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Se fossi in lui (cioé Kakà)

Piccola domanda pretenziosa, anzi direi capziosa, come si dice ormai solo in sedi forensi. Ma tu se fossi un calciatore lasceresti una squadra che pensi abbia terminato il suo ciclo (comprare Cardaccio e Viudez non sostituisce la foga declinante di Gattuso e l’appassimento della rapacità inzaghiana), per cui tu sei uno che guadagna già troppo (Galliani ogni tanto si dice una frase che dovresti ascoltare proprio tu: “Bisogna mettere un tetto agli ingaggi”), che ha un Presidente lontano dalle questioni d’ordinaria amministrazione per impegni di altra natura, che si ripete in continuazione di essere la squadra campione del mondo anche se non lo è più e soprattutto chissà quando lo diventerà di nuovo (a parità di calciatori di prospettiva e di soldi effettivamente circolanti nella società ha le stesse chance di diventare campione del mondo del Napoli e del Wolfsburg), che punta ad una ribalta mediatica sui mercati non-tradizionali del football più che a costruire squadre che vincono contro il Siena, che ha un allenatore di cui ti fidi ciecamente il quale prenota una panchina di una squadra con minori possibilità e storia al momento attuale di quella in cui giochi, per andare in una squadra che ad oggi ha uno dei patrimoni economici più grandi del pianeta (l’importante non è fare un contratto in cui si guadagna di più, ma avere la sicurezza che quei soldi li percepisci davvero per tutta la durata del contratto), che sta costruendo un futuro da grande del calcio internazionale (lo slogan di tutti i giornalisti sportivi italiani è: “Che senso ha lasciare la squadra campione del mondo per andare a lottare per la serie B inglese?”.


Importante quindi ribadire ancora una volta che la squadra campione del mondo è il Manchester United e considerare che il Milan con la rosa che ha potrebbe ritornare campione del mondo di club anche tra 20 anni, quando tu sarai l’uomo immagine dello stato del Minas Gerais e porterai i tuoi tanti figli al parco giochi (“Ronaldo”), perché comprarti ad una cifra folle deve per forza di cose voler dire avere le intenzioni di mettere su una squadra altamente competitiva (sempre per gennaio questa squadra è sulle tracce anche di De Jong, migliore centrocampista difensivo di Euro 2008 insieme a Senna, che però ha 8 anni di più), che può permetterti di vivere un’altra esperienza facendoti guadagnare di più (e non dovresti soffrire per la lontananza da casa come tutti dicono in tv, in quanto casa tua nel Sao Paulo l’hai lasciata presto con l’unica garanzia di fare il vice Rui Costa), che partecipa all’unico campionato dove l’interesse mediatico fa il paio con il volume di affari delle società per cui il tuo valore in tutto l’indotto calcistico (diritti d’immagine in primis) crescerà a dismisura?

Commenti all'articolo

  • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.2) 20 gennaio 2009 11:09
    Rocco Pellegrini

    scusa Ivan? ma tutta questa storia di Kakà non ti sembra la classica bufala berlusconiana? Gli sceicchi hanno detto noi siamo sciecchi non cretini, non paghiamo 5 quello che vale 1.
    Much ado about nothing, diceva il poeta......

  • Di (---.---.---.41) 20 gennaio 2009 12:41

    Forse hai ragione, ma può essere un autogoal. Andare ad un processo di Biscardi e dire che il ragazzo ha scelto Milano perché è casa sua e per l’affetto della sua gente non convince nessuno tranne qualche tredicenne a cui piacce più Pirlo che Jessica Alba. Un sondaggio dice chiaramente a Berlusconi che gli italiani vogliono meno sprechi e più rigore. Vendere Kakà faceva parte di una strategia accondiscendente in questo senso. Affermare ai quattro venti "oltre le cifre che già prende non possiamo più andare"e poi fare marcia indietro è comunque segnale di poca determinazione e irrisolutezza. Dare un colpo al cerchio e uno alla botte che ha scontentato tutti.

  • Di soloparolesparse (---.---.---.245) 20 gennaio 2009 15:47

    E poi c’è una vicenda alle spalle che è bene conoscere... Mi auguro che Kakà sia l’onesto giocatore che appare e non un burattino costretto ad una recita.

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