Scontri in Siria: più di settanta morti in 24 ore. I lealisti attaccano le ambasciate
L’Osservatorio Siriano Per i Diritti Umani ha reso noto che tra lunedì e martedì scorso, in meno di 24 ore, sono morte in Siria più di 70 persone nel corso degli scontri tra soldati lealisti e militari disertori.
Sono state le ventiquattr'ore più sanguinarie della Siria (come titola il quotidiano Al-Jazeera) da quando sono in atto gli scontri e le proteste contro il presidente Bashar al Assad.
Tra le vittime si annoverano 27 civili "estranei agli scontri", 34 soldati dell’esercito siriano e 12 disertori; la maggior parte dei civili si trovava nella città di Deraa. Sono stati uccisi dall'esercito schierato sulla strada tra le città Kherbet Ghazale e Hirak. Non è rimasta estranea alla carneficina la città di Homs (4 vittime) già focolaio della contestazione nel passato più recente.
Martedì si sono registrate la maggior parte delle vittime uccise dalle autorità siriane: secondo l'Onu supera quota 3500 il macabro conto dei morti dall'inizio della rivolta.
Le forze di opposizione riunitesi nell'Esercito siriano libero (Esl), hanno annunciato oggi l'istituzione di un Consiglio Militare provvisorio per far cadere il presidente in carica e "rispondere alle necessità della fase attuale e della rivoluzione siriana".
L'Esl non fa parte del Consiglio nazionale siriano, principale raggruppamento delle forze dell'opposizione dall'estero a cui si sono uniti anche attivisti in patria, a capo dell’esercito c’è il colonnello disertore Riad Assaad.
Ieri notte "l'esercito dei disertori" ha attaccato una base dell'Itelligence vicino a Damasco, sarebbe quindi la prima volta che un obiettivo sensibile viene attaccato dagli oppositori di Bashar al Assad, oggi invece i lealisti hanno preso di mira le ambasciate di Marocco, Quatar ed Emirati nella capitale, questa la reazione della milizia siriana all'esclusione da parte Lega Araba espressa il 12 novembre scorso (a partire da oggi la Siria non fa più parte della Lega, decisione presa con 18 voti positivi su 22).
In seguito all'attacco alle ambasciate la Francia, è notizia di poco fa, ha deciso di ritirare il proprio ambasciatore, si aspetta una reazione forte da parte della comunità internazionale. Intanto il Primo Ministro turco, Recep Erdogan ha minacciato di interrompere l’approvigionamento di energia elettrica. Sono già state bloccate forme di cooperazione finalizzate all’estrazione ed esportazione del greggio, queste le parole del ministro dell'energia Taner Yildiz:
"Oggi, come martedì, stiamo fornendo elettricità (alla Siria Ndr), ma se questa situazione continuerà (l'inasprimento della repressione da parte dell'esercito Ndr), potremmo essere costretti a rivedere tutte le nostre decisioni".
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