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Sardegna: terra di conquista per le multinazionali

In Sardegna sono sbarcate due multinazionali cinesi, Shenzhen Energy Group e China Environmental Energy (Ceeholdings), insieme al colosso energetico tedesco E. On, con l’obiettivo di costruire centrali fotovoltaiche, naturalmente accolte a braccia aperte dall’improbabile sardo Cappellacci, Presidente della Regione, per una operazione di tipo globale e neo coloniale, di cui quasi tutti i cittadini sono all’oscuro.

E, visto che al peggio non vi è mai fine, questi colossi multinazionali dell’energia stanno anche trattando per centrali a carbone “pulito”.

La prima osservazione che viene da fare è nella passività e incapacità dei nostri amministratori che, invece di progettare un dettagliato piano energetico regionale nella prospettiva di una autosufficienza energetica dell’isola con le rinnovabili, con ingegneri formati nei politecnici sardi, usando elementi fotovoltaici progettati e costruiti in Sardegna, con installatori preparati in loco, aspettano che cada la manna dal cielo e sono pronti a farsi colonizzare.

Non si tratta solo di subalternità a chi si muove con tecniche avanzate, con molto denaro, con metodi spicci, ma, trattandosi di centrali piuttosto grandi, significa consegnare il controllo energetico a queste multinazionali, il che contrasta decisamente un auspicabile sviluppo della microgenerazione che dovrebbe rendere indipendenti energicamente tutte le piccole e medie attività imprenditoriali, dalle stalle agli agriturismi, alle imprese artigianali, che significherebbe una ricchezza diffusa su tutto il territorio e maggiore competitività di tutto il comparto produttivo sardo.

Un buon amministratore, un buon politico, non dovrebbe mai favorire grossi gruppi stranieri, che portano i loro tecnici, portano le tecnologie fabbricate nei loro paesi, e sono qui solo per speculare sul prezzo dell’energia, che tra l’altro in Sardegna rimane più cara che altrove.

Gli indipendentisti, il M5S, devono intervenire in questa faccenda, perché i problemi della occupazione, della crescita, della capacità di innovare e di gestire, si risolvono solo prendendo in prima persona la responsabilità del fare, del progettare, del gestire e non aspettando passivamente le briciole della globalizzazione.

 

 

Foto: Wikimedia

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.90) 30 agosto 2013 18:40

    Sono meglio le multinazionali cinesi o il deserto, le pecore, le pietraie e il nulla ?


    Non facciamo come gli struzzi, aprite al progresso e non chiudete la porta in faccia a chi porta danaro.

    Vittorio R. Zaccaria
  • Di paolodegregorio (---.---.---.139) 30 agosto 2013 21:12

    mi dispiace, credo che tu non conosca la Sardegna.


    Quanto a chi porta denaro, occorre fare bene i conti di quanti lavoratori impiega (e sono pochi sardi) e ciò che porta via (i profitti tutti e arrivano dalla nostra bolletta elettrica nel caso di incentivi alle rinnovabili), poi con le centrali a carbone non sappiamo quanto esso sia veramente "pulito", non inquinante con conseguenze sulla salute).
    .
    Un piano energetico regionale di cui parlo può impegnare molti lavoratori, dai ricercatori dedicati a nuove tecnologie nel settore delle rinnovabili, ai produttori di tale tecnologia, agli installatori, e rendendo autosufficienti energeticamente piccole e medie imprese procura vantaggi economici per le stesse con possibilità di nuova occupazione.
    E infine la diffusione su tutto il territorio della microgenerazione con le rinnovabili crea una nuova mentalità di autosufficienza con rispetto dell’ambiente.

    Per questo è necessario l’impegno diretto a fare, progettare, gestire il piano energetico che di fatto contrasterebbe operazioni di neocolonialismo di multinazionali estere o di mafie nazionali (che sono ampiamente intervenute nell’eolico in Sardegna), ovviamente mandando a casa politici incapaci o corrotti.


  • Di (---.---.---.77) 1 settembre 2013 00:46

    Adesso c’è lo scambio sul posto e gli incentivi sono oramai finiti, se le multinazionali tedesche come E-On vuole investire in fotovoltaico in Sardegna lo fa con i pochi soldi di incentivi che ancora sono rimasti. La realtà è che non abbiamo nessuna industria tecnologica per cui non ci sono tecnici o ingegneri di una industria che non c’è.

    I soldi sono finiti per cui non si può chieder allo Stato di fare industrie nel deserto o baracconi pubblici finanziati con le tasse degli Italiani, i soldi sono finiti. Se c’è un privato che vede un possibile guadagno allora mette su una industria che produce fotovoltaico altrimenti c’è il deserto e ci possono essere gli stranieri che fanno proposte interessanti e migliori del nulla che c’è in Italia per quanto riguarda il fv.

  • Di (---.---.---.66) 1 settembre 2013 13:52

    Scusate, nei commenti parlate di soldi, i soldi sono emessi da banche tutte in debito, e che hanno creato un bebito pari a 15 volte il pil del mondo... a questo punto i soldi son solo un pagliativo, quello che e’ importante e’ avere la terra, l’ acqua e l’ energia... e allora se vogliono terra acqua ed energia che ci diano in cambio qualcosa di utile, le attrezzature per produrci l’ energia liberamente per esempio! 

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