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Saviano: ecco chi sono i suoi accusatori

Le prime notizie su Simone Di Meo risalgono al 2005. Nel gennaio di quell’anno egli risulta essere giornalista professionista presso Teleregione e Quarto Canale giornalista praticante presso: Sud notizie (Cronache di Napoli) - come attestato dell’INPGI -.

Teleregione e Quarto Canale sono, entrambe, di proprietà di Giuseppe Giordano e sono dirette da Giovanni Lucianelli. Mentre i vertici di “Cronache di Napoli” erano, all’epoca dei fatti: “l’editore di fatto” Maurizio Clemente e, nuovamente, Giovanni Lucianelli. Lucianelli è direttore del giornale anche se in gerenza risulta direttore editoriale mentre viene indicato come responsabile Domenico Palmiero.

Lucianelli risulta coinvolto nelle indagini in merito a dei finanziamenti accordati dalla Regione Campania: i cosidetti fondi Pop (Piani operativi plurifondo) della Comunità europea. Il 4 marzo del 1999 fu rinviato a giudizio dal gip Laura Triassi per tentata truffa ai danni della Regione Campania, guidata dall’allora Presidente Antonio Rastrelli, che già dalla prima udienza si costituì parte civile. Dopo cinque anni e mezzo e oltre trenta udienze il processo si fermò il 26 novembre 2004 perché - come spesso accade in Italia - il reato cadde in prescrizione. Di tutta risposta l’ufficio legale della Regione Campania avviò un’azione civile per ottenere dal direttore di Cronache un risarcimento almeno pari al finanziamento di 186mila euro.

La definizione di “editore di fatto” per Clemente è stata data dai magistrati di Santa Maria Capua Vetere; dopo il suo arresto avvenuto l’undici dicembre 2003 per estorsione a mezzo stampa. Dopo alcuni mesi di detenzione Clemente fu scarcerato in attesa della conlusione delle indagini da parte della procura di Santa Maria Capua Vetere.

Appena saputo dell’arresto La Stampa, che a Napoli e Caserta veniva venduto in tandem con Cronache e Corriere, decise di interrompere l’abbinamento con i giornali controllati da Clemente, nonostante il quotidiano piemontese, diretto all’epoca dei fatti da Marcello Sorgi, ne traesse pareccchio beneficio sia in termini di copie vendute sia di copertura territoriale - e dunque di raccolta pubblicitaria.

Cosa c’entra Simone Di Meo, colui che ha accusato Saviano di plagio? Anche egli risultava iscritto come praticante presso una redazione locale; e poteva accedere, in virtù dell’art. 8 comma 9 della legge 407 del 29 dicembre 1990 e successive circolari ministeriali, alle agevolazioni previste per l’assunzione di lavoratori – anche giornalisti - presenti da almeno due anni nelle liste dei disoccupati dell’ufficio di collocamento.

La convenienza è doppia: per l’editore che all’aumentare dei "contratti" incassa maggiori fondi per i propri praticanti, e per i singoli giornalisti che intascano una contribuzione non sempre dovuta. Di Meo avrebbe addirittura ricevuto una doppia contribuzione, risultato praticante (pur essendo professionista) in due diverse redazioni.

Di Meo si trova in un organico, con le due emittenti, di quasi quaranta giornalisti, di cui trenta praticanti, che hanno ottenuto dall’Ordine regionale della Campania la certificazione del praticantato.


I dirigenti di Teleregione e di Quarto Canale avevano un numero “enorme” di praticanti – e dunque di fondi assegnati dalla Regione - essi risultavano secondi solo al Mattino. Teleregione e a Quarto Canale avevano lo stesso numero di praticanti della sede Rai di Fuorigrotta! Ed erano ben davanti a Repubblica Napoli, Corriere del Mezzogiorno e Ansa Campania.


I vertici di Teleregione e l’entrata in scena di Sergio De Gregorio


Giuseppe Giordano, proprietario dell’emittente e di vari altri canali locali quali Quarto Canale, Videonola, Italiamia e Italiamia 2, viene arrestato nell’ottobre 2008 assieme alla moglie e al figlio, proprio per avere truffato il Corecom Campano avendo ottenuto i fondi relativi alla legge 407 per le sue televisioni con finti contratti di lavoro e l’emissione di fatture false. Il gip Pia Diani conferma il quadro dell’inchiesta "Onde Rotte" condotta dal pm Antonio d’Alessio ed oltre agli agli arresti domiciliari della famiglia Giordano dispone il sequestro di circa 1.500.000 euro per indebite contribuzioni percepite dalle predette società. Nell’ambito della stessa indagine viene perquisita l’abitazione di Lucianelli, indagato per concorso in truffa ai danni dello Stato, emissione di f.o.i. e falsità ideologica in atto pubblico.

Il terzo uomo della cordata professionale sembra essere proprio Sergio De Gregorio. Socio in affari di Lucianelli in vari progetti editoriali, tra cui l’Avanti!, Dossier Magazine, ed il canale satellitare Italiani nel Mondo Channel.

Il cerchio imprenditoriale è saldato indissolubilmente dalla visura storica di questa azienda, i cui soci sono Sergio de Gregorio, la moglie Domenica Palma e Italia Mia group spa. Quella di Giuseppe Giordano. Giovanni Lucianelli non manca mai: con l’ascesa di De Gregorio al laticlavio ne diventa portavoce e Simone Di Meo, coup de theatre, addetto stampa.

Ci sono vaire dichiarazioni in merito, le più significative sono quelle di un giornalista che compare assieme a Di Meo su tutti i siti internet che raccontano dei praticanti, Luigi Clarizia: «Furono Sergio De Gregorio, per il quale ho lavorato presso Dossier Magazine e L’Avanti, e Giovanni Lucianelli, con il quale avevo lavorato presso Cronache di Napoli, che mi proposero la sottoscrizione di un contratto con l’emittente Italiamia facente capo a Giordano. La proposta doveva essere un vero e proprio contentino per il fatto che lavoravo da anni per De Gregorio senza percepire alcuna retribuzione se non qualche regalia sporadica». Clarizia spiega: «Per le emittenti facenti capo a Giordano non ho di fatto mai lavorato, nè prodotto alcun servizio o testo. Nel periodo di assunzione presso Italiamia ho lavorato per Dossier magazine e per l’Avanti. Da Italiamia non ho mai ricevuto retribuzioni pur avendo firmato le buste paga. Stranamente la settimana scorsa mi è stata recapitata una busta bianca contenente un promemoria con informazioni sulla società Italiamia, sulla retribuzione che avrei percepito, sui colleghi di lavoro che avrei conosciuto».

L’uomo che accusa di plagio Roberto Saviano si districa tra personaggio coinvolti in truffe aggravate e da redazioni composte da giornalisti finti praticanti con indebite contribuzioni. Il suo "padrino politico" è un senatore di dubbia moralità, più volte sottoposto a indagini dalla magistratura per ragioni che vanno dagli assegni scoperti, corruzione e prossimità con la criminalità organizzata.

Le indagini di "Onde Rotte" sui finti praticanti stanno proseguendo. Stay tuned...

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