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Se i droni USA fanno il gioco di al-Qaeda

Secondo un reportage Reuters, gli attacchi con droni effettuati nello Yemen del sud, potrebbero avvicinare la popolazione ad al-Qaeda.

Si chiamava Ali Nasser al-Qwali, era un insegnante di scienze: un pomeriggio, uscito dalla scuola dove insegnava, ha preso un taxi, condiviso con altre due persone. Da lì a poco un attacco di un aereo drone lo avrebbe fatto esplodere, insieme ai suoi compagni di viaggio. Al-Qwali non conosceva minimamente l'identità delle altre persone che erano con lui nel veicolo: gli Stati Uniti, invece, a quanto sembra sì. Erano guerriglieri qaedisti, che nello Yemen del sud hanno ancora il controllo di ampie fasce di territorio, nonostante l'insurrezione del 2011 sia stata placata da tempo. Al-Qaeda nello Yemen, è una delle più potenti e attive del mondo, e prende il nome di Aqap (Al-Qaeda nella Penisola Araba).

Gli attacchi con aerei a controllo remoto, dal 2011 al 2012 sono raddoppiati nel Paese, e hanno colpito tanto i vertici dell'organizzazione terroristica quanto i civili come al-Qwali. Il fratello racconta che, giunto sul posto, hanno raccolto ciò che ne restava di Nasser in una busta - il riconoscimento è avvenuto attraverso l'impronta dei denti - giusto per dare sepoltura ad un corpo. 

L'altra settimana, a seguito dell'attentato al ministero della Difesa, di attacchi ce ne sono stati due. Nel primo sono stati uccisi tre miliziani qaedisti, individuati all'interno di un veicolo che viaggiava nella regione di Hadramawut. Nel secondo il risultato è stato pessimo: i missili sganciati dal drone hanno colpito un corteo nuziale, scambiato per un gruppo di veicoli dell'Aqap in spostamento. Almeno 13 morti (fonti del Los Angeles Times parlano di 17). Tutti civili.

In quegli stessi giorni, Reuters ha pubblicato un reportage, nel quale la giornalista Yara Bayoumy ha raccontato come la gente yemenita convive con la paura degli attacchi - la storia di al-Qwali, fa parte di questo racconto. 

Quello che ne emerge è un quadro assolutamente non rassicurante: la paura degli attacchi, le numerose vittime civili da questi prodotte, l'ingerenza straniera che sembra scavalcare la sovranità locale (sebbene il governo yemenita sia completamente d'accordo sull'uso del "Drone program" americano), sembrano rivelare non solo l'inefficacia della strategia, ma addirittura la renderebbero controproducente.

Sarebbero numerosi infatti, i nuovi seguaci dell'Aqap spinti e avvicinati all'organizzazione, per reazione all'uso dei droni - e alle sue conseguenze letali per i civili. Un avvicinamento che è stato notato da un po' di tempo, anche da Washington. Secondo alcuni fonti militari del rappresentate democratico della Florida, Adam Grayson, «ogni morte civile prodotta dai droni, comporta 50/60 nuove reclute per l'Aqap».

Tuttavia il governo americano ha deciso di continuare la campagna, individuandola come la migliore possibile, nonostante "non infallibile" - per detta di un alto funzionaro del Segretario di Stato, responsabile della Penisola araba. E della strategia fa parte anche la decisione di non commentare i singoli attacchi: nessuna parola è stata infatti spesa dall'amministrazione Obama, a conferma, smentita o chiarimento, sul raid al corteo nuziale.

 

@danemblog

Per leggere altro sui droni.

Foto: Ufficial US Navy/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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