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 Home page > Tribuna Libera > Sciopero: un fiume in piena. La scuola sfiducia Renzi

Sciopero: un fiume in piena. La scuola sfiducia Renzi

Il caudillo vuole trattare. E si capisce: hai voglia di fare il gradasso, lo sciopero è stato un fiume in piena e i numeri in piazza fanno paura. Diciamolo chiaro: la riforma è un disastro. Presentando le sua "Buona Scuola", Renzi parlò di opportunità per gli studenti, introdotti nel mondo del lavoro. Una menzogna pericolosa. La riforma produrrà solo sfruttamento: lavoro gratuito e nessuna garanzia di assunzione dopo il percorso formativo. I contratti di apprendistato terminano con il ciclo di studi e sono solo un regalo ai padroni: mano d'opera abbondante a costo zero e chi se frega dei disoccupati! In cambio, ragazzi derubati del tempo scuola, una preparazione peggiore e tanta rassegnazione, come da anni sogna Confindustria. 

Sulle assunzioni ancora menzogne. "Assumerò 150.000 docenti!", annunciò Renzi, ma a stento si arriva a 100.000. Il ricambio fisiologico tra generazioni, con qualche aggiunta imposta dalla mega multa europea al peggior sfruttatore di lavoratori dell'intera Europa: lo Stato italiano. Fuori comunque i 6.000 idonei dell'ultimo concorso e 30.000 docenti di scuola dell'infanzia. Qualcuno lavora da oltre 10 anni! In quanto agli "assunti", Renzi mente di nuovo: niente lavoro stabile, solo contratti triennali col rinnovo in mano ai Dirigenti e licenziamento sicuro per chi difenderà la libertà d'insegnamento e la dignità personale. Non bastasse, il DDL prevede la mobilità anche per i docenti di ruolo, cui si minaccia la perdita della titolarità della cattedra: potranno insegnare "materie affini", per le quali non sono abilitati. Gli Ata, infine. Assicurano l'igiene, badano alla sicurezza delle scuole, ma non avranno nemmeno un'assunzione. In compenso, Renzi introduce Il privato nella scuola pubblica e poiché nessuno ti dà soldi per nulla, il prezzo da pagare è chiaro: l'intromissione nella didattica e nella gestione finanziaria. E' la fine degli Organi Collegiali e la nascita d'una scuola in cui chi più spende più ha. Così si uccide la democrazia.

Inutile parlare delle prove Invalsi: nei Paesi anglosassoni, chi le ha inventate è sotto accusa. La scuola si può e si deve valutare, ma prima occorre restituirle quanto le è stato rubato e metterla in condizione di funzionare. In ogni caso, fuori dai piedi Confindustria, ha già procurato troppi danni al Paese, per occuparsi di scuola. 

Nota dolente: poteri ai Dirigenti, che sono accontentati: potere esclusivo e discrezionale sui soldi della scuola, che investiranno come gli pare. Come datori di lavoro, decideranno quali docenti assumere, quali mandare a casa e quali premiare e formeranno le classi come vorranno. Aspettiamoci ,quindi, abusi, discriminazioni, classi piene zeppe di studenti con bisogni educativi speciali e docenti costretti a inventarsi competenze che non hanno o a snaturare quelle acquisite. Aspettiamoci, perché è fatale, docenti di sostegno ridotti ad assistenti, impossibilitati a progettare e realizzare percorsi didattici in grado di affrontare situazioni troppo problematiche per poterle gestire.
C'è poi Il luogo comune: gli insegnanti lavorano poco. Pennivendoli e velinari insistono sul criminale slogan dei "fannulloni", ma statistiche e studi scientifici provano che, in ambito europeo, i docenti italiani, lavorano quanto gli altri (circa 40 ore settimanali) ma prendono lo stipendio peggiore. Chi governa la scuola ignora che non fai lezione frontale senza prepararla spendendo tempo, ignora che le verifiche costano tempo e fatica, che esistono - e sono lavoro - progettazione, riunioni, incontri con le famiglie. Per non parlare dell'accompagnamento nei viaggi d'istruzione. Tutto più o meno a titolo gratuito.

C'è infine uno "specifico" dell'insegnamento. La nostra classe dirigente, selezionata ormai con l'esclusivo criterio della fedeltà al capo soffre di analfabetismo di valori e non ha strumenti culturali e spessore umano per coglierne il senso e il peso. C'è chi inforna pizze e chi insegna. Pari dignità, ma differenze profonde. I docenti investono sul futuro. Lavorano su una materia preziosa: i nostri ragazzi. E' un lavoro appassionante e gratificante, ma anche estremamente logorante. La scuola è fortemente condizionata dall'ambiente in cui opera; la crisi economica, l'assenza di riferimenti, il pessimo esempio offerto dalle classi dirigenti, aggravano la fatica dei docenti. In un Paese malato di sessismo, razzismo, rigurgiti di fascismo, vittima di una violenza che parte soprattutto dall'alto e da una corruzione che ha reso marce le Istituzioni, la scuola è un baluardo di democrazia, un punto di riferimento etico fortissimo, ma lo è a costo di immensi sacrifici. Per quello che ricevono in cambio, in termini di retribuzione, di collocazione sociale e di considerazione per la loro funzione, i docenti fanno indiscutibilmente molto e sono di gran lunga migliori di quanti pretendono di valutarli. Essi costituiscono una delle più serie, equilibrate e dignitose risorse del Paese. Se un punto c'è a loro sfavore, beh, questo è costituito certamente dalla preparazione scadente dei dei nostri leader, che, tuttavia, non sono stati i docenti a scegliere come "capi". La scarsa qualità della classe dirigente può essere anche parziale responsabilità dei docenti, ma non ci sono dubbi e i fatti lo dimostrano: per senso morale, spessore culturale, soprattutto per coscienza democratica, il novanta per cento dei nostri insegnati è nettamente superiore a tutti i membri di questo sciagurato governo. 

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Commenti all'articolo

  • Di Persio Flacco (---.---.---.153) 7 maggio 2015 00:28

    Cito dalla convocazione dei consigli di classe del liceo artistico frequentato da mia figlia:
    "Si ricorda che i Consigli di classe sono aperti alla componente Genitori Rappresentanti di Classe ed agli Studenti Rappresentanti di Classe, nel quarto d’ora terminale di ciascun consiglio.".

    E’ palese che il quarto d’ora concesso dai signori docenti a studenti e genitori ha il solo scopo di giustificare l’affermazione che dei consigli di classe fanno parte anche loro.

    Mi corregga se sbaglio ma, a mio parere, gli studenti sono la ragion d’essere della scuola. E’ la loro formazione che giustifica impiego e stipendio dei docenti. I genitori sono di fatto e di diritto i datori di lavoro dei signori docenti, quelli che pagano il loro stipendio assieme a tutti gli altri cittadini.

    Eppure nei consigli di classe, dove si decidono cose rilevanti per il futuro dei ragazzi, contano come il due di coppe quando briscola è bastoni.

    Consideri che se dipendesse da me almeno la metà dei docenti della classe di mia figlia a scuola non ci metterebbe nemmeno piede.
    Ma non dipende né dai genitori né tantomeno dagli studenti né da altri giudicare qualità e operato dei signori docenti.
    Dipende dal singolo docente giudicare il proprio operato.

    Nemmeno quando un docente (caso reale) colleziona, anno dopo anno, una percentuale di rimandati del 50% si può dire che quel docente è una capra, che deve cambiare mestiere.

    Fermo restando il pessimo giudizio sul governo Renzi e sulla sua riforma scolastica è indubbio che così non può continuare, che qualcosa va cambiato.

  • Di Giuseppe Aragno (---.---.---.124) 7 maggio 2015 01:38
    Giuseppe Aragno

    A me pare che la stragrande maggioranza dei docenti sia formata da genitori. Probabilmente anche la capra del 50 %. In ogni caso, capre se ne trovano in ogni categoria.
    Se ne è dimenticato: lei paga anche lo stipendio dei medici del servizio sanitario nazionale, che non avrebbe ragione di esistere se non ci fossero malati. Lei paga lo stipendio di carabinieri, poliziotti e guardie carcerarie, che fanno rispettare la legge e non avrebbero ragione di esistere se non esistessero delinquenti e carcerati che, secondo il suo ragionamento, sono di fatto i loro datori di lavoro. E’ evidente, però, che insegnanti, medici, forze dell’ordine, guardie carcerarie e tutti i contribuenti in regola con il fisco pagano i servizi di cui lei usufruisce. Non so lo stipendio, perché non conosco il suo lavoro.
    Sono d’accordo, sì, qualcosa va cambiata. Bisognerà farlo, però, con la serenità che manca al suo inaccettabile commento. 

    • Di Persio Flacco (---.---.---.153) 7 maggio 2015 21:09

      Datori di lavoro sono semmai i genitori (che pagano tasse scolastiche e libri), assieme al resto dei contribuenti. Gli studenti sono i diretti destinatari del servizio erogato dalla scuola e, dunque, la ragione d’essere dell’impiego degli insegnanti.

      Mi spiace che lei non trovi la serenità per considerare obiettivamente la questione. 
      Ogni volta che si parla di valutazione degli insegnanti scatta negli insegnanti stessi una sgradevole aggressività di sapore marcatamente corporativo.
      La questione è molto semplice: tutte le categorie di lavoratori che lei enumera sono soggette a direttive e/o a valutazione del loro operato. Perfino i liberi professionisti lo sono, dal momento che incapaci e svogliati normalmente non trovano clienti.
      L’unica categoria di lavoratori (dipendenti o semiprofessionali lo dica lei) non soggetta né a superiori gerarchici né a qualunque genere di valutazione del loro operato sono gli insegnanti. Eppure maneggiano una materia delicatissima: il futuro dei giovani.
      Per quale ragione questa categoria di lavoratori è intestataria di un diritto più unico che raro nel panorama dei prestatori d’opera? Qui la mitica libertà d’insegnamento non c’entra, è uno specchietto per allodole, è un mero pretesto.
      Ognuno insegni come vuole, ma deve ottenere come risultato la buona preparazione dei discenti. Il che implica che qualcuno deve avere il compito di valutare la qualità del lavoro svolto e deve poter prendere provvedimenti punitivi se la valutazione è negativa. E ciò vale anche a tutelare e a valorizzare i docenti bravi e scrupolosi, che ci sono.

      Il preside sceriffo della riforma Renzi non va bene? Sono daccordo: non va bene. Anche perché dubito che di buoni presidi ce ne siano molti in circolazione.

      Allora proponete qualcosa voi insegnanti, prima che un Renzi qualsiasi le detti lui le regole.

      Non c’è nemmeno da lavorare troppo di fantasia: se una classe ottiene pessimi risultati in una certa materia, al di sotto del limite fisiologico della quota di studenti svogliati o corti di comprendonio, l’insegnante è un incapace e deve o subire una decurtazione dello stipendio o essere avviato a servizi diversi. Si tratta di un criterio piuttosto obiettivo, ma scommetto che non sarà daccordo.

  • Di Giuseppe Aragno (---.---.---.171) 8 maggio 2015 01:56
    Giuseppe Aragno

    I presidi non esistono più, Persio Flacco, ci sono i Dirigenti Scolastici e non è la stessa cosa. La libertà d’insegnamento non tutela gli insegnati: garantisce la democrazia. Purtroppo lei non sa di che parla. Il lavoro dei docenti si può "misurare" nei tempi brevi, valutare seriamente no. Il prodotto finito del loro lavoro diventa visibile nel corso degli anni. Lei lo scrive ma non lo capisce: si tratta del futuro dei giovani, che non conosci quando sono a scuola. Valutare l’insegnamento è molto più complesso di quello che lei crede e richiede comunque tempi molto lunghi. Prenda il suo caso. come si sarebbe potuto capire ieri quanto valevano i suoi docenti? E’ oggi che si possono valutare davvero i risultati concreti del loro lavoro e sono indiscutibilmente pessimi. Lei sarà professionalmente valido, ma le mancano la capacità di ascolto, pretende di discutere con competenza di scienze che non conosce, non ha misura nel giudizio e sottovaluta pericolosamente beni preziosi come la libertà d’insegnamento. Quando ero a scuola bocciavo pochissimo. Per quel poco che posso capire, però, lei avrebbe rischiato molto e a buona ragione: dimostra uno sconcertante analfabetismo di valori. 
    In quanto alle proposte, esistono, anche se lei lo ignora. Genitori e docenti hanno scritto assieme una legge d’iniziativa popolare, sottoscritta se non sbaglio da oltre 100.000 cittadini dei più disparati mestieri. I nostri sedicenti parlamentari non l’hanno mai letta e Renzi ha ordinato di farla cadere in Commissione Cultura: A lui interessa far passare il mostriciattolo che il 5 maggio ha scatenato la protesta. Lei non se n’è accorto, ma in piazza non c’erano solo insegnati: protestavano anche genitori che non insegnano, studenti e personale amministrativo. Le consiglio di leggerla, la legge fatta cadere da Renzi. Se non altro eviterà di scrivere commenti desolanti. Gliel’ho già detto, ma lei è accecato dal livore e non se n’è accorto: la scuola va riformata. Per fortuna non sarà lei a farlo.
    Non ho altro da dirle. Per quanto mi riguarda, la discussione è chiusa. 

  • Di Persio Flacco (---.---.---.182) 8 maggio 2015 23:19

    Valutare l’insegnamento richiede tempi lunghi? Eppure gli studenti vengono valutati continuamente, a parte esami e scrutini, e la loro preparazione dipende soprattutto dagli insegnanti.
    Lasci perdere: la sua resistenza corporativa è anche troppo evidente, anche se tenta di nasconderla dietro le chiacchiere su democrazia, libertà, antifascismo ecc.

    Avete affondato anche la riforma antigentiliana di quel "dittatorello" di Luigi Berlinguer, aprendo la strada alla controriforma aziendalistica della Moratti, pur di non cedere sul sacro principio della non sindacabilità del lavoro del docente. Ma lo capisco, sa? E’ troppo bello avere il posto garantito e non dover rendere conto a nessuno, per legge, per l’opera prestata.
    Però, per favore, mi risparmi l’insopportabile retorica sul corpo docente bastione di democrazia.

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