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 Home page > Attualità > Ambiente > Sei quello che mangi. O un’altra giornata all’inferno

Sei quello che mangi. O un’altra giornata all’inferno


Ogni anno l’Italia importa circa 80.000 cavalli destinati alla macellazione: l’84% dei cavali trasportati nell’Unione Europea. Di questi oltre 10.000 provengono dalla Spagna. Un viaggio che può durare oltre 40 ore. Gli animali percorrono distanze estenuanti, attraversando diverse condizioni climatiche, geografiche e stradali.

"Stress termico: i frequenti cambiamenti climatici a cui sono sottoposti durante il viaggio provocano gravi conseguenze alla loro salute. Nessuna sosta: alcune investigazioni hanno documentato percorsi persino di 56 ore senza nessuna sosta, cibo e acqua, in violazione delle norme sulla protezione degli animali durante il trasporto. Densità di carico: il numero di cavalli trasportati supera quasi sempre la capacità di carico del mezzo. I cavalli viaggiano gli uni sugli altri. Tendono a cadere e a essere schiacciati dagli altri, riportando gravi lesioni interne. Difficile sopravvivere: l’assenza di cibo e acqua aggrava le loro condizioni, riducendo la possibilità per molti di giungere vivi a destinazione. Tutto questo avviene nonostante oggi sia possibile il più economico trasporto di carni refrigerate e quindi la macellazione degli animali nelle vicinanze dei luoghi di allevamento, evitando i lunghi trasporti." (da Lav).

Credo sia giusto, vista la variegata offerta che abbiamo ogni giorno davanti di cibo, quantomeno chiederci cosa mangiamo. Da dove viene quella carne o qualsivoglia prodotto alimentare. Come l’azienda produce quello che abbiamo scelto per il nostro pasto. Facendo un passetto in più scopriremo un’etica propria, ovvero: siete sicuri che pensando a cosa ha passato quel cavallo quel maiale o quella mucca, siete sicuri di volerla mangiare? Il dubbio viene spontaneo per alcuni motivi, di cui il primo è la vostra stessa salute: pensate a cosa state mangiando, credete davvero che sia genuino se ha passato tutto questo? Il secondo dubbio è puramente etico, di rispetto: come possiamo essere coinvolti in una azione così barbara? Alcuni dicono: sei quello che mangi, per cui, se ne deduce, che se uno mangia carne "allevata" in situazioni di merda, mangia merda. E non credo che il pensiero faccia piacere ad alcuno di voi.


Voglio dire, non si può davvero sperare che quel povero cavallo a cui si fanno fare anche 56 ore di viaggio senza cibo od acqua sia stato trattato in precedenza con tutti i crismi. Di rispetto poi, manco a parlarne.

Come sosteneva Tiziano Terzani, non mi stanco mai di scriverlo, ripeterlo, ricordarlo, "la vita è sacra, e deve essere rispetatta in ogni sua forma". Quelli che di voi mi conoscono sanno che in questa frase, per me, non c’è niente di spirituale o metafisico, ma solo il principio di vita e coerenza con se stessi: il rispetto di se stessi e tutto ciò che ci circonda. Buon appetito, se ne avete ancora.



Commenti all'articolo

  • Di alride (---.---.---.166) 7 gennaio 2009 12:40

    Ringrazio Riciard per quello che ha scritto.
    purtroppo adesso non posso trattenermi sul web perchè avrei molto da dire su questa orrenda, incivile, crudele pratica di massacrare con sofferenze atroci gli animali destinati alla macellazione.
    Io sono proprietario di un cavallo, essendo appassionato di equitazione, conosco i cavalli molto bene.
    Posso testimoniare che questi animali sono sensibilissimi, soffrono se non bevono, subiscono danni fisici facilmente se restano esposti a disagi troppo a lungo e la loro soglia del dolore non è affatto elevata.
    Ma sono capaci anche di essere allegri o tristi, felici o infelici.
    Vi assicuro, non sono un coglione animalista a tutti i costi, sono uno sportivo che ha fatto anni di gare di salto ostacoli vivendo con il cavallo un rapporto di reciproca generosità, sacrificio e rispetto.
    Quendo arrivo in scuderia Apollo, così si chiama, il mio partner sportivo, nitrisce e mi rosicchia i capelli mentre lo preparo per montare.
    Facciamo una riflessione su come intervenire per arginare il fenomeno della crudeltà, ovviamente non solo sui cavalli.

  • Di hopla (---.---.---.78) 7 gennaio 2009 15:07

    Terribile ma necessario, sono di questa idea. Le immagini, le più terrifiche, quelle che intaccano i nostri miopi sogni d’oro, sono necessarie. Nn per terrorismo mediatico, sebbene ci siano specialisti che lavorano proprio per questo...
    Inchieste e documentari nn ci rovinano i pasti. Così sceglieremo, anzichè l’occhietto rosolato di un bianco coniglio che da ultimo ci aveva implorato, tolleranti foglie, radici e radichette che ci solleticheranno il naso dal trionfo di verdure posto al centro tavola. Il ns vicino commensale è magari Apollo e con lui proveremo a discutere di fieno.

  • Di Riciard (---.---.---.113) 7 gennaio 2009 17:24

    Vi ringrazio per i due commenti.
    Purtroppo non esiste una etica del mangiare, una etica del rispetto verso il contesto, verso tutto ciò che ci circonda di vivo, o lameno non esiste in Italia. Talvolta a parlare di questi argomenti si viene presi per deficienti e ci si sente dire qualcosa del tipo vai a mangiare l’insalata.
    Non è che io creda che tutti noi si debba diventare vegetariani, io lo sono, ma è una mia scelta: il punto focale è avere rispetto.
    La LAV giustamente sostiene che gli animali sono considerati dall’uomo macchine, oggetti di produzione. E’ questa l’ottica che va tenacemente combattuta, iniziando a parlarne con il collega di ufficio o l’amico che viene a cena, non per rovinargliela, magari solo per spiegare perchè quella sera non mangerà quella carne.
    E come detto, una scelta biologica, salutista e rispettosa verso gli animali, risulta essere anche una scelta di alimentazione giusta e corretta per noi stessi.

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