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Scuole chiuse a Sapri: discorsi di un divieto, di un’interdizione dell’istruzione, l’impari opportunità

Riesce davvero insopportabile un mantra trito e ritrito, come le chiacchiere venute a noia, privo di ogni qui nebbiosa reminiscenza di trame mistiche, magiche, sacre o meditative, di un Meridione che si confessa povero in termini educativi, scolasticamente immaturo, in difetto nella preparazione in rapporto a un Centro e Nord italiano più istruiti. Incontrovertibilmente, dati sovrani alla mano, egli continua a mostrare in media - tranne qualche eccezione - dei risultati peggiori rispetto agli altri qui in fila, la Campania spesso in testa, con l’aggravio di riflesso che le sue regioni sono a registrare tassi di abbandono scolastico ben al di là di una soglia dell’accettabile.

L’elenco delle possibili cause a monte di un fenomeno complesso in ultimo tracciato è a porre al centro senza dubbio una condizione di fragilità dello studente: difficoltà di apprendimento, a loro volta figlie di una pregressa condizione di povertà educativa o magari di un contesto familiare sofferente, frequenti bocciature o la collezione di risultati mediocri che scoraggiano. Sommata alle carenze strutturali e di personale del sistema d’istruzione nel suo complesso è a sancire una intrinseca disuguaglianza che apre ai giovani così segnati la prospettiva di un futuro fatto di lavori precari e malpagati, di problemi economici, di esclusione sociale. 

Sullo sfondo di un affresco già tristemente abbozzato si impone ora a Sapri la domanda quale sia la compulsione a muovere una corsa dell’amministrazione locale all’imposizione di chiusura delle scuole di ogni ordine e grado a ogni piè sospeso… 

e quando l’acqua è troppa - mai tale da rischiar la pelle da queste parti 

o quando manca - forse, non è detto, in effetti non è mancata 

quando è fiera - già santa quella Immacolata 

quando è film - deroghiamo al calendario ufficiale, 5 giorni, nessun danno 

quando è stagione - il turista a settembre affolla ancora gli alberghi 

e via dicendo. 

Una compulsione che, foss’anche volta a prevenire il verificarsi di eventi temuti, in quanto risposta pur comprensibile sul piano emotivo è a palesare la sua inadeguatezza su quello dell’attuazione di un’istruzione delle nuove generazioni quale patrimonio collettivo la cui tutela deve essere responsabilità di tutti.

 

© Sabina Greco

 

Ma è proprio qui, sul terreno lustro e scivoloso di una responsabilità, che ancora si avvia l’imbarazzo. La lettura dell’amministrazione locale di un dettame, a lei caro a tal punto da elevarlo a leitmotiv della gestione politica di emergenza sanitaria in quella gran volta d’exuperiana memoria, 

ognuno è responsabile di tutti, ognuno è l’unico responsabile, ognuno è l’unico responsabile di tutti, 

non è evidentemente a vagliare la portata delle conseguenze di siffatte straordinarie fughe di lezioni ad accompagnare già quelle ordinarie imputabili a malattia, giornate formative di insegnanti, supplenze non opportunamente qualificate, gite di classe, ecc., le quali sono a comportare gravi deficienze nell’impiego di un potenziale educativo e delle risorse individuali. A risentirne non è soltanto la qualità dell’istruzione scolastica nel suo complesso, ma anche la qualità di una stessa nelle singole materie: i tagli incontrollati di lezioni come quelle di italiano, voglia l’evidenza a esempio, si riflettono tristemente sulla conoscenza da trasferire, sulle capacità di pensiero strutturato in forma scritta e orale e sulla consapevolezza dell’abbondanza di forme espressive speciali di promossa utilità. Gli alunni e studenti soggetti a dispersioni considerevoli di un tempo d’insegnamento si scoprono per giunta meno favoriti nello sviluppo personale e meno preparati alla vita professionale di altri più motivati alla frequenza… giacché impertinente è quella vita e il mondo dentro lei che non si ferma a una raffica di pioggia o vento, a un nugolo di turisti felicemente alloggiati o a una immacolata epifania. 

A subiti guadagni intesi per contro, se invece si volessero fermare le esimie menti di un governo locale a immaginare la privazione connaturata in ogni risposta sommaria di chiusura, anche sta regione, in testa Sapri, si gioverebbe della viva soddisfazione di restituire ogni essere alla sua integrità quando langue mutilo, ai nostri raggi maturando… l’abbecedario meritatamente rafforzato, il verbo avere finalmente e di nuovo in possesso della sua amata H e le giovani ingaggiate al bivacco dietro una scrivania degli uffici comunali fieramente dedite a render le pratiche al cittadino e non le infinite chiacchiere in stream. 

 

Sabina Greco

© Sabina Greco

 

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