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Sanremo non è l’oppio dei popoli

Ogni anno, con l’arrivo del Festival di Sanremo, si riaccende il dibattito sul ruolo e l’impatto di questo evento sulla società italiana. Alcuni lo vedono come un fenomeno di distrazione di massa, utile a distogliere i cittadini dai problemi reali che la politica non affronta e che non può o non vuole risolvere. Tuttavia, questa visione semplicistica non considera il contesto mediatico e sociale più ampio in cui si inserisce il Festival.

La distrazione di massa non è un’esclusiva di Sanremo. Se il Festival occupa una settimana intera dei palinsesti televisivi e giornalistici, anche le trasmissioni politiche e i talk show spesso non brillano per concretezza. Troppo spesso si assiste a dibattiti sterili e polemiche di facciata che non affrontano realmente i problemi quotidiani delle persone. Temi fondamentali come l’aumento degli stipendi, l’età pensionabile, il finanziamento degli asili nido, l’assistenza agli anziani, la qualità dell’istruzione scolastica e della sanità pubblica, il trasporto pubblico e la sicurezza dei cittadini vengono frequentemente marginalizzati a favore di scontri urlati tra politici e opinionisti.

Detto ciò, è innegabile che Sanremo sia un evento mediatico totalizzante, con serate che si protraggono fino a notte inoltrata ed una copertura massiccia su giornali, radio e TV. La trasformazione del Festival in un fenomeno pervasivo porta alla saturazione dell’informazione, con il rischio che per settimane si parli quasi esclusivamente di musica e spettacolo. Tuttavia, sarebbe riduttivo considerarlo un mero strumento di distrazione di massa.

La musica, come tutte le arti, ha una funzione ben più alta di quella di semplice intrattenimento: è un veicolo culturale, uno strumento di espressione sociale e personale che può elevare lo spirito e alleggerire il peso della quotidianità. Se è vero che la kermesse sanremese è spesso criticata per la sua spettacolarizzazione eccessiva, è anche vero che ha il merito di mettere al centro la musica, la moda e il made in Italy, offrendo una vetrina importante per artisti affermati ed emergenti.

Il problema, quindi, non è Sanremo in sé, ma l’uso che se ne fa nel discorso pubblico. Se l’attenzione mediatica riservata al Festival fosse bilanciata da una copertura altrettanto approfondita delle questioni sociali ed economiche, nessuno potrebbe accusare Sanremo di essere un diversivo. Ma in un panorama mediatico in cui la politica si riduce spesso a spettacolo e le problematiche reali vengono affrontate in modo superficiale, è facile vedere nel Festival un capro espiatorio.

Sanremo non è l’oppio dei popoli, ma un fenomeno culturale con i suoi pregi e i suoi difetti. Se la sua durata e la sua onnipresenza nei media possono risultare eccessive, non è corretto attribuirgli colpe che appartengono ad un sistema mediatico e politico che troppo spesso ignora i veri bisogni dei cittadini.

Il vero problema non è che per una settimana si parli troppo di musica, ma che per il resto dell’anno si parli troppo poco di ciò che davvero conta.

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