del governo italiano) fatto dal precedente governo Noda.

Il ministro della difesa, che in questi ultimi giorni è stato chiamato più volte in causa, ha dichiarato che "gli F15, sono ormai obsoleti. E' nostro dovere, fornire il Jietai di qualcosa di più nuovo per uniformarci agli standard internazionali". Obsoleti o meno, questa sembra proprio una corsa agli armamenti made in Usa. Specie quando prima dell'estate, alcune basi americane ad Okinawa sono state utilizzate per ospitare i nuovi modelli di Bell Boing V-22 Osprey (convertiplano medio per il trasporto dei soldati) responsabile di almeno nove incidenti mortali in fase di atterraggio e di conseguenza, ritenuto poco sicuro.

Molti esponenti del precedente governo hanno speso fiumi di parole per rassicurare la popolazione di Okinawa sulla sicurezza di questi velivoli ma la paura continua ad esserci. Il governo "liberal-democratico" cos'ha intenzione di fare a tal proposito? L'esercito di autodifesa, guarda caso, è in possesso di due modelli precedenti di Osprey. L'opinione pubblica giapponese si domanda se il primo ministro Abe Shinzo stia preparando il cesto per la spesa al Wall-Mart.

Il sodalizio Washington-Tokyo si rinforza come può, in attesa della prossima mossa dello "spauracchio" Cina.


 

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