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Sciopero perpetuo: trasporto pubblico a Messina

Un giorno di sciopero dei trasporti mette in crisi una città. Chiedere a chi abita a Roma o in qualsiasi altra città italiana per conferma. Cosa succederebbe, allora, con dieci giorni consecutivi.di blocco totale dei mezzi pubblici. La risposta potrebbe darcela un qualsiasi abitante di Messina. I dipendenti dell’ATM, l’azienda locale di trasporti pubblici, hanno incrociato le braccia per dieci giorni. Motivo? Non ricevono lo stipendio da agosto...

L’astinenza da stipendio è solo uno degli elementi del quadro complessivo. Un quadro che emerge dagli articoli che Francesco Celi ha scritto per la Gazzetta del Sud, ripresi da Gian Antonio Stella per il Corriere della Sera. Alcuni passaggi dell’articolo di Stella illustrano bene la situazione:

“solo 21 mezzi per una città che coi suoi 245 mila abitanti è la 13a per popolazione d’Italia e copre un territorio di 211 chilometri quadrati che si estende lungo la costa per 55 chilometri”

“i pullman in grado concretamente di uscire la mattina per mettersi al servizio dei messinesi sono in media, stando ai dati ufficiali, 47. Peggio, denuncia la Gazzetta: solo 32. Quanto ai tram, sono una dozzina. Ma la metà è di fatto inutilizzata”

“In compenso, non difettano gli autisti. Ce ne sono 340. Cioè, se è vera la denuncia del quotidiano peloritano, undici per ogni bus effettivamente disponibile”

A questi dati bisogna aggiungere una perdita secca di un milione di euro di ricavi dalla vendita di biglietti dal 1999 al 2007 e un aumento dell’86% del costo del personale (al netto dell’inflazione).

 

buzzanca
Il sindaco Buzzanca

 
Sembra che a Messina si sia raggiunto un accordo per mettere fine allo sciopero: il sindaco Buzzanca si è impegnato affinché i dipendenti ricevano lo stipendio di settembre e di ottobre nei prossimi giorni. La prima tranche doveva essere pagata ieri, la seconda giovedì.

Il comune si è inoltre impegnato “a individuare in tempi brevissimi un esperto del settore trasporto pubblico locale con il compito di redigere un piano di impresa capace di risanare e rilanciare la mobilità urbana, attestandola su parametri nazionali in termini di qualità e quantità del servizio, il tutto in stretto raccordo con i sindacati”, secondo quanto riportato sul testo dell’intesa.

Comunque vada, sarà un insuccesso. E, citando le conclusioni di Stella, “quale futuro può avere un Paese dove esistono aziende pubbliche così? E chi ha sbagliato sarà mai chiamato a pagare?”. Ai posteri la scontata sentenza.

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